Capitolo 13

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Il rumore delle suole che sbattevano contro le tegole di legno era l'unica cosa che si sentiva lungo il corridoio. In quel momento maledissi mentalmente chi aveva progettato quei dannati stivali, perché non avevano usato qualcosa di più comodo? E magari anche di meno pesante?

Avrei voluto muovermi più velocemente ma non potevo o avrei rischiato di ruzzolare per terra e, nella migliore delle ipotesi, storcermi una caviglia.

Qualcuno aveva urlato dal piano di sotto richiamandoci tutti. Non sapevo bene chi fosse stato, le pareti avevano attutito la voce non permettendomi di capirlo, tuttavia dal tono usato sembrava essere qualcosa di importante.

Scesi le scale, rischiando di inciampare almeno due volte, poi mi diressi verso il corridoio principale e lì vidi Felix appoggiato al muro.
Si era tolto la felpa, buttandola in malo modo per terra, respirava affannosamente in disperata ricerca di aria e il suo corpo era tutto sudato, piccole goccioline gli scendevano dalle tempie raggiungendogli il mento e i capelli erano tutti appiccicati disordinatamente alla fronte.

"IN menomale che sei arrivato!" disse con fatica "Stavo curiosando qui intorno quando ho visto questo armadio, l'ho aperto ma non ho trovato niente di importante. Per caso poi ho controllato dietro e ho visto che nasconde una porta!" mi indicò il mobile attaccato alla parete. Sembrava essere stato fatto di acciaio, le ante grigie scure erano avvolte da un'abbondante strato di polvere e qua e là si erano formate delle grosse macchie di ruggine; il colore mi ricordava gli armadietti dell'Accademia.

"Ho provato a spostarlo ma da solo non riesco, per questo vi ho chiamato, anche se sei arrivato solo tu" fece un cenno con la testa prima di riavvicinarsi al mobile "mi aiuti?" si rivolse verso di me con un sorrisino.

Non credevo che noi due saremmo mai stati in grado di spostarlo, soprattutto viste le mie scarse capacità atletiche e i miei quasi insistenti muscoli delle braccia. Tuttavia non obbiettai e, anche se titubante, mi avvicinai per poi poggiare le mani vicino alle sue.

Iniziammo a spingere usando tutta la forza che avevamo, sentivo le fibre muscolari tirare da quanto sforzo stavo facendo e temevo che potessero spezzarsi da un momento all'altro. Felix sembrava un po' più resistente ma anche lui era in difficoltà.
L'armadio si mosse di qualche centimetro, tuttavia prima di spostarlo completamente dovemmo fermarci tre volte per poter riprendere fiato.

Mi appoggiai alla anta del mobile producendo un rumoroso tonfo, cercavo di prendere più ossigeno possibile inspirando ed espirando grandi quantità di ossigeno dalla bocca, sentivo il corpo bruciare in diversi punti sopratutto lungo le braccia e le spalle. Il giorno dopo non sarei stato in grado di alzare nemmeno un dito.

La porta ora era accessibile così, ignorando il tremolio dei muscoli, mi avvicinai per afferrare la maniglia, e con mia sorpresa la trovai già aperta.
Felix, che nel frattempo aveva recuperato la sua felpa, mi fu subito dietro e insieme entrammo all'interno.

Davanti a noi si presentò un corridoio completamente buio, provo di finestre lungo i muri, per questo vedere qualcosa risultava impossibile.

"Stai indietro" Felix mi si parò subito davanti attivando il suo potere. In un attimo tutto il suo corpo emanò una luce intensa alla quale i miei occhi si abituarono subito. Non era un raggio accecante o fastidioso, piuttosto sembrava qualcosa di delicato e dolce, persino i suoi capelli si illuminarono diventando ancora più biondi. Si era trasformato in una lampadina umana.

Proseguimmo in avanti, facendo attenzione a dove mettevamo i piedi.
Fremevo dalla curiosità, un corridoio così buio, nascosto dietro ad un mobile, doveva per forza portare a qualcosa di prezioso e non vedevo l'ora di scoprire di che cosa si trattasse.

The lost land //JeongchanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora