<<Fatto>> chiusi il laptop e sorrisi a Hideo che mi guardava dalla sua scrivania con fare misterioso. Gli avevo parlato in merito a ciò che era successo quel giorno davanti la tomba della mia famiglia. Mi sentivo in colpa per aver sbroccato in una maniera così assurda con lui e non solo, mi scusai con Diana che mi lanciava solo occhiatacce e mi aveva buttato anche del caffè bollente sui vestiti bianchi. Non potevo biasimarla, per niente. Mi alzai dal divano e raggiunsi il mio manager che stava scrivendo qualcosa sul suo libricino. Sbirciai per vedere cosa stesse stilando e lui lo chiuse di scatto facendomi sobbalzare dalla sorpresa. 
<<Non ti hanno insegnato a farti gli affari tuoi?>> Sorrisi prendendo la sua penna personalizzata. La volevo anche io. La misi in tasca senza che lui se ne accorgesse. 
<<Si ma non ho mai imparato. Ti va di andare a prendere un caffè?>> 
<<Certo. Seira, chiama anche Diana, falla venire con noi>> per poco il mento non mi cadde a terra e scossi la testa indignata da ciò che le mie orecchie avevano appena sentito. 
<<Seira...>>
<<Non se ne parla>> dissi.
<<Lei mi vuole morta ed io non ho nessuna intenzione di compiere questa missione suicida>> feci dietrofront e presi la mia giacca che era buttata sul divano. 
<<E' solo arrabbiata. Lei ha appena scoperto il tuo passato, le serve veramente del tempo, come è servito a me>> sbuffai e annuii concordando con Hideo. Alla fine non aveva tutti i torti solo che ammetterlo era un po' difficile. Ma adesso che lei sapeva tutto, una paura intramontabile era annidata nei miei pensieri. Poteva benissimo pugnalarmi alle spalle e spifferare tutto, ma sarebbe stata la sua parola contro la mia e per di più, non aveva nessuna prova perché le avevo già eliminate tutte. 
<<Aspettaci in macchina, ti raggiungiamo>> me ne andai senza salutarlo e mi diressi verso lo studio di Diana. Ero in ansia, lei mi faceva paura e temevo sul serio per la mia vita. Niente era peggiore di quella donna frustata e sola così incazzata, mi faceva venire i brividi. Prima di entrare, bussai e presi un respiro, dopodiché pregai. 
<<Che ci fai qui?>> Dei brividi mi percorsero lungo tutta la schiena e deglutii sentendo la sua presenza dietro di me. 
<<Ti stavo venendo a parlare. Hai dieci minuti?>> Mi fulminò e mi sorpassò con la tazza di caffè in mano. Adesso sapevo perché era sempre così agitata. 
<<Entra e muoviti>> tranquilla, non ci impiegherò di più. Mi sedetti e aspettai che lei si accomodasse per parlare. 
<<Che vuoi?>>
<<Volevo scusarmi nuovamente per ciò che era successo quel giorno e volevo chiederti se ti andava di venire al bar con me e Hideo>> parlai velocemente, avendo paura che le parole scomparissero dalla mente. All'inizio non disse niente, si limitò solo a guardarmi schifata. Tirai su il naso e inumidii le labbra. 
<<Allora?>> Chiesi. Lei guardò dietro di me e sorrise. 
<<Buongiorno Diana, disturbo?>> Mi immobilizzai. 
<<Assolutamente no. Prego, entra Jake>> no, lui non è... 
<<Scusami Seira, ma adesso sono impegnata>> disse guardandomi. Stirai sul viso un sorriso forzato e mi alzai. I miei occhi incontrarono quelli di Jake che ricambiò l'espressione che avevo ancora stampato sul volto, non riuscendo a cambiarla. 
<<Ciao, come stai?>> Mi domandò avvicinandosi. Lo fermai con la mano e provai a rimanere calma senza azzannarlo dalla rabbia. Mi stava scoppiando il cuore dal nervosismo e l'unica cosa che potei fare era:
<<Sto bene, tu come stai?>> indifferenza.
