Esercitare la propria professione in veste di ateo è molto difficile in Italia; all'estero, invece, mi è possibile eseguire diagnosi più accurate, senza incorrere in colleghi o superiori che trovino inadeguato il mio approccio totalmente razionale, privo di morale.
In Italia, mi sono imbattuto in pazienti la cui mente era stata totalmente rovinata da un forte indottrinamento religioso subito in famiglia, che li portava a forme di inflizione di punizioni alla propria persona, rendendo la loro esistenza totalmente scollata dalla realtà.
Una delle cose più difficili del mio lavoro è rieducare la mente di una persona a vedere se stessa in piena onestà, senza alcun filtro morale; ci vuole tempo, pazienza, dolcezza, e una personale predisposizione a trattare gli altri come esseri umani intelligenti.
Il gruppo di specialisti di cui faccio parte si occupa di curare i pazienti ma anche di studiarli, stendendo report di ricerca; li sosteniamo con un approccio più ampio al problema; tra di noi non ci sono non solo psicologi e psichiatri, ma anche filosofi.
Realizzare in Italia un progetto etico come il nostro in cui più "specialisti della mente", di vari settori, si consultano sarebbe stato impossibile: il "metodo italiano" oggi è tutto basato su somministrazione di psicofarmaci e non lascia spazio alcuno al dialogo.
Sulla base delle intuizioni di Silvano Arieti - tra i pochi studiosi a sostenere l'importanza di non togliere mai dignità al paziente - operiamo per offrire sollievo a quelli che sono i sintomi di una società che sforna in continuazione nuovi soggetti depressi.
Siamo fortemente convinti che sia necessaria una società futura dove, fin da bambini, sia possibile trovare nei soggetti adulti attorno un ottimo sostegno per sviluppare propensioni e intelletto, in assenza di educazioni repressive (moralità, religiosità).
Lavoriamo sui bias cognitivi, con un approccio empatico; investiamo energie in parole, in conforto, in attività ricreative per adulti, quando sono adulti; per bambini, se sono bambini, affinché nessuno si senta malato, ma propositivo, attivo, partecipe e non subordinato.
Non non crediamo: noi sappiamo che una mente confusa, depressa, poco equilibrata è il prodotto di una crescita familiare, sociale, scolastica disfunzionale e che un farmaco non è in grado di poter in alcun modo curare disturbi derivanti dal non essere stati amati correttamente.
Vi invito ufficialmente a cercare soltanto specialisti che evitino, quanto più possibile, la somministrazione di psicofarmaci, poiché essi rappresentano un sollievo soltanto per lo psichiatra e lo psicologo, consentendo loro un'agenda folta, invece di dedicarvi attenzione.