| 01 - Calice di Vino

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Posai le mie fragili dita sul vetro freddo del calice colmo a metà da un vino rosso sangue. Lo guardai dritto nelle sue iridi dilatate, così dannatamente ingenuo. Osservai come i suoi occhi vagarono lungo le forme del mio corpo avvolto da un vestito nero attillato in seta.

Feci un piccolo sorriso, allungando il colore rosso scuro del rossetto sulle mie labbra. Il risuono dei miei tacchi sulle piastrelle in marmo avvertirono una preannunciata fine provocata da una donna estremamente attraente.

Con un rapido movimento, schiusi una pillola rossiccia ricoperta in plastica, lasciai che il suo contenuto scivolasse finemente nell'amaro colore del vino stappato poco prima. Mi schiarii leggermente il tono della voce nel frattempo che diedi in mano il bicchiere alla figura virile davanti a me.

"Molto gentile, signorina BloomRose!" mi fece un grande sorriso, consapevole del fatto che fu in compagnia di un'affascinante donna conosciuta solamente qualche ora fa. Esaminai silenziosamente i suoi movimenti e del come si precipitò con le labbra sul bordo del suo bicchiere, posando le mie iridi scure dentro le sue. Sorseggiò ignaro dal suo calice di vino. Spostai elegantemente i miei capelli di lato, provando a sedurlo e indebolirlo. Osservai le sue mani chiamare il mio corpo, ma prima di potermi sfiorare anche solo con un dito, svenne sotto ai miei piedi senza pietà.

"Ottimo lavoro, Meghan." udii la sua voce profonda tramite la spia nascosta dietro il mio orecchio. Inspirai a fondo, spostando il mio tacco da sotto la sua mano fredda. Mi sedetti sul mio divano in pelle scura, accavallando le gambe. Un altra vittima. Anche se fui sicura di quel che stessi facendo, ancora non riuscii a fare pace con il passato e accettare che stessi lavorando per lui. E non per scelta mia.

(...)

Le giornate qui a Crimston furono davvero roventi. La gente sembrò dare di matto per via del caldo. Fui solamente una ragazzina quando tutto questo ebbe inizio, fui tradita e da quel giorno non potetti più aprire completamente il mio cuore a nessuno. Non ne ebbi nemmeno il tempo. Dovetti solamente fare un grande respiro e andare avanti, poiché non ebbi molta libertà di scelta. Quella fui io e dovetti accettarlo se volli continuare a vivere in pace.

"Che c'è, Yulian?" imprecai infastidita. Esso si avvicinò a me con passi lenti, posando le sue mani tatuate sopra le mie fini guance-

"Bambolina..." mi sussurrò dolcemente, analizzando rapidamente i tratti del mio volto.

"Quante volte te lo devo ripetere di essere più educata con me?" domandò stanco del mio atteggiamento arrogante nei suoi confronti. Povero Yulian, dovresti averlo capito che sono una fottuta stronza! Preferii rimanere in silenzio e continuare a sfidarlo con lo sguardo.

"Sbaglio o è grazie a me se sei ancora viva?" lasciò la presa del mio viso. Cominciò a tirarsi su le maniche della sua camicia quasi trasparente, mettendo in mostra il suo fisico e i suoi tatuaggi.

"Perché mi hai chiamata?" sollecitai, osservandolo sedersi comodamente sulla sedia dietro la sua scrivania in legno bianco.

"C'è una nuova tigre da domare." disse rovistando nel suo cassetto alla ricerca di qualcosa da mostrarmi. Posò silenziosamente un fascicolo sulla sua scrivania e mi diede un'occhiata rapida.

"Un pezzo grosso. Lascio a te la sorpresa di scoprire chi è." si alzò dalla sua sedia, facendo per avvicinarsi di nuovo a me.

"Leggilo." mi impose virilmente. Fui stanca dei suoi comportamenti autoritari nei miei confronti, ma provai a trattenermi dal ribattere altro. Feci per afferrare il fascicolo, però mi fermai.

"Quando finirà tutto questo?" lo guardai dritto negli occhi, senza pudore.

"Bambolina..." sussurrò ancora.

"No! Bambolina, niente! Rispondimi, Yulian!" analizzai le sue iridi scure penetrarmi.

"Devo ripeterlo ancora?" si fece serio.