<<Si va avanti. Se non ti dispiace dovresti uscire, ho delle cose importanti da parlare con la tua collega>> annuii.
<<Nessun problema>> mi girai verso Diana e le sorrisi non essendo ricambiata. Aveva lo sguardo spento e il viso scavato. Quei pantaloni le andavano perfettamente un mese fa, invece adesso parevano troppo grandi per le sue magre gambe alte. Non dissi più niente e uscii col cuore in gola, sorpresa che il mio ex migliore amico fosse nel suo studio. Diana lo odia e perché adesso ci fa comunella insieme? Questa storia mi puzza.
Mi diressi in macchina di Hideo e sospirai rassegnata. Notando il mio stato, mise in moto e mi parlò:
<<Non è andata bene, a quanto pare.>>
<<Jake era nel suo ufficio. Si stanno vedendo ma non so per quale motivo>> frenò di botto e mi tenni la cintura attaccata al corpo. Sgranai gli occhi con il terrore incombente che la morte mi si palesasse davanti.
<<Che cazzo stai facendo? Ti sembra normale bloccarti in mezzo alla strada? Parti, ci stanno suonando!>> Urlai dando delle manate al suo braccio.
<<Che significa che Jake è con Diana? No no, dobbiamo ritornare indietro!>> Mi girai.
<<No, non dobbiamo. Non so cosa stiano facendo ma a noi non deve interessare.>>
<<Seira, Diana ha la tua storia, lei può rivelare tutto a Jake.>>
<<Jake ha già letto i miei libri e anche se Diana gli rivelasse che in realtà quello è il mio passato, non penso che lui rimarrebbe sorpreso.>>
<<Che vuol dire?>> Mi passai una mano in mezzo ai capelli e portai le ciocche indietro. 
<<Lui non ha mai assistito a niente dei miei problemi famigliari. Ma Jake ha visto una scena, una sola che è citata anche nel libro.>>
<<Ok e qual è?>> Lo guardai.
<<Le nebbioline>> Diede dei colpi al sedile con la testa e sbatté una mano sul volante. Mise in moto di nuovo e senza che mi diede il tempo di prendere parola, disse:
<<Dobbiamo metterlo fuori gioco>> sbiancai e risi di nervosismo. La sua faccia era seria ma la mia era spaventata. 
<<Questa espressione la usano solamente quattro tipologie di persone: i ludopatici, chi fa sport, chi uccide e le forze dell'ordine e tu non sei niente di questi! Cosa direbbe la Chiesa?>>
<<Se pensi che abbia paura del giudizio universale ti sbagli di grosso. Ah e, io non sono mai stato credente.>>

In qualche minuto ero di nuovo nella mia casa editrice con Hideo che girovagava per la stanza in preda al panico. Nel suo studio Diana non c'era e la cercammo per tutto l'edificio. Io guardavo semplicemente il mio manager uscire fuori di testa come poche volte al mondo. 
<<Si può sapere perché sei così agitato? Lui è sempre venuto qui, ha sempre parlato con tutti quindi non capisco perché ti stai lasciando impaurire da Jake>> accavallai le gambe e incrociai le braccia aspettando una sua risposta che non arrivò, quindi parlai ancora con l'intento di fargli sputare qualsiasi paranoia gli si era creata in testa. 
<<Hideo, non ti ho mai visto così. Tranne al matrimonio di tua sorella e al secondo matrimonio di tua madre ma comunque non ho mai assistito a certi atteggiamenti da parte tua. Non lasciarti influenzare dal suo pensiero, Jake è un serpente e lo sappiamo benissimo entrambi.>>
<<No, lui è più di quello e soprattutto è più pericoloso. Il fatto che lui si intrufoli sempre qui come se fosse la sua seconda casa dimostra quanto io in realtà non sia riuscita a proteggerti ancora da lui>> improvvisamente impallidì ed ogni certezza che avevo sul suo autocontrollo svanì. 
<<Ma non è colpa tua. Jake è un tipo particolare non perdere tempo a seguirlo.>>
<<Tu non perdi tempo con lui, però>> mi voltai di scatto quando sentii la voce di  Valentín provenirmi alle spalle. Mi rigirai verso Hideo e gli lanciai un'occhiataccia non amichevole. 
