Help me (i am dead)

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Quella che oggi vi voglio racconta' è una storia.
La mia storia.
Ma prima, mi piacerebbe presentarmi: mi chiamo Gaia, e sono morta.
Vivevo a Napoli -cando ero viva-, ma non nella parte turistica e urbanizzata, no, io abitavo in una piccola casa proprio sul mare.
Mi piaceva stare sola, la solitudine era sempre stata la mia migliore amica, e a me andava bene così.
La mia vita pareva perfetta, la mia casa -seppur umile- era caruccia, faceva la sua figura. Aveva un bel balconcino con vista mare, che tu ti svegliavi la mattina già tutto contento per aver veduto quel bel panorama d'azzurro.
L'interno era semplice, ma elegante. I mobili eran tutti fatti di un legno scuro scuro, che quasi ti pareva nero. Le pareti erano tutte bianche, ma non quel bianco ospedale, no. Un bel bianco crema che faceva un effetto grazioso. Su di essi c'erano tanti di quei quadri che ne avevo perso il conto, de' tutti i tipi: te' potevi pigliá de tutto che sicuro ti piaceva.
C'aveva un bel profumo, profumo di mare e di vissuto, che tu entravi e ti sentivi proprio a casa.
Pure io di me non mi ero mai lamentata. Mi dicevano tutti che ero pari pari a mio Babbo, ma a me non pareva tanto vero. Gli occhi de' mi babbo, che tutti chiamavano Pasca', ma il suo nome vero era Pasquale, erano d'un azzurro che tu guardavi il mare e pensavi: Guarda un po', son proprio color celeste. Mentre i miei di occhi erano bruni, color carbone, come quelli della mamma.
I miei genitori eran tutti brave persone: mio padre era il cosiddetto "gigante gentile" tanto burbero fuori ma poi se lo conoscevi alla fine era un pezzo di pane. Mia madre era una donna d'altri tempi, con un'ideale di famiglia ancora antiquato: severa e vigile, per dare l'educazione giusta ai figli. Ma alla fine anche lei c'aveva il suo lato bonario, te' sorrideva sempre quando la incontravi in paese, al mercato del pesce, ed era sempre gentile con tutti.
Ve lo ho già detto ma vorrei rammentarvelo: mi' padre era un uomo robusto, dai folti capelli bruni (anche se de' capelli oramai non ne aveva più, l'età insomma si faceva sentì dopo un po'), madre invece aveva il capo di un biondo splendente come u' sole, Babbo me' diceva sempre che la aveva sposata perché gli ricordava u' sole.
Poi c'erano i miei fratelli: Giacomo e Greta. Il primo aveva due anni più de' me, e gli piaceva rammentarmelo tutte e' sante volte perché sapeva che me' dava fastidio. Insomma, gli piaceva prendermi in giro al monello. Lui assomigliava tutto alla mamma, gli occhi azzurro cielo come mio padre erano l'unica impronta di mi' padre, per il resto tutto mi' madre.
Poi c'era Greta, che era la piccin' de' casa. Era un poco la preferita della famiglia, essendo l'ultima dei fratelli. Lei invece giuro, tutta mi' padre, tale e quale, solo io sembravo u' bastardino.
A mí Babbo piaceva nuotare assai. Tutte le domeniche me' diceva -a tutta a' famiglia- "Aspettate ca' che vado a nuota'" e tutti se dovevamo stare muti, o quello sé incazzava tutto, e cando accadeva erano guai seri per tutti. Alla fine sta' passione mi era venuta pure a mia', l'acqua me piaceva, me' calmava l'anima, u' fruscio del vento sulla pelle bronzea, e d'estate, quando c'era u' sole, se stava cassi' buon che in mare ci si stava na' meraviglia. A me nuota'me piaceva assai.
Tutto era perfetto per mia', niente mi corrucciava più, la vita mi aveva donato na' famiglia benevola, un paese co un mare che se stava da Dio, e poi c'era u' sole, che ti faceva torná u' surrisu tutte le volte che lo vedevi. Pareva che tè sorridesse.
