Io ti amo, ma caspita, ti sei appropriato della mia vita e te ne sei fregato di tutto quel che mi piace!
Insomma, quando sei arrivato in quella che era casa mia, mi son detta che sarebbe servito un periodo di adattamento, giusto per adeguare le mie abitudini alle tue esigenze e viceversa, e ho pazientato. Mi svegliavi la notte e io ho soprasseduto perché era normale che mi volessi, mi volevi il giorno, mi volevi la notte, mi volevi a ora di pranzo, persino quando ero in bagno e io mi son detta che era ancora tutto nella norma e ho lasciato correre.
Hai invaso i miei spazi con tutte le tue cose e io ho capito che era giusto che tu le collocassi trovando i tuoi spazi in una casa nuova e che forse non c'era più mio e tuo perché in fondo era tutto un po' legato a un noi. Va bene, mi son detta, serve portare pazienza.
Ho pensato che passato un po' di tempo le cose sarebbero andate migliorando, che i tuoi tempi avrebbero finito col coincidere con i miei, per accorgermi in realtà che erano i miei tempi ad essersi adattati ai tuoi. Mi son guardata allo specchio e mi son detta che la mia vita era cambiata, che tutto quello che un tempo per me era importante o che mi piaceva fare era finito nel dimenticatoio, e mi son stupita nello scoprire che ricordavo con difficoltà come impiegavo il mio tempo prima del tuo arrivo nella mia vita.
Allora mi son detta che nessun uomo vale tanto, che è assurdo come un semplice essere umano possa stravolgere l'esistenza altrui e mi son messa a osservare gli altri dicendomi che forse ero io quella pazza, quella che aveva finito con l'annullarsi o quasi, sbagliando tutto o quasi, perché in fondo non si dovrebbe mai fare. Ma poi, guardando bene, mi sono accorta che, chi più chi meno, lo hanno fatto tutti. E allora mi son detta che proprio pazza non sono!
Cerchiamo di capirci, io ti amo, ma caspita, se ogni tanto ti accorgessi delle mie necessità non è che mi farebbe proprio schifo! Ti sei installato qui in casa e ci hai messo le radici. Hai invaso tutto, dissemini pezzi di te ovunque fregandotene delle mie urla, delle mie raccomandazioni, delle mie preghiere. E, come se tutto questo non bastasse, da qualche tempo a questa parte hai cominciato anche a ignorarmi per le cose stupide. Ti sei appropriato del telecomando, del letto, dei miei pasti, ti sei preso tutto. Ma proprio tutto! Mancano forse solo le mie mutande! E allora, alle volte, ho voglia di urlare e mandare tutto al diavolo: "Esco, arrivo a Fiumicino e prendo il primo volo per...No, non te lo dico, dovessi venire a cercarmi".
Ma non lo faccio mai. E finisco col dirmi che forse la vera pazzia sta lì. Nel rimanere, mica nel partire, perché se uno ti stravolge la vita , di solito lo saluti, mica ti ci attacchi quasi come fosse aria.
Se ci penso si sprecano le volte che vorrei sbatterti al muro per tutto quello che mi combini, ma mi trattengo, mi dico che col tempo andrà meglio, che è solo una fase e sopporto, sopporto ancora. Magari esco fuori e urlo per non urlarti in faccia tutta la mia esasperazione. Ma mi trattengo ed è giusto che sia così perché in fondo io ti amo, caspita se ti amo!
Perché poi ti guardo, ti guardo bene, scruto a fondo in quegli occhioni enormi che ti ritrovi, tu mi chiami mamma e io non capisco più niente perché caspita... caspita quanto ti amo!
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Ti amo, ma caspita!
HumorRacconto breve di carattere umoristico ma corrispondente alla realtà