15. I vecchi ricordi non svaniscono

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Mor

Ero nella macchina di Logan, con Eron al volante e Hawk nei sedili posteriori. Mi maledissi per aver leccato l' addome del mio migliore amico, mi maledissi pensando a come si fosse sentito Hawk, a come mi ero comportata e a come era finita la serata. Eron guardava dritto la strada e non mi rivolgeva neanche uno sguardo.
Sentii delle dita sfiorarmi il braccio, Hawk mi stava guardando con sguardo apprensivo. Allungai una mano verso di lui e intrecciò le sue dita alle mie
«Ragazzina?» mi girai a guardarlo.
«Si?»
Chiuse gli occhi e poggiò la sua guancia sulle nostre mani intrecciate.
«La serata poteva finire molto peggio...» ridacchiò.
Vidi che con la coda nell' occhio Eron ci stava guardando
«Almeno non hai dovuto leccare uno di quei luridi porci che si trovavano lì»
«Se fosse stato qualcun' altro non lo avrei fatto, forse però non avrei dovuto farlo neanche con te» ridacchiai per ciò che aveva appena detto Hawk che dopo un po' iniziò a farneticare esausto.
«Quella bionda era... Cristo
Inarcai le sopracciglia e Hawk si guadagnò un' occhiata da Eron.
Riuscivo a intravedere le luci che provenivano dall' interno di casa di Derek a metri di distanza, l' auto all' improvviso si fermò e le sopracciglia di Eron crearono un' espressione confusa, provò a ripartire ma l' auto non ne volle sapere.
«Che succede Er?»
Hawk si sporse da i sedili posteriori.
«Non lo so... Chiamo Logan»
Fuori dalla finestra la pioggia cadeva furente e rimbombavano lampi e fulmini.
«Casa di Derek è letteralmente qui, dista qualche decina di metri»
Il telefono squillava ma nessuno rispondeva, Eron si girò nella mia direzione e prima che potesse aprire bocca Hawk parlò per primo.
«Ragazzina c' è il temporale»
«Un po' di pioggia non mi ucciderà»
«Ti accompagno»
«Non ce n'è motivo»
«Dammi un attimo»
Cercò per qualche minuto qualcosa, poi impreco.
«Non c' è l' ombrello!»
Eron imprecò, poi scese dall' auto, aprì il cofano davanti e dopo qualche minuto tornò in auto fradicio e imbronciato.
«Ok. Ho un piano»
Esclamò Hawk poco lucido.
«Scendiamo dall' auto e corriamo verso casa di Mor sperando che Gerick ci apra la porta e non butti fuori a me ed Eron»
Eron inarcò un sopracciglio ed io guardai accigliata Hawk.
«Derek»
«Derek, lui» Hawk aprì la portiera.
«E perché dovrebbe buttarvi fuori?»
Hawk guardò Eron.
«Penso si odino, io non ho mai visto Deril però» scese dall' auto.
«Non odio Derek»
Un tuono rimbombò nell' aria.
«Bla bla bla!» disse Hawk fuori dall' auto.
Scendemmo e tutti e tre ci avviammo verso casa, prima che potessimo toccare il portone esso si spalancò da solo.
Derek.
«Entrate forza!»
Ci fece spazio e corse verso le scale.

Il tepore del salotto ci accolse e l' idea che Eron ed Hawk fossero a casa di Derek era... Ambigua.
Derek salì svelto in bagno e ritornò che degli asciugamani di ogni grandezza.
«Ho intravisto l' auto arrivare dalla finestra, se non calma resterete qui per la notte»
Salì in camera sua per prendere dei vestiti asciutti e indicò a Hawk il bagno. Gli altri li poggiò nel divano vicino ad Eron.
Poi guardò me e il suo sguardo si addolcì di una nota impercettibile.
«Mor va subito a metterti qualcosa di asciutto» mi sorrise e mi accarezzò un braccio, indicandomi con lo sguardo il bagno.

Derek

Mor salì svelta in camera, lanciandoci un' occhiata prima di sparire.
Non sapevo da chi avesse preso il suo essere così peculiare e attenta ma era sveglia, più di quanto fossi stato io alla sua età.
«Accomodati Eron» il suo amico era già salito in bagno.

Il ragazzo restò in piedi e iniziò a girovagare per il salotto e la cucina, studiava l' ambiente attento a ogni singolo dettaglio o particolare.
Nel mentre uscii la cena che avevo preparato ore fa dal forno e apparecchiai per quattro.
«Tu sei come Hawk giusto? Tu e Mor eravate nello stesso orfanotrofio, siete cresciuti insieme?»
Mi guardava senza rispondere, poi, sempre mentre osservava cosa lo circondava, aprì bocca.
«Perché lo hai fatto?»
«Perché ho fatto cosa?»
«Perché riprendersi la propria nipote quando già è un' adulta?»
Mi irriggidii all' istante e puntai il mio sguardo su di lui
«Siete solo dei ragazzi
Per la prima volta mi guardò negli occhi.
«È frustrante? Aver avuto sotto il naso tua nipote per tutti questi anni, lavorare per i suoi tutori e sapere solo dopo tredici anni che lei esiste ed è orfana»
Assottigliai gli occhi e posai bruscamente un bicchiere sulla tavola provocando un tonfo.
Lui non sembrò reagire, mi guardava dal fondo della stanza, i suoi occhi cerulei risplendevano in contrasto con le ombre del salone.
Sfiorò i vecchi giornali.
«Smetta di cercare.»
La linea della sua bocca era all' insù ispirando puramente un' indole derisoria e provocatoria.
«Non farti gli affari miei, ragazzino»
Mi avvicinai di qualche passo, il suo respiro era regolare, i tratti rilassati e lo sguardo fin troppo attento.
«Smetta di scavare nel suo passato, non è una richiesta»
«Ho il diritto-»
Si avvicinò di un passo.
«Oh, invece non lo ha...» sogghignò.
«nemmeno un po'.»
Il suo sguardo si fece più cupo.
«Tenga bene a mente che la conosce da quanto? Un paio di mesi? Io la conosco più di quanto lei riuscirà mai a fare. Quindi ora mi ascolti bene, smetta di cercare in faccende che non le riguardano, smetta di ficcare il naso nella mia storia e di quella delle persone a cui tengo. E smetta, di cercare cose sul passato di Mor che Mor stessa non le dice.»
Sorrise di nuovo con una falsa cortesia che mi fece venire un brivido lungo la schiena.
Poi prese i vecchi giornali che tenevo sotto alcuni fogli di lavoro e li buttò sul tavolo.
«Non sono affari suoi, pensi piuttosto a suo fratello, chissà che fine ha fatto»
Sentivo delle scariche elettriche scorrermi lungo tutto il corpo, le vene pulsare e il petto ardere.
«Che succede?»
Mor era ferma in mezzo alle scale e ci guardava con i capelli ancora umidi che le ricadevano sulle spalle.
L' altro ragazzo uscì dal bagno in quell' esatto istante e scese le scale puntando lo sguardo su Eron, sembrava consapevole di quello che era successo qualche minuto fa.

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