Era una tipica giornata d'inverno.
Una tipica giornata d'inverno in cui il vento gelido soffia e congela tutto ciò che incontra.
Era una tipica giornata d'inverno, in una tipica città del Giappone.Un uomo sulla ventina si trovava nel suo appartamento nel centro di Yokohama, sorseggiando un calice di vino e assaporando una deliziosa ciotola di ramen pre-confezionati.
Era stanco, stanco di tutti e di tutto, non riusciva a comprendere come la vita potesse essere così monotona.
Stava lì seduto sul suo divano, assaporando il ramen ancora freddo, mentre ascoltava il piacevole suono del vento smuovere le foglie degli alberi autunnali.~
Quello stesso giorno, all'incirca verso la stessa ora, un'altro uomo sembrava sentirsi allo stesso modo. Stava traslocando nel suono "nuovo" appartamento, ma sapeva che non lo sarebbe stato ancora per molto. Aveva deciso che questo sarebbe stato il luogo.
Era sera, una leggera brezza soffiava scompigliando i capelli bruni di quest'uomo, tanto indaffarato quanto nullafacente.
Decise che non c'era neanche bisogno di trasportare tutti i bagagli, non gli sarebbero serviti comunque. Prese solo il suo cappotto e la sua valigia e salì le scale.
Sette fottuti piani.
Comprendeva che era necessaria una determinata altezza ma lui aveva sempre sostenuto di non voler soffrire prima di morire.
Sì, quell'uomo aveva deciso di suicidarsi quella sera.•
La ciotola di ramen era ormai vuota e, dopo diversi minuti, l'uomo decise di alzarsi a posarla. Durante il breve tragitto verso la tanto odiata cucina, l'uomo rivolse lo sguardo alla finestra e, per la prima volta, vide una luce fioca nella stanza del balcone di fronte.
Qualcuno aveva forse traslocato?
L'uomo posò in malo modo la ciotola sullo scaffale, senza neanche sciacquarla; non era importante al momento.
Si avvicinò alla finestra e guardò meglio.
All'interno della casa, disabitata per quanto ne sapeva lui fino a qualche minuto prima, era presente un uomo. Meravigliato, il ventenne decise di continuare ad osservarlo, dato che non aveva nient'altro da fare comunque.
Lo osservò posare il cappotto su quel che sembrava essere una sedia.
Gli sembrò come se, dal modo in cui era stato poggiato, quel cappotto sarebbe rimasto lì a lungo. Il ventenne cominciò a sentire dei brividi lungo la schiena quando vide l'uomo uscire in balcone senza cappotto, in procinto ad osservare il cielo.
Lo guardò meglio, aveva degli occhi spenti, vuoti, difficili da decifrare.
Ma è quando l'uomo misterioso salí sulla ringhiera, che il ventenne iniziò a preoccuparsi.
Probabilmente il bruno non si era accorto della sagoma che lo stava fissando dal balcone di fianco.
L'uomo misterioso sedeva a cavalcioni sulla ringhiera, facendo dondolare le gambe e osservando, ad un ritmo definito, prima il suolo, poi il cielo.
Il ventenne ebbe come l'impressione di star osservando un corpo senza anima.~
Si era ormai deciso, l'uomo, a scegliere il momento. Era seduto a cavalcioni sulla ringhiera, dondolando le gambe, come se esse fossero l'unica parte del suo corpo ancora in vita, quando udì una voce.
"Non pensi anche tu che lo zucchero nel caffè sia una cosa alquanto controversa?"
Il bruno parve sorpreso nell'udire una simile voce, gentile ma allo stesso tempo arrabbiata, provenire da un uomo nel balcone di fronte.
"Cioè non capisco come la gente aggiunga una sostanza del genere in una bevanda creata per essere bevuta amara. Perché dolcificarla? Mi sembra alquanto insensato. Se è stato così che così sia."
L'uomo continuò nel suo discorso, all'apparenza, alquanto banale, ma che ebbe un enorme effetto sul bruno.
"Però è anche vero che la pianta di caffè, in quanto vegetale, non è di per sé amara. Quindi alla fine tutti possono fare comunque quel cazzo che vogliono, dico male?"
L'uomo rimase spiazzato da quelle parole, che avevano completamente catturato la sua attenzione distraendolo da tutto.
"Come hai detto scusa?" chiese il bruno, ancora sorpreso.
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"Perché sei qui?"
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"Beh non che mi aspettassi una risposta" concluse il ventenne.
~
I due rimasero a fissarsi per molto tempo; senza una particola motivazione in realtà.
Si guardavano negli occhi, si studiavano e si osservavano, l'uno cercando ci comprendere l'altro.Dopo quella che sembrava essere un'ora il ventenne decise di prendere l'iniziativa, ancora una volta.
"Perché non ci incontriamo in un bar, questa sera, per prendere un caffè?"
Il ventenne, consapevole del fatto che non avrebbe ottenuto una risposta, cominciò ad avvicinarsi alla finestra del balcone.
"Sono Nakahara Chuuya, comunque" disse, sistemandosi ordinatamente i capelli color rame dietro le orecchie.
Camminò lentamente fino ad arrivare alla finestra."Osamu Dazai"
Il ventenne si girò di scatto, sorpreso di aver sentito l'uomo parlare, facendo smuovere i suoi capelli al vento e provocando un leggero inarcamento delle labbra del bruno.
"E comunque" continuò, sorprendendo Nakahara sempre di più;
"Io non prendo il caffè con lo zucchero"
Chuuya sorrise, guardando Dazai negli occhi.
"Menomale"
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Era una tipica giornata d'inverno.
Una tipica giornata d'inverno in cui il vento gelido soffia e congela tutto ciò che incontra.
Era una tipica giornata d'inverno, in una tipica città del Giappone.Due uomini, in un bar, conversavano come due vecchi amici, ma si notava che forse dell'altro stava nascendo.
Due uomini, entrambi sulla ventina, uno con i capelli color rame e l'altro di un marrone intenso.
Due uomini, con davanti una torta, dei pasticcini e del tè.
Due uomini con davanti due tazzine di caffè.
Entrambe, senza zucchero.
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Caffè, bar e situazioni d'amore
RomanceSoukoku one-shot I personaggi non appartengo a me ma ad Asagiri. Genere fluff (come dinamica) con accenni a temi come il suicidio, se sensibili, non leggere. I punti di vista cambiano circa ogni paragrafo ma sono facilmente riconoscibili.