Ribellione

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Quando Jason se ne andò, Isabel cominciò a vestirsi, ma non si vestì con quelli che gli aveva scelto Jason, ma se li scelse lei, perché non voleva farsi comandare da un ragazzo che manco conosceva, così decise di ribellarsi.

Si mise un pantaloncino nero, un top bianco e delle convers, che caso mai erano in quella casa.

Scese lentamente e senza fare rumore dalle scale.

Quando arrivò alla fine delle scale controllò se c'era qualcuno. Quando era tutto a posto si avvicinò alla porta di ingresso e la aprì.

Andò di corsa verso il cancello e uscì del tutto da quella villa.

Prese un taxi e andò in centro.

Non voleva andare a casa dei suoi o sennò li metteva in pericolo e lei amava troppi la sua famiglia per fargli capitare qualcosa per colpa sua.

Andò per vari negozi, ma non comprò niente.

Si fece tardi e decise di ritornare in quella mega villa.

Appena arrivata, qualcuno le si piombò addosso e la portò verso la porta d'entrata.

La portò dentro la stanza in cui era stata legata e la buttò sul letto.

Quando si girò per vedere chi era, indovinate un po'... era Jason.

Isabel cominciò ad allontanarsi finché non arrivò alla fine del letto e li non aveva più via di scampo, anche se neanche prima ne aveva gran che.

"Bambolina, ti avevo detto che ti dovevi metter i vestiti che ti avevo scelto io, non quelli che ti sei scelta tu, o mi sbaglio, e poi ti avevo anche detto che che senza il mio consenso non potevi uscire"

"Io non dò retta ad uno sconosciuto e soprattutto al mio rapitore, quindi faccio quello che voglio e tu non mi comandi, STRONZO!!"

L'ultima parola la gridò e vide che Jason irrigidì la mascella e si avvicinò al letto.

"Bene allora ti dovrò insegnare le buone maniere.

Ci divertiremo un sacco"

Fece un ghigno e se ne andò. 

sindrome di StoccolmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora