Domani

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"Questo è tuo" disse Federica porgendomi il bracciale che le avevo regalato. Ci misi un attimo a riconoscerlo, poi alzai lo sguardo su di lei, mi stava sorridendo. "Mi sei mancata" aggiunse e aprì le braccia pronta ad abbracciarmi.

Non la vedevo da settimane, forse un mese addirittura, ma sembrava un'eternità. Il tempo passa diversamente quando sei in casetta. I giorni sembrano durare mesi e i mesi anni. E io, dopo aver realizzato che per me non era solo un'amica, avevo avuto tempo per ragionare sui miei sentimenti, sulle mie emozioni e in tutto quel tempo, ero quasi riuscita a disintossicarmi da ciò che Federica mi faceva provare. Non averla davanti a me, in qualche modo, aveva reso meno intenso il mio sentimento. O almeno, così credevo.

Non immaginavo che l'avrei vista il giorno della finale, non immaginavo che sarebbe corsa da me, nel mio camerino, non appena si fu conclusa la diretta, non immaginavo che mi avrebbe fatto quest'effetto rivederla. Ma non appena avemmo un momento per noi, non appena i miei occhi incontrarono i suoi e nei suoi lessero la sua solita genuina innocenza, il mio cuore riprese a battere all'impazzata, il battito accelerò e il mio stomaco si contrasse.

Era colpa dei suoi occhi, erano sempre i suoi occhi. I suoi occhi brillavano e brillavano in modo particolare. Io occhi così luminosi non li avevo mai visti prima, uno sguardo così luminoso non mi era mai stato rivolto prima. Eppure, lei mi guardava. E mi guardava ancora e sempre con quell'ingenuità che quasi mi fece sentire sporca per il sentimento che provavo per lei. Federica mi voleva genuinamente bene, come amica. E io, io le volevo un mondo di bene, ma il mio interesse non era così puro, io volevo qualcosa di più da lei, volevo qualcosa di più della semplice amicizia e questo avrebbe sporcato e rovinato il nostro rapporto.

Le sue braccia erano ancora tese, aperte da troppo tempo. Piegò la testa di lato e mi guardò confusa, ma sempre con il sorriso. Lei era un sole. Era un cazzo di sole. E non riuscì più a trattenermi, nemmeno i miei pensieri riuscirono a impedirmi di gettarmi in quelle braccia e di avvolgerla a mia volta. Le sue si chiusero attorno a me e sentii di nuovo il suo profumo, quel profumo che mi faceva perdere i sensi. Nascosi il viso nel suo petto. Sentii la sua mano, quella che non custodiva il mio braccialetto, accarezzarmi la testa e aumentai la stretta sul suo corpo.

"Mi sei mancata anche tu" fu tutto ciò che riuscii a dire. E avrei voluto restare avvinghiata a lei per ore. Ma si staccò da me e si allontanò abbastanza da potermi guardare in faccia.

"Ehi" mi disse e mi sorrise di nuovo. "Sei stata bravissima, la migliore... non avevo dubbi" e ancora quel sorriso. "E poi eri bellissima, ma non c'è bisogno che te lo dica io", ma stavolta quel sorriso era diverso, strano, un po' timido. E sono certa che lo fosse anche il mio. Poi mi prese la mano e la girò, il palmo rivolto verso l'alto. "Ferma così, ok?" domandò e rimasi ad osservarla senza dire niente. Mi allacciò il braccialetto che le avevo regalato.

"No, no. Questo è tuo, te l'ho regalato" le dissi provando a fermarla.

"No, questo è tuo. So quanto ci tieni" mi rispose.

"Sì, ma te l'ho dato perché capissi quanto tengo a te" non era vero, non avrebbe potuto neppure lontanamente immaginare quanto tenessi a lei e soprattutto in che modo tenessi a lei.

"So quanto tieni a me e sai quanto tengo a te. Non c'è bisogno di altro" mi disse.

Ma c'era bisogno di altro. C'era bisogno che lei capisse che il mio sentimento andava oltre ogni impulso amichevole; c'era bisogno che capisse che bastava il suo sorriso per scombussolarmi dentro; c'era bisogno che capisse che mi bastava un suo sguardo per farmi sciogliere come un ghiacciolo al sole. E tutto questo non era amicizia. Forse lasciai intuire qualcosa, perché improvvisamente tornò a guardarmi con quello sguardo confuso di poco prima. E lì, lontana dalle telecamere, lontana da tutto sentii l'impulso di confessare il tumulto burrascoso di emozioni che mi agitava dentro. Ma non ebbi il coraggio e restai a guardarla con tutto da dire, ma senza riuscire a spiccicare parola.

Ci pensiamo domaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora