Il Terrore Serpeggiante

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Arrancando sul sentiero boscoso, l'incappucciato procedeva rapidamente e a testa basta tra le imponente radici che spuntavano dal terreno non mancando di voltarsi ogni due per tre, sincerandosi di non essere seguito da nessuno; era perfettamente consapevole che il darach fosse venuto a conoscenza di quanto accaduto quella mattina al WallMart, sarebbe stato strano pensare il contrario, ma la sola idea di aver deviato il corso del destino lo fece sorridere come non accadeva da tempo. Il futuro era cambiato e lui poteva, finalmente, permettersi di sperare e soprattutto tornare a respirare a pieni polmoni; accanto alle sue gambe tremolanti trotterellava allegramente il lupo fantasma, che non perdeva occasione per mettersi a giocare con il lungo mantello, ma Hood lo ignorò tranquillamente.

Cercando di trattenere i diversi colpi di tosse che da qualche ora gli mozzavano il fiato, lo stregone giunse in prossimità della sua destinazione; lì, illuminato dai raggi lunari e completamente isolato dal resto della riserva, si trovava il Nemeton. Ricordava ancora la prima volta che vi si era imbattuto, lottando in quella specie di dormiveglia incantato, e nulla gli avrebbe permesso di cancellare dalla mente quelle scene strazianti che era stato costretto a osservare; chiudendo di scatto gli occhi, e volgendo il capo da tutt'altra parte, l'incappucciato trattenne il fiato per qualche secondo prima di aprire gli occhi per poi puntarli in quelli cremisi del lupo.

 Ricordava ancora la prima volta che vi si era imbattuto, lottando in quella specie di dormiveglia incantato, e nulla gli avrebbe permesso di cancellare dalla mente quelle scene strazianti che era stato costretto a osservare; chiudendo di scatto g...

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«Proteggimi...» sussurrò mentre un triste sorriso gli illuminava il volto «Durante il rituale sarò debole e indifeso.» le iridi del lupo brillarono per qualche secondo prima che questi gli desse le spalle, sedendosi elegantemente e cominciando a scrutare l'immobilità della riserva.




Hood tornò a prestare attenzione all'enorme tronco e sollevò di scatto la mano sana, piegando leggermente le dita e corrucciando le sopracciglia per lo sforzo; poco a poco i sottili filamenti rossi iniziarono a materializzarsi nell'aria, intrecciandosi e annodandosi, formando un disegno sempre più intricato e dettagliato che man mano inglobava tutto il Nemeton. Il terreno parve tremare sotto la suola degli scarponi ma l'incappucciato lo ingorò e chiuse gli occhi, digrignando i denti a causa del dolore che iniziava a infiammargli l'animo; sentiva i muscoli tesi fino alla spasmo venire trafitti da mille e più lame, la pelle resa bollente come il metallo incandescente e le viscere contorte in una spiacevole morsa che sembrava volergli togliere il fiato.

Improvvisamente lo scenario iniziò a mutare, la riserva lasciò il posto a un'immensità bianca e accecante e l'unica cosa immutata in quell'oceano di nulla era proprio il Nemeton; sembrava spuntare dallo spazio opalescente e vibrare a mezz'aria, leggero come una bolla di sapone e solido come il più puro dei diamanti.

Quando Stiles riaprì gli occhi si ritrovò ad ammirare quello scenario surreale ma non poté mai guardarsi attorno visto che, seduto comodamente sul tronco, si trovava una figura; non era materiale né immateriale, troppo nitida per essere definita fantasma e troppo evanescente per essere definita umana. A prima vista sembrava un ragazzo, poco più che un sedicenne, ma il suo corpo emanava una luce talmente accecante da impedire a chiunque di poterne distinguere le caratteristiche; Hood corrucciò le sopracciglia da sotto al cappuccio, non era la prima volta che eseguiva quell'incantesimo ma mai prima di quel momento si era scontrato con qualcuno all'apparenza così giovane.

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