Capitolo 11 - Famiglia

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Non potevo dire che quella domanda mi avesse preso alla sprovvista, potevo aspettarmelo dopo quello successo la mattina ma comunque mi lasciò sbigottita dalla sincerità.

Guardai dietro di me notando Charlie con le orecchie dritte ascoltare la conversazione.

«Sono qua dietro.» gli dissi semplicemente.

Con un cenno del capo impercettibile lo vidi tornare ai suoi documenti così presi per mano Leiftan e lo trascinai nel piccolo giardinetto dietro casa. Poco distante Mazu dormiva nella sua tana e lo si poteva sentire russare leggermente.

«Aly, aspetta...»

Ma non mi fermai. Spostai qualche ramo basso di qualche cespuglio e mi fermai solo davanti a un paio di casse impilate vicino al muretto della casa.

Ci saltai sopra agilmente raggiungendo la sporgenza del tetto e poi tirandomi su. Mi sporsi dal bordo osservando la figura di Leiftan che ancora mi guardava con sguardo enigmatico.

«Avanti sali, qua possiamo parlare tranquilli.»

Lo vidi scalare le casse in legno e aggrapparsi al bordo del tetto cercando di seguire i miei passi ma era impacciato. Non so se fosse colpa dei sette anni passati nel Cristallo o che era solo diventato scoordinato.

Gli allungai una mano e lo aiutai a salire mentre un sorriso mi si dipingeva in volto.

«Una volta eri un abile guerriero, ora fatichi ad arrampicarti su un tetto. Ti ha fatto male diventare un eroe.»

Senza riuscire più a trattenermi risi sedendomi sul tetto osservando le altre piccole case mentre la falce di luna illuminava appena il cielo. Solo le stelle riuscivano a dare luce a quella notte altrimenti completamente buia.

«Aly... Perché scappi?»

«Non lo sto facendo. Semplicemente non volevo che qualcuno ascoltasse la nostra conversazione. Sai, Charlie ha l'orecchio lungo.» scherzai facendogli segno di sedersi accanto a me.

Ma quando Leiftan si sedette al mio fianco sembrò perdere tutta la risolutezza che aveva avuto pochi minuti prima. Rimase completamente silenzioso guardando il panorama davanti a sé.

«Leiftan?»

Solo allora si girò verso di me sospirando e ripetendo la stessa domanda.

«Sarah, è mia figlia?»

In quel momento forse dire la verità era la cosa migliore da fare.

«No.»

«Cos...»

Era completamente sbiancato. Probabilmente non si aspettava questa risposta, era convinto della sua ipotesi e vedersela smontare davanti agli occhi forse era forse stato un bel colpo.

«Ma lei...»

Gli presi la mano stringendola con un sorriso in volto.

«Sarah non è tua figlia.» gli ripetei in tono dolce.

«Quindi... Tu e Charlie... lui...?»

A quel punto era l'unica altra opzione rimasta. Per lui, era l'unica spiegazione plausibile ma allo stesso tempo la più dolorosa.

«Cosa?! Per l'Oracolo no!» esclamai immediatamente.

Le mie risposte lo confondevano ancora di più di prima. Sorrisi sospirando decisa a raccontargli tutta la verità.

«Sarah è mia figlia, e sì, anche di Charlie.»

Vidi Leiftan abbassare lo sguardo ferito, triste e amareggiato. Si portò le ginocchia al petto e cercò di rannicchiarsi il più possibile volendo scomparire.

Piume bianche - New EraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora