Come bambini.

923 65 76
                                    

Forse era meglio com'era nella mia testa quando ho beccato questi due visini che si specchiavano nell'acqua, ma non avevo ancora scritto di loro piccini (era sempre rimasto un punto bianco quell'aspetto), è venuta fuori - dopo un po', troppo anzi,...

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Forse era meglio com'era nella mia testa quando ho beccato questi due visini che si specchiavano nell'acqua, ma non avevo ancora scritto di loro piccini (era sempre rimasto un punto bianco quell'aspetto), è venuta fuori - dopo un po', troppo anzi, che era in cantiere ( io ormai come una lumaca bavosa)

c'è una parte di me, fate attenzione a non calpestarla,

buona lettura.

C.







Siamo bambini.

Bambini innocenti, ingenui che non sanno cosa sia ancora la vita.

Sono ancora bambini, mormora la voce di Dante dietro la porta della camera di Simone, che sta facendo i compiti.

Ha sette pagine di storia da studiare, non gli piace molto parlare davanti agli altri, ma sa che in qualche modo dovrà riuscire a parlare davanti alla maestra. Durante l'ora di disegno riuscirà a rilassarsi e poi durante quella di ginnastica proverà a giocare a palla nella piccola palestra condivisa - con gli alunni del suo istituto accorpato a un altro - con Manuel.

É ancora un bambino Floriana, riprende la voce, mentre il dito di Simone si è fermato sul capitolo che spiega la cultura e la storia degli Egizi.

Avere quasi dieci anni lo rendeva ancora un bambino, era vero, ma la voce di suo padre che discuteva al telefono con sua madre, non era quella di sempre. Sembrava agitato, turbato da qualcosa.

L'ultima volta era stato solo qualche anno fa, ha delle immagini che preferirebbe più fosche e meno nitide in testa, ma in ogni caso, almeno Dante non piange in silenzio, non singhiozza mentre Simone si stringe la felpa nella sala di ospedale. Almeno suo padre non sta cercando di parlare con i dottori per sapere di più, senza avere però risposte certe.

Avere quasi dieci anni e perdere un fratellino a soli sette, non è qualcosa che si riesce a capire. È dura e non sembra poi tanto una cosa da bambini quando a passare attraverso quell'evento sei proprio tu.

È stato un bambino forte, ripetuto dai suoi a varie persone vicine alla sua famiglia.

La verità era che essere forti a quell'età mette già in prospettiva un po' tutto.
Definisce un quadro a contorni dell'aspetto che avrà d'ora in poi ogni giornata che ti appresti a vivere, che tu lo voglia o no.

In parte non capisci, in parte ti sembra così assurdo mettere di punto in bianco sotto un'altra chiave la tua spensieratezza infantile, e quindi in parte devi essere più vecchio e adulto ad un'età non consona.

Manuel così come lui, ha passato qualcosa di simile, ma con l'assenza del padre.
Non è qualcosa di cui hanno parlato spesso, ma è sempre stato come se fossero uniti dallo stesso filo di crescita precoce per due esperienze fondamentali e così simili quanto diverse.

Un'estate per crescere  (what if we've been friends from the start )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora