Le mie mani fremono, mentre stringo con morbosita' la lettera ruvida, impaziente di romperne l'involucro. Il ticchettio dell'orologio rimbomba nei miei timpani, accompagnando i battiti affannosi in una spietata sinfonia, trattenendo il mio inconscio di sprofondare nell'abisso dei ricordi.
"E' ora di andare" sussurra languidamente l'anima non affine stesa al mio fianco, cercando di distogliere la mia attenzione dalle spighe dorate e i girasoli lucenti che offuscano la mia mente. Le rivolgo uno sguardo, assente, accarezzandone le guance con un sospiro e arricciando i lunghi capelli in maniera giocosa "Ancora qualche istante"
La pioggia cade rumorosa sull'asfalto, mentre il portone d'acciaio si serra con un tonfo alle nostre spalle, spezzando l'apparente quiete tra i nostri corpi, inebriati uno dell'essenza altrui. ''Ci vediamo allora'' sussurro, quasi impaurito di pronunciare tali parole. Lame di ghiaccio mi trafiggono l'anima , intrappolando il mio inconscio sfuggente ''Non penso sara' piu cosi''
Tono secco. deciso. no, questa volta non si torna indietro. ''Tu non mi guardi veramente. Tu sei oltre'' Sguardo scheggiato, l'ho ferita.
L' ho fatta smarrire per ritrovare me stesso. ''Addio. Segui la tua strada, sai cosa intendo. Non e di me che hai bisogno'' Mi rivolge un ultimo sorriso prima di voltarsi, con fredda eleganza, e procedere a passo svelto verso il suo futuro, privo della mia presenza. Sfilo dalla giacca la busta stropicciata, pronto ad immergermi nelle righe nero pece. Devo solo lottare. Basta fuggire.