<<Devi stare al sicuro, è pericoloso e lui ormai vive da te, quindi.>>
<<Lui non c'entra niente in questa storia, perché lo metti in mezzo?>> Sibilai a denti stretti. Ero furiosa, forse furiosa era un eufemismo. Ero in prenda alla peggior ira che avessi mai provato.  Se  Valentín lo avesse visto, anzi peggio, se Jake avesse visto lui, mio Dio, non volevo neanche immaginare cosa sarebbe potuto succedere. 
<<Tu perché non mi hai detto di Jake? Mi hai lasciato pensare tutte quelle cose e non ti è mai saltato in mente di dirmi la verità?>>
<<Cosa? Quale verità?>> Mise la mano in tasca e quando la portò fuori, attaccato ad essa c'era la foto mia e di Jake da bambini con i fiori in mano. Mi si fermò il cuore per qualche secondo e avrei preferito si fermasse per sempre. Questo voleva dire sono una cosa:
<<Hai frugato tra le mie cose?>>
<<Era nell'ala vecchia della casa. L'ho trovata per caso e guarda un  po', c'è anche una dedica dietro.>> E io sapevo benissimo quale dedica: Se le nebbioline serviranno a renderti felice, te ne comprerò un intero villaggio affinché tu sorrida sempre. Dal tuo migliore amico, Jake!!!
Rabbrividii al solo pensiero di quel giorno, di quelle urla e di mia zia che sorrideva per nascondere la paura che papà potesse vedermi insieme a lui.
<<Come sai dell'ala vecchia della villa? Chi ti ha dato il permesso di entrarci e che cosa stavi facendo?>> Hideo si fiondò su di lui e lo dovetti prendere dalla maglia per non farlo saltare addosso. 
<<L'ho portato io lì. Mi fido di lui e doveva sapere un po' del mio passato>> si girò con gli occhi rossi. Sembrava più distrutto di me, più deluso di  Valentín di me. 
<<Come hai potuto? E' uno sconosciuto.>>
<<Lui sa solo del violino, ha visto i visi della mia famiglia. Niente di che, insomma...>> sospirai ed abbassai il capo sentendo improvvisamente tutto il peso del mondo sulla testa. 
<<E ti pare poco?>> Alzò la voce e feci un passo indietro coi battiti del cuore nelle orecchie. Mi sentivo tremendamente in colpa, il rimorso si stava facendo strada nella mia coscienza. Forse non avrei dovuto portarlo nell'altra ala della casa. 
<<Si è poco. E' molto poco visto che ho trovato anche questo>> quando rialzai il capo vidi il mio taccuino nelle sue mani, sbiancai. 
<<Tu...come cazzo hai...>>
<<Gli attacchi di panico, tutte quelle cose che sbiascicavi durante la notte e le cicatrici sul tuo corpo...>>
<<Avete scopato?>> fulminai Hideo carcando di fargli capire che non era un dettaglio importante in una situazione del genere.
<<Hideo, non è il momento>> dissi chiudendo gli occhi. 
<<Non lo è mai. Come hai potuto fidarti di uno sconosciuto e andarci a letto insieme?>>
<<Hideo questo non cambia le cose! Lui sa tutto, ha scoperto tutto!>> Urlai indicando il mio taccuino che era stretto nelle dita. Dietro di loro scorsi una figura, poi due. Poi svenni quasi sul posto. Lentamente si fecero avanti ed io col panico in gola mi morsi la lingua per scaricare la tensione. 
<<Loro...sono qui>> sussurrai con un filo di voce. 
<<Cosa? Che hai detto?>> Era infastidito Hideo, ma io di più.
<<Hideo, dietro di te>> indicai Diana e Jake. 
<<Ce ne hai messo di tempo,  Valentín Coraza.>>
Quando vidi Jake sorridere malignamente all'uomo che amavo persi la speranza. 
Era finita, era finita veramente. 
Il noi che avevamo costruito non c'era più.

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