Capitolo ventuno

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A scuola Darril non c'è. Tasha ci aspetta sempre al solito posto davanti al portone d'ingresso dove noi arriviamo giusto due minuti prima della campanella. Mi guardo intorno alla ricerca della testa bionda di Darril ma non ce n'è traccia.

Mi volto verso Natasha che ha lo sguardo su di me. "Dov'è Darril?"

Probabilmente si aspettava questa mia domanda e si era già preparata la risposta. Parla con troppa sicurezza che non so neanche se credere a ciò che dice. "Ha il raffreddore, probabilmente rimarrà a casa per qualche giorno."

Non ha fatto quel freddo esagerato in questi giorni da poter causare un raffreddore e ieri, prima che io andassi via, stava molto bene. Inarco un sopracciglio e passo lo sguardo da lei a mio cugino che però sta guardando altrove. Non mi risponderanno.

Non ho molte qualità, ma so capire quando una persona sta tenendo un segreto che non ha intenzione di condividere con me. Basta guardarli negli occhi e capire che, qualsiasi cosa io dica, loro non cederanno a meno che non vogliano farlo.

Lo sguardo di Tasha dice che non cederà. Peter non mi sta calcolando affatto. Entro a scuola senza loro due e vado dritta in classe. Oggi scienze, almeno non dovrò stare da sola in questa prima ora. Prendo posto accanto ad Hamilton che sta messaggiando al cellulare, mi rivolge un sorriso di sbieco senza neanche guardarmi in faccia.

Io fisso il mio sguardo sulla lavagna davanti a noi. È immacolata nonostante all'ultima lezione l'insegnante avesse scritto e cancellato non so quante volte.

Peter e Tasha entrano in classe subito prima dell'arrivo del professor Grayson e in questo stesso istante Ham posa il cellulare. "Vieni con me pomeriggio dopo le lezioni?"

Fa sempre così. Ogni volta che l'insegnante inizia a parlare lui inizia a chiacchierare con me. Non ho la minima idea di come farò a capirci qualcosa di scienze con lui che costantemente mi sussurra all'orecchio.

"Dove?"

"A studiare."

Volto lo sguardo su di lui. "Che vuol dire a studiare?"

"Scienze," indica il professore con la mano. "Ti avevo promesso ti avrei aiutato. Oggi pomeriggio sono libero e possiamo studiare." Si sporge di più su di me. "La prossima settimana ci sarà un test a sorpresa. Sono sicuro che vorrai essere preparata per farlo bene, farà media."

Sgrano gli occhi. Come può fare un test dopo sole due settimane di lezione?! Vorrei alzarmi e urlare ma faccio dei respiri profondi. "Ne sei certo?"

Lui si porta una mano sul cuore come offeso. "Se ne sono certo? Sono il suo assistente, certo che lo sono. Li ho preparati io i test. Ti porgo il mio aiuto e dubiti di me? Dubiti della mia credibilità?"

Scuoto la testa. La sua drammaticità è oltre misura. "Non sarà come barare se studio con te che sai già le domande?"

"Non ti farò studiare le domande, ti farò capire gli argomenti più importanti che ti serviranno anche dopo durante il semestre."

Hamilton è l'unico in questa scuola che potrebbe davvero aiutarmi in scienze in modo efficace. Accetto di studiare con lui e poi mi isolo completamente dai suoi discorsi e cerco di seguire la lezione. In due settimane di scienze non saprei neanche dire i titoli degli argomenti. Quindi mi alieno dai discorsi di Hamilton e cerco di ascoltare l'insegnante. Non voglio fare la figura della completa idiota questo pomeriggio, soprattutto se Trevor sarà nei paraggi.

Come al solito però non ci capisco niente della lezione. Ho individuato uno dei problemi principali, il modo di spiegare dell'insegnante, esprime i concetti in modo molto confuso perché tanto alla fine lui le cose già le sa e non si sforza di farli capire agli altri. Forse non sono mai riuscita a stare concentrata per più di dieci minuti.

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