XXVI

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Per l'ultima cena di quel week end, poiché oramai il tempo permetteva di mangiare all'aperto Erica aveva pensato di fare una grigliata.
La padrona di casa, però, non aveva tenuto conto del fatto che nessuno dei presenti, lei compresa, aveva mai usato un barbecue.
Speranzosa, allora, si era rivolta a Giorgio, che quando le disse che non aveva usato la brace o qualcosa del genere, provocatoria gli disse:
"Non è una cosa tipica dei maschi etero saper cucinare la carne?"
Giorgio, il cui rapporto con Erica prendeva punzecchiare ed essere punzecchiato, rispose:
"Chi ti ha detto che sono etero?"
"A giudicare dal rumore che proveniva dalla tua camera da letto  la notte scorsa, sei molto etero." si intromise Manuela.
Paola, per poco, non sputò il vino che  le era stato versato pochi minuti prima e che adesso stava sorseggiando, mentre Erica tentò di rimproverare la compagna per la sua sfacciataggine, senza però riuscire a trattenere una risata.
"Sei o non sei la padrona di casa? Cucina tu, no?" disse Giorgio cambiando argomento, per il bene di Paola che era diventata rossa per l'imbarazzo.
"Sì, ma ho bisogno di un sous chef, perciò ti piazzi davanti al fuoco con me, ok?" disse Erica perentoria agitando una pinza verso l'amico.
"Agli ordini, chef!"
Davanti alla brace, alla fine, ci finì Manuela, la quale innervosita dai battibecchi tra la compagna e l'ospite, i quali non stavano combinando niente di buono, prese in mano le redini della situazione; una decisione dettata più dalla fame che dalla ricerca di gloria.
Appena la cena fu pronta, presero tutti posto a tavola.
Lina, con disappunto di Serena, non prese posto accanto a lei, ma di fronte.
Non era stato un gesto intenzionale, semplicemente aveva preso il primo posto che le era capitato a tiro.
Sospettava, però, che quello fosse l'ennesimo pretesto per tenerle il broncio.
Era infatti dal primo giorno che erano lì, da quando le sue avances a letto erano state respinte, che Serena sembrava infastidita.
Chiaramente aveva qualcosa per la testa, Lina, però, non aveva osato chiedere.
Quando anche Manuela prese posto a capotavola, Giorgio disse:
"Signore, un applauso a Manuela, l'unico vero maschio etero di questo gruppo."
Partì l'applauso insieme a una risata generale.
"Tenete presente però, che se Manuela fosse un uomo etero non sarebbe qui. Perché non le avrei mai chiesto di uscire." disse Erica.
"Sono stata io a chiederti di uscire." puntualizzò Manuela.
"Non è vero! Sono stata io che ti ho detto che volevo portarti a cena fuori!"
"Sì, ma sono stata io che ti ho detto di andare quella sera stessa!"
Paola che in quel gruppetto era entrata un po' in ritardo, domandò:
"Com'è che è andata?"
"Eravamo ad un convegno," cominciò Erica "Manuela era una delle relatrici e appena salì sul palco, pensai che era una donna stupenda e che sarei stata una stupida se fossi andata via quel giorno senza parlarle. Così, a convegno finito, mi avvicinai a lei e, dopo averle fatto i complimenti per l'argomento e fatto qualche domanda in proposito, per farle vedere che avevo ascoltato, le dissi che era la donna più bella nella stanza e che sarei stata molto onorata di portarla a cena fuori un giorno di quelli."
"E io ho risposto: perché non andiamo stasera, quindi a conti fatti sono stata io a chiederle di uscire." concluse Manuela.
"Ma se quella sera mi hai detto che se non fosse stato per me, tu non ti saresti mai avvicinata!" protestò la compagna.
Paola che stava seguendo le due donne come se stesse guardando una commedia d'amore si intromise di nuovo e chiese a Manuela:
"Vuoi dire che anche tu l'avevi notata prima che ti si avvicinasse?"
"Sì, l'avevo notata quando era entrata nella sala conferenze. Anche io pensai che fosse attraente e chiesi ai colleghi se la conoscessero.  Tutti sapevano  chi fosse e quale fosse la specializzazione, nessuno però fu in grado di dirmi se era o no impegnata. Quando si avvicinò, quindi, chiedendomi di vederci..."
"....allora lo ammetti che sono stata io?"
Manuela roteò gli occhi e ignorò la compagna.
"Quando si avvicinò facendomi i complimenti e chiedendomi di vederci qualche volta, allora approfittai e le dissi che per me potevamo uscire anche subito. Non volevo perdere tempo. Siamo andate un ristorante elegante, le ho offerto la cena..."
"....solo perché abbiamo stabilito che tra le due era lei quella che guadagnava di più." puntualizzò Erica.