E poi vení u' giorno, quel giorno lì, quello che cambiò la vita mia.
C'era caldo assai me' ricordo, avevo detto a mi' mae: "Ma'! Vado giù a nuotá!" Lei me'aveva urlato che potevo andá e io avevo corso in spiaggia, tutta contenta.
Era il 18 Agosto, mi'ricordo proprio bene chel giorno, perché lì incontrai chello che mi pareva l'uomo della vita mia.
Ma ero una uagliona ingenua io, sempre stata a dire a' verità proprio.
E pensa' che quel giorno mi pareva di esser viva più che mai, e invece cussi non fu per nulla.
Salvatore sé chiamava.
Era u' uaglio' più bello de' tutta Napoli, o così se diceva. Io non avevo mai creduto ai pettegolezzi, ma cando lo vidi me dovetti ricredere. Agli occhi miei apparve un ragazzo, il più bello che avessi visto nella vita mia, e pensai che la gente aveva ragione assai quando diceva che era bello come u' sole d'estate. Non credevo agli occhi miei, lo giuro su mi' mae.
Me' incantai a guardarlo, e lui me' notò. Mi voltai dalla vergogna, ma ormai era troppo tardi, m'aveva vista, e chelli erano i fatti.
"A' uagliona!" Lo sentii urla'. "Dici a mia'?" Domandai, lui annuì.
"E certo a chi sennò, vie' ca' che ci facciamo du' chiacchiere!" Feci un errore e accettai.
Camminammo per la spiaggia tutto u' giorno, solo quando vidi il sole tramonta' me resi conto che mi mae probabilmente si stava a' preoccupà.
"Me dispiace assai Salvato', ma devo proprio anda'!" Esclamai sbrigativa, poi, lui deve na' cosa che non me' sarei aspettata mai.
Me' baciò la bocca.
"Vabbuò, ma promettimi che ci rivediamo" annuii confusa e tornai a casa mia.
Mi madre, come avevo presupposto, me sgridò assai. "Dove t'eri cacciata Gaiu'?" Se incazzò lei, e non la biasimai.
Ciononostante però, tutti i giorni andavo in spiaggia a incontra' Salvatore, che -mi resi conto- s'era innamorato de mia.
Poco tempo dopo ce' fidanzammo, ma io nascosi tutto a tutti, non me' andava di dire a tutta la famiglia mia che m'ero fidanzata. Non volevo che si facessero i cavoli miei.
Poi, un giorno, scesi in spiaggia.
"Amò, vita mia, che bello vederti! Oggi spendi com u' sole, o' sai?" Arrossii al suo complimento: non me lo aspettavo.
Alla fine, io non ero niente de' speciale. Minuta, timida, e anche un poco bassina per a' mia età. Avevo 16 anni ma ne dimostravo appena 13.
Feci per anda' via -non ci tenevo ad un'altra strinata da mi' madre- ma lui me' trattenne per u' braccio destro.
Corrucciai la fronte.
"Che c'è amò?" Chiesi un'u poco perplessa. "Me dispiace assai" e di così, che me spinse in acqua.
Io sapevo nuotá, e pure buon, ma lì l'acqua era troppo alta, e gli scogli pure. L'ultima cosa che vidi prima de morì fu una figura, che allungò una mano verso de mia', ma la sua presa andò a vuoto, il mio corpo finì chissà dove sul fondale de u' mare, quel mare che me piaceva tanto.
Le indagini non portarono a nulla, Salvatore però, dichiarò che na' persona -gli pareva maschile ma non era sicuro- aveva tentato di salvare la vita mia, buttandosi in acqua senza pensarce' di' volte.
Mi' madre ne rimase devastata, mi'padre pure.
Il giorno della mia morte il cielo divenne tutto nero, come se lui fosse morto con me.

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