La Melodia Nascosta

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La ragazza scese dall'autobus, le cuffie nelle orecchie e i capelli sciolti che quasi nascondevano il visino a forma di cuore. Aspettò che il veicolo ripartisse poi attraversò la strada, dirigendosi verso casa; affondò le mani nelle tasche della divisa scolastica e alzò lo sguardo verso il cielo plumbeo e, capendo che il temporale era imminente, affrettò il passo. Camminava velocemente, a testa bassa, la alzò solo quando giunse in prossimità del parco giochi, quello in cui giocava da piccola col suo migliore amico. All'improvviso un sorriso malinconico le apparve sul volto e, come spinta da una forza invisibile, si avvicinò alle altalene dove lei e il ragazzo erano soliti sedersi a mangiare un gelato mentre parlavano delle loro giornate; ripensando a quei momenti una lacrima solitaria le rigò il volto.

La prima goccia la colpì sulla mano che reggeva la catena dell'altalena, la seconda invece la prese in testa, nel giro di pochi minuti era fradicia ma, incurante di ciò, lei continuò a osservare quel luogo così caro. Poi partì quella canzone, quella che non sentiva da anni perché le ricordava lui, e per la prima volta non pianse ascoltandola, anzi un sorriso luminoso si fece strada sul suo volto. Allora accadde l'impensabile: la pioggia scomparve, al suo posto un caldo sole estivo, gli alberi fino ad allora privi di foglie divennero verdi e rigogliosi, e si rivide bambina, con lui accanto, mentre ballavano sulle note di una canzone che solo loro conoscevano. Così la ragazza si mise a ballare e ballare e ballare, finché non le iniziò a girare la testa. Allora si lasciò cadere su quell'altalena e iniziò a ridere, una di quelle risate contagiose, che scaldano il cuore.

Dopo un tempo che parve interminabile, la pioggia cessò e il cielo iniziò ad aprirsi, permettendo a sprazzi di sole di illuminare il paesaggio e riscaldare con i suoi tiepidi raggi autunnali l'aria intorno. A quel punto la ragazza decise che era giunto il momento di tornare a casa e lasciare il passato in quel parco. Si alzò, oltrepassò il cancello del parco giochi, e si voltò un'ultima volta alzando una mano in segno di saluto, dicendo finalmente addio. Poi riprese la strada di casa, con un sorriso appena accennato.

La ragazza però non sapeva che durante quella sua danza sotto la pioggia non era stata da sola; a essere precisi non lo era quasi mai stata: un ragazzo l'aveva seguita. L'aveva vista arrivare e scendere dall'autobus, lei gli era passata accanto, ma non l'aveva notato; lui però si era subito sentito attratto da lei, come da una calamita, e senza rendersene conto le era andato dietro.

Quando aveva iniziato a piovere si era immediatamente preoccupato di togliersi la giacca per darla a lei, perché sentisse meno freddo, un gesto inconsulto, che aveva fatto nascere sul suo viso un sorriso amaro. Come l'aveva vista cominciare a ballare si era bloccato, incapace di distogliere gli occhi da lei. Improvvisamente anche lui si sentiva più leggero e si ritrovò a sorridere dinanzi a tanta spensieratezza; infine, quando lei iniziò a ridere anche lui lo fece, senza preoccuparsi che lei lo potesse notare. Sapeva che ciò non sarebbe accaduto: lei non poteva vederlo. Restarono così: lui incapace di toglierle gli occhi di dosso e lei completamente ignara della presenza di lui, finché non si alzò e continuò per la sua strada.

Fu immediatamente tentato di seguirla; ma quando la vide alzare la mano e salutare cambiò idea e rimase a guardarla mentre si allontanava: i capelli grondanti, le cuffie nelle orecchie e un lieve sorriso a illuminarle il volto.

Poi si voltò, riprendendo la propria strada, consapevole che quella giornata sarebbe rimasta per sempre scolpita nella sua memoria. Con un ultimo sguardo al cielo screziato di luce si chiese se il destino gli avrebbe mai concesso di rivedere quella ragazza che, dicendo addio al passato, gli aveva donato la pace che da tanto andava cercando, perché ora che lei era felice lui poteva finalmente lasciarla andare.

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