Manuela le fece la linguaccia e continuò:
"Finita la cena abbiamo fatto una passeggiata e senza accorgercene siamo rimaste in giro fino a tardi a parlare."
"Oh!" commentò Paola con aria sognante.
Poi si rivolse a Lina e Serena.
"Invece voi? Il vostro primo appuntamento?"
Per la prima volta in tutta la serata Serena accennò un sorriso, e disse:
"Non so se può essere considerato il primo, perché ci eravamo già viste tre volte, ma sempre con Erica e Manuela, che ci aveva presentate. Ad ogni modo era una domenica, lei non lavorava e io non ero di turno. La sera prima c'era stato un bacio, quando mi aveva riaccompagnata a casa, ma niente di più perché ci eravamo dette di volerci conoscere meglio, perciò ci siamo date appuntamento la mattina successiva per passarla assieme. Ci siamo incontrate in un bar dove Lina mi ha offerto la colazione e una pazza mi ha scambiato per una tizia con la quale era stata in vacanza, abbiamo riso come matte per la mezz'ora successiva per questo; poi abbiamo fatto un giro in centro, abbiamo parlato molto e quando si è fatta ora di pranzo io ho proposto di mangiare insieme da qualche parte, ma Lina mi ha proposto di andare a casa sua...."
"Uuuh...." commentarono all'unisono Manuela e Erica.
"Niente uh, non è successo niente, abbiamo cucinato, pranzato, guardato uno stupido film, e poi me ne sono tornata a casa. Niente di particolare, ma per me è stata una giornata speciale."
Lina si sentì in colpa nel sentire quel racconto. Quella giornata per lei era stata piacevole, ma non era stata speciale, e ricordava anche di aver proposto a Serena di pranzare da lei, semplicemente perché aveva letto la delusione negli suoi occhi quando aveva detto di no alla sua proposta di pranzare fuori. Lei, però, non aveva voglia di rimanere in giro,perciò, aveva trovato un compromesso. Inoltre, se quel pomeriggio non era successo niente di fisico tra loro, era perché Lina aveva sottilmente dirottato le attenzioni di Serena.
Ovviamente, tenne quelle considerazioni per sé e, come per rimediare a qualche mancanza, aggiunse:
"Il giorno dopo, Serena mi ha fatto consegnare un mazzo di fiori allo studio."
"Spero che stavolta fiori e biglietto siano arrivati nello stesso momento." disse Erica.
Lina non ebbe modo di rispondere, perché Serena sospettosa chiese:
"Che vuol dire?"
Erica fu più veloce dell'amica nel rispondere, perché a differenza sua non doveva cercare di indorare la pillola, e con una schiettezza che non avrebbe avuto, se avesse saputo il casino che stava per causare, disse:
"Ti ricordi che ti dissi che ci siamo rincontrate dopo tanto perché era l'avvocato della mia ex? Quando la questione fu chiusa, feci recapitare a Lina un mazzo di fiori in ufficio. Solo che le consegnarono solo i fiori e lei non aveva idea che fossi io il mittente. Perciò, si fece sentire qualche giorno dopo, ma io ero convinta che mi avesse snobbato e ci ero rimasta molto male. Alla fine il biglietto le fu consegnato e scoprì che ero stata io, mi ringraziò e io approfittai per invitarla a cena, e qui mi fece rimanere male sul serio, perché rifiutò."
Lina non aveva mai raccontato alla sua fidanzata che Erica l'aveva corteggiata né che di come si erano conosciute.
"Non avevo idea che Erica ci avesse provato con te!" disse contrariata Serena.
"È stato solo un invito, Sere, niente di che."
"Sì" intervenne la padrona di casa, credendo di aiutare "inoltre sono passati più di vent'anni, ormai quello che è successo tra noi in discoteca è un reato prescritto."
Manuela strinse  il braccio della compagna, per invitarla a tacere, ma oramai era troppo tardi.
"Cosa è successo in discoteca anni fa?"
Il sospiro di Lina fu come una ammissione di colpevolezza.
"Oddio, " disse Erica mortificata "credevo lo sapessi. Mi dispiace."
"Tranquilla. Non è colpa tua." disse Serena, severa "Ormai ho imparato che Lina è restia a condividere le cose."
"E questo che vorrebbe dire?"
"Lina, non mi dici mai niente!"
"Con tutto il rispetto per Erica, alla quale voglio bene. Siamo state insieme una volta, è stata una botta e via, letteralmente."
"Al diavolo la scopata con Erica, non è questo il problema!" sbottò Serena "Il problema è che non condividi niente con me. So che sei stata sposata e che è finita perché lui ti ha tradito, ma non mi hai detto niente della ragazza con cui stavi prima di me, a parte il nome. E lei non è stata una botta e via, o sbaglio?"
