Manuel da sempre odia chiunque gli faccia notare i suoi errori, le sue mancanze, i suoi difetti. Se fosse stato appena più disponibile ad ammettere i suoi sbagli, infatti, probabilmente non avrebbe messo a repentaglio la vita sua e di sua madre a causa dei suoi affari con Sbarra, ma è semplicemente ciò che è: una testarda testa calda.
La situazione peggiora drammaticamente quando gli succede una cosa che fa perdere il controllo anche alle persone più risolute, cioè quando si innamora.
A quel punto diventa praticamente impossibile farlo ragionare. Gli diventa impossibile anche mantenere una impercettibile parvenza di lucidità.
Forse a non aiutarlo è anche il fatto che l'oggetto del suo amore sia proprio il suo migliore amico, un ragazzo, e che quindi accettare di sentire tutta una serie di emozioni e impulsi del tutto nuovi non sia stato facile. Forse sono attenzioni che riserva esclusivamente a Simone o forse si comporterebbe così in ogni caso, indipendentemente dall'identità dell'altra persona.
Per qualche breve frangente se lo domanda. Si chiede se stia sbagliando, se forse sia il caso di parlare apertamente a Simone, in virtù del loro rapporto così viscerale che li lega, si chiede se non stia forse esagerando con tutti quei sentimenti — come se si potessero controllare —, se Simone si meriti di sapere ciò che lui prova oppure no, si arrovella il cervello davvero a lungo per gli standard di Manuel Ferro ma alla fine giunge ad una sola conclusione: conviene smettere di pensare.
Smettere di pensare però non equivale a smettere di sentire. O meglio, smettere di pensare attivamente a Simone non gli garantisce di smettere di provare cose per Simone.
Ed il suo principale problema è che lui non ha esperienza. Non si è mai innamorato prima, non ha mai sentito una voragine aprirsi al centro dello stomaco, non si è mai sentito come se qualcuno gli stesse risucchiando il cuore dal petto, non ha mai sentito un'improvvisa luce accecarlo soltanto perché quella persona ha varcato la soglia della stanza, non è mai stato punto dalla gelosia, non ha mai dovuto imparare a convivere con la consapevolezza che la persona che più desidera in realtà neppure lo vede.
Nulla di tutto questo gli è mai successo e quindi quando tutte queste emozioni, quando tutte queste sensazioni lo travolgono, lui crede di essere giustificato, crede che la più grande cazzata della sua vita abbia in realtà motivo di esistere.
Perché sono alla festa di compleanno di Aureliano e Simone ha una camicia bianca abbottonata fino al collo, la barba non perfettamente rasa, quindi appena visibile, i capelli perfettamente acconciati con il gel, un pantalone nero che sembra sia stato cucito appositamente sulle sue cosce e Manuel si sente scivolare quando lo vede fare il suo ingresso in sala.
Qualcuno deve star stringendo le mani attorno al suo stomaco, deve avere una mano impegnata a tirargli via il cuore dal petto, qualcuno deve aver acceso una luce proprio in corrispondenza dei suoi occhi.
Qualcuno deve aiutarlo, perché lui non riesce a togliere gli occhi dalla schiena di Simone e dalle sue fossette ma Simone i suoi non li poggia su di lui neppure per errore.
Ma nessuno lo aiuta e quindi Manuel fa quello che gli riesce meglio: il coglione.
Simone a malapena lo saluta, quella pacca sulla spalla che gli concede prima di essere trascinato via da Matteo gli sembra soltanto una pallida imitazione di quelle carezze che Manuel sa che è in grado di dare.
Se le ricorda tutte le carezze di quella notte. Se chiude gli occhi e si concentra abbastanza riesce a sentirle le mani di Simone sulla sua pelle.