"Mio padre non era un criminale come te!" strillai, riempiendo il suo ufficio con il tono aspro della mia voce. Incrociò le braccia al petto come un bambino arrabbiato. Fece un respiro profondo, lasciando la testa all'indietro. Si fece una piccola risatina tra se e se per poi confessarmi spudoratamente la verità ancora una volta.

"Tuo padre è stato colui che ti ha venduta a me! Quando vorrai ammetterlo a te stessa, bambolina?" rimasi in silenzio. Afferrai nervosa il fascicolo e uscii dalla stanza, sbattendo rumorosamente la porta alle mie spalle. Vaffanculo, Yulian!

(...)

Finii di sistemarmi il vestito e di indossare i miei tacchi scuri. Posai la mano sulla maniglia della porta e uscii silenziosamente fuori dalla mia stanza. Un lungo corridoio decorato con luci in argento e moquette scure. Un hotel e una camera di lusso pagata settimanalmente da Yulian. Che pezzo di merda. Quando finalmente mi addentrai dall'immensa entrata del ristorante più dovizioso dell'intera Crimston-

"Lei sarebbe?"

"BloomRose." finsi un sorriso convincente.

"Prego, signorina BloomRose." mi lasciò avanzare, allungando un braccio elegantemente. Continuai a mantenere il mio sorriso per poi avvicinarmi al tavolo prenotato da Yulian, ma sorprendentemente, davanti a me mi ritrovai una donna. Lunghi capelli corvini e due occhi verdi, leggermente socchiusi. Dei tratti tremendamente attraenti. Inarcai confusa le mie sopracciglia. Non lessi il fascicolo la sera prima. La prima donna in tutti questi anni, che sorpresa.

"Eileen, giusto?" mi tende la mano con classe, volgendomi un sorriso nervoso. Cercai di stare al gioco, come sempre feci. Dai Meghan, sembra facile da ingannare.

"No. Meghan." provai a scioglierla con il mio modo di pormi elegante.

"Oh... Scusami allora."

"Oh, non c'è nulla di cui scusarsi, è facile confondersi con tanti nomi al mondo." le sfiorai il dorso della mano, cercando di tranquillizzarla.

"Gradisci un bicchiere di vino? Ho questa voglia tremenda di provare il vino più squisito che ci sia in questo ristorante."

"Certamente! Come potrei rifiutare un'offerta simile da una donna affascinante come te?" sbaglio o sta giocando al mio stesso gioco? Praticai un sorriso forzato, incominciai a dubitare che ci fu qualcosa sotto.

Passarono diversi minuti, ma ancora non riuscii ad avvelenarle il calice di vino con la pillola. Al diavolo, devo solo metterti quella fottuta pillola nel bicchiere e andarmene! D'un tratto il tono della voce di Yulian si fece chiara attraverso la spia.

"Che cazzo stai facendo, bambolina?" mi schiarii leggermente la voce, cercai di sorriderle e fare finta di niente.

"Non è lei la tua vittima! Tu dovevi stare al tavolo affianco!" voltai di scatto lo sguardo alla mia sinistra. Abbassai la guardia travolta da imbarazzo e delusione. Cazzo!

"Tutto bene, Meghan?" mi schiarii nuovamente il tono della mia voce, provando a riassumere un'espressione vaga, anche se mi venne difficile sapere di aver rovinato tutto.

"Sì, sì." afferrai velocemente il mio bicchiere e bevvi un sorso prima di alzarmi dal tavolo.

"Perdonami, Amalya." voltai l'angolo, entrando nel bagno del ristorante. L'agitazione continuò a crescere.

"Yulian, mi spieghi che cazzo significa tutto questo?!" schiantai le mani contro il bordo di uno dei tanti lavandini.

"Ciò che ti devo spiegare è che hai mandato tutto a puttane, bambolina!" strinsi i bordi con forza, percependo la rabbia crescere rapidamente nelle mie vene pulsanti. Strappai la spia dal mio orecchio, buttandola dentro uno dei tanti gabinetti. Uscii dalla porta, ma sorprendentemente mi ritrovai Amalya davanti che mi prese per i polsi e mi riportò dentro. Mi fece schiantare con le spalle contro il muro del bagno, avvicinandosi leggermente al mio volto, facendomi un piccolo sorriso compiaciuto.

"Ti saluta Yulian."

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