"Non sbagli, ma non c'è molto da dire. Stavamo assieme e adesso non più punto!"
"Punto?! Ehm, Lina, mi dispiace contraddirti ma non credo che tu abbia messo un punto a quella relazione. Certe volte ho come l'impressione che il fantasma di Margherita aleggi indisturbato su di noi."
"Di che diavolo parli?" disse Lina consapevole però che non era stata molto convincente nel fingere noncuranza.
"Parlo del fatto che molto spesso, Lina, sei fredda e distante. Le volte che sei rimasta a dormire a casa mia si possono contare sulle dita di una mano, infatti fai i tuoi comodi e poi te ne vai, facendomi sentire come una poco di buono. Quando rimango a casa tua, invece, sembra che tu mi stia facendo un favore. Hai sempre trovato scuse per non passare un week end con me da qualche parte, e adesso, ricevi l'invito a un matrimonio e non mi dici niente....."
"Che ne sai tu del matrimonio?" la interruppe, bruscamente "E poi non ci voglio andare, quindi non avrebbe avuto molto senso dirtelo."
"Lo so perché ho visto l'invito e tu e il tuo amico laggiù non siete discreti come credete di essere, ho visto le occhiate che vi siete scambiati in questi giorni. E vi ho visto confabulare assieme."
"E questo ti da' diritto a frugare tra le mie cose?"
"L'invito l'ho trovato per caso, Lina, non stavo frugando. E comunque sono cose che si condividono con la persona con cui stai, a meno che non hai un buon motivo per non volerlo fare."
Lina, che di motivi ne aveva diversi in realtà, chiese sulla difensiva:
"E quale sarebbe questo motivo? Sentiamo!"
"Non ti vuoi impegnare con me, Lina. Se mi invitassi a venire con te vorrebbe dire ufficializzare il nostro rapporto, perché saresti costretta a presentarmi come la tua compagna. E tu non lo vuoi fare."
Sebbene quello fosse un motivo valido, almeno Serena non aveva idea che c'era un collegamento tra il matrimonio e Margherita.
"Serena, hai sempre saputo che andavamo a due velocità diverse in questa relazione, quindi francamente non capisco il motivo di questa scenata alla quale stai costringendo tutti ad assistere."
"Un conto è andare piano, un altro non è andare proprio avanti. E non sto costringendo nessuno ad assistere a niente, perché a giudicare dalle facce che stanno facendo i tuoi amici Lina, loro lo sanno meglio di me che ho ragione quando dico che hai qualcun altro per la testa."
Lina gettò una rapida occhiata ai commensali di quella tavola i quali quasi all'unisono e in maniera plateale distolsero lo sguardo.
"Non ti vuoi impegnare con me, perché pensi ancora a lei, e il fatto che tu tenga ancora la sua lettera nel tuo studio ne è la prova." disse Serena con rassegnazione.
"Hai letto la sua lettera?" disse Lina più stupita che irritata.
"Sì, l'ho fatto. Ero a casa tua, qualche settimana fa, era una delle poche volte che mi hai chiesto spontaneamente di rimanere da te, senza bisogno che te lo chiedessi; ad ogni modo, eri andata a prendere da mangiare perché il posto da dove avevamo ordinato non faceva consegne. Mi sono messa a curiosare nella tua libreria e ho preso per le mani il codice civile, è caduta una lettera da lì. Mi sono resa conto che era personale e lo so che avrei dovuto rimetterla a posto, solo che è stato più forte di me,perché volevo capire perché sei così irraggiungibile, perciò l'ho letta; e onestamente non mi pento di averlo fatto, almeno adesso so che il problema tra noi due non sono io."
Lina si rivolse verso Giorgio e gli chiese:
"Quando ti ho chiesto di buttarla non l'hai fatto."
Ora era Serena quella con l'espressione stupita:
"Vuol dire che non sapevi che era lì?"
Lina fece di no con la testa e poi si girò verso l'amico, in cerca di una spiegazione.
Giorgio si passò le mani sul volto e disse:
"Ho pensato che a un certo punto avresti potuto cambiare idea. Così l'ho tenuta e alla prima occasione l'ho conservata nella tua libreria. Ho pensato che prima o poi ti sarebbe capitato di sfogliare il codice, anzi, pensavo che arrivati a questo punto l'avessi già vista."
"No, Giorgio, non uso mai il codice civile!"
L'uomo assunse un'espressione scettica.
"Sei talmente brava da non consultarlo?"
"No, non uso mai quel codice civile, perché sono rare le volte che lavoro da casa. Ne ho uno in ufficio. Perciò se il tuo piano era che la trovassi casualmente, avresti dovuto scegliere uno dei romanzi che ci sono nella mia libreria."
La risata sommessa di Serena attirò di nuovo l'attenzione dei presenti su di lei.
"Questo non cambia quello che penso, Lina. Non sei tu che hai conservato la lettera, ma il fatto che in questo momento sembri più interessata a quel pezzo di carta che ai miei sentimenti, è la prova che quello che ho detto è vero. Perciò......"
Serena portò indietro la sedia e si alzò
"...io toglierei il disturbo. Questo week end è stato un errore, avrei dovuto fidarmi del mio istinto invece di intestardirmi nel credere che prima o poi saresti cambiata nei miei confronti. Addio Lina."
Serena fece qualche passo, poi si fermò di colpo e, rivolta a Lina disse:
"Leggi quella lettera. Se non vuoi farlo per te, almeno fallo per la prossima persona che incontrerai nel tuo cammino."
Manuela, quando vide che Lina non aveva nessuna intenzione di seguire la donna, si alzò e disse a Erica:
"Vedo se la convinco a rimanere per stasera, non ho idea di come possa tornare stasera a casa, altrimenti."
"Non vuoi provare a parlarle?" chiese Paola.
Manuela si fermò per aspettare la risposta dell'amica, che le fece segno di proseguire e poi disse:
"Non avrebbe senso, ha ragione. Mi dispiace solo che abbiate dovuto assistere a tutto questo."
I tre annuirono e rimasero in silenzio fino a quando Erica disse:
"Almeno, abbiamo potuto assistere a una puntata di The L Word."
A Lina scappò una risata, mentre Paola e Giorgio sembravano confusi. Serena non ne volle sapere di rimanere un'altra notte; anche se sarebbero partiti tutti la mattina successiva, disse che voleva tornare a casa sua al più presto e che avrebbe chiamato un taxi, non le importava quanto sarebbe venuto a costare. Erica allora si offrì di accompagnarla in paese, perché sarebbe stato più facile prenderlo da lì.
Prima che salisse nell'auto di Erica, Lina si avvicinò a Serena e le disse:
"Mi dispiace."
Era sincera, avrebbe voluto veramente che le cose avessero funzionato tra di loro.
Serena con amarezza, ma senza rabbia, rispose:
"Lo so, ti auguro di essere felice, Lina."
Non si sporse per abbracciarla, nessuno delle due se lo aspettava, si limitarono perciò a scambiarsi un sorriso. Dopo di che, Serena e Erica salirono in auto e partirono.
Lina, che non si sentiva molto di compagnia, si rifugiò sotto il gazebo, mentre gli altri si stavano dando da fare per sistemare.
Manuela e Paola sparirono dentro casa,  Giorgio con in mano due bicchieri di vino raggiunse l'amica.
"Se accetto il bicchiere devo accettare anche il te l'avevo detto?" chiese Lina.
"No, è gratis."
L'uomo prese posto in una delle poltroncine e i due rimasero in silenzio per qualche minuto.
"Che volevi dirmi due giorni fa, Giorgio?"
"Quando?"
"Quando ti ho detto dell'invito, abbiamo discusso e tu hai concluso dicendomi che non mi avresti detto quello che pensavi perché non ti avrei parlato per tutto il week end."
"Beh, Serena non mi piaceva, ma è stata capace di dirti esattamente quello che pensavo. Ha ragione, Lina, pensi ancora a Margherita, non sapevo che ancora non avessi letto la lettera, ma la sostanza non cambia. Ti manca e si vede, o perlomeno, io lo vedo.Qualsiasi cosa vi siate dette l'ultima volta che vi siete viste, non è stato abbastanza per chiudere, perciò credo che tu debba seguire il consiglio di Serena, leggi la lettera, così potrai chiudere in un modo o in un altro."
"C'è più di un modo, Giorgio?"
"Sì, devi decidere se vuoi darle un'altra possibilità o se vuoi lasciartela definitivamente alle spalle."
"Darle un'altra possibilità? Addirittura! E poi chi ti dice che lei stia aspettando me? È giovane, potrebbe aver già trovato qualcun altro, della sua età magari."
"Non lo so, Lina; a ho avuto l'impressione che anche per lei sarebbe difficile dimenticarti."
Nonostante l'impegno messo, Lina era consapevole che Margherita era ancora una presenza fissa e ingombrante nei suoi pensieri, solo che non aveva mai creduto possibile il contrario. Ma se Giorgio avesse avuto ragione? Se la ragazza era tanto emotivamente coinvolta quanto lo era lei? In fondo, l'ultima volta che si erano viste, Margherita l'aveva seguita fuori dal locale pregandola, doveva pur voler dire qualcosa.
Lina dovette ammettere che Giorgio aveva instillato il seme del dubbio e insieme ad esso la speranza. Perciò c'era una sola cosa da fare, oltre a leggere quella benedetta lettera.
"Mi sa" annunciò Lina con un profondo respiro " che sono costretta ad andare a quel fottuto matrimonio."

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