Capitolo 24

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Gally in poco tempo si era addormentato e Jeff stava discutendo con Clint.
<<Pensaci. Perdere un calzino è più frustante che perderne due!>> disse il medicale più giovane.
<<Ma che ragionamento è?>>
<<Aspetta, ascoltami! Se tu hai due paia di calzini, uno bianco e uno nero, e ne perdi uno, non potrai mai più metterti quello rimasto solo, perché non puoi metterne uno bianco e uno nero. Perciò quello restante rimarrà lì per sempre. Pensaci. Quanto ti darebbe fastidio avere un calzino, ma non poterlo usare?>>
<<Ma che problemi hai?>>
<<Io credo che possiamo smetterla qui.>> dissi interrompendo i due.

Le fredde mura del labirinto erano pronte ad inghiottire il mio amico, che arrivò pochi minuti prima della chiusura accompagnato dal fagiolino.
<<Quindi questa caspiata è vera? Sei un velocista?>>
<<Corro bene, pive.>>
<<Non ti permettere. Devi portare rispetto ai superiori, fagiolino>>
Ci dirigemmo in cucina dove Frypan ci accolse con un grande piatto di patate e carne.
Tutti tre eravamo molto affamati...ma che dico, Minho era sempre affamato!
<<Ma tu non odiavi le patate?>>
Mi disse Newt sedendosi accanto a me.
<<A me non piace il purè. Amo le patate>>
<<Oh, anche io amo le patate!>> si intromise il velocista.
<<Minho!>> Lo rimproverai con le risate degli altri radurai in sottofondo.
Vedere la cucina piena di risate mi riempì il cuore di gioia. C'era spesso un alone triste nella Radura, quasi malinconico.
Tutti avevano paura, eppure nessuno voleva farlo vedere.
Frypan aveva annunciato la festa, stranamente approvata da Alby, e aveva assegnato a tutti un compito.
Io, William, Clint e qualcun altro dovevamo raccogliere legna per il falò.
Gally, appena ripreso, doveva preparare litri e litri della sua bevanda speciale e Frypan doveva semplicemente cucinare il suo stufato.

Quella sera tutti ritornammo a letto con un sorriso enorme stampato in faccia.
Io e Newt eravamo arrivati al secondo piano e lui mi costrinse ad entrare nella sua camera.
Entrambi eravamo sdraiati sul suo letto e il biondo continuava a giocare con una ciocca dei miei capelli.
<<Sono felice.>>
<<Perché?>>
<<A cena eravamo tutti felici. Non ho mai visto la radura così allegra...>>
<<Frypan ha voluto organizzare una festa perché sennò tutti sarebbero stati in un angolo a piangere. Un anno qui dentro non è una cosa da festeggiare.>>
Sentivo la sua voce dura uscire con una nota di tristezza che spense il mio entusiasmo.
Mi girai per guardarlo negli occhi.
<<Pensa alla cosa positiva. È passato un anno da quando hai conosciuto i tuoi più cari amici, e sono tre mesi che conosci me!>>
<<Magari avessi la tua felicità, principessa.>>
Era evidente che quella sera Newt non era in vena di scherzare, quindi aspettai con pazienza che si addormentasse per poi svignarmela nella mia camera.
La mia era l'unica con il letto in orizzontale sotto la finestra ed esattamente davanti alla porta; non sapevo perché Gally avesse deciso così, ma a me stava bene.

Quando entrai trovai Minho seduto sul mio letto con lo sguardo rivolto alle grosse mura.
<<Minho?>>
Il velocista si girò.
Aveva le lacrime agli occhi.
Mi precipitai verso di lui e lo abbracciai per consolarlo.
<<Minho, che succede?!>>
Gli accarezzavo la schiena e lui nel frattempo piangeva silenziosamente sulla mia spalla.

<<Io... sono un fallimento.>> singhiozzò.
<<Questo non è vero! Che ti prende?>>
Vedere il mio amico sempre sicuro di sé in quelle condizioni, mi spezzò il cuore.
<<È da un anno che siamo qui dentro Elisabeth! A quest'ora avrei dovuto portarvi fuori, e invece non ho fatto niente!>>
<<Minho, non devi ripeterlo mai più. Okay?>>
Gli presi il volto e le sue lacrime mi bagnavano le mani.
<<Tu ci porterai fuori da qui, ci vuole solo un po' di pazienza.>>
Si buttò sulla mia spalla e mi strinse come se fossi il suo peluche più prezioso.
Rimanemmo in quella posizione fino a quando non cadde nel sonno.
Lo feci sdraiare sul letto e mi appoggiai a lui per poi addormentarmi a mia volta.

Quando mi svegliai e uscii, la radura era calma come al solito, forse troppo.
Nonostante il sole fosse alto nel cielo, il grande prato era vuoto. Gli orti e la cucina erano deserti, così come l'infermeria e il macello. Non volava una mosca, eppure a quell'ora i radurai sarebbero dovuti essere già tutti a lavoro...

<<Elisabeth!!!>>

Mi girai verso la voce che proveniva da...no, non poteva essere vero...
La voce proveniva dal labirinto, ed era la voce di Roman.

<<Non posso farlo. È contro le regole. Non posso.>>
Ripetei questa frase innumerevoli volte per bloccare la voglia di addentarmi tra quelle mure che da sempre mi terrorizzavano.
La voce però si faceva sempre più insistente e moribonda. Così lo feci.
Corsi seguendo la voce.
Mi addentrai nel labirinto sentendo la fredda aria sbattermi in faccia.
Svoltai un paio di volte a destra prima di vedere Roman a terra e fiondarmi su di lui.

<<Roman! Tutto okay?! Dov'è Minho? Perché sei entrato da solo?!>>

Il ragazzo mi afferrò le braccia e iniziò a stringere sempre di più. Sentii il sangue sporcarmi la pelle e le sue unghie affondare nella carne.

<<Speravo stessi dormendo...ma non aver paura.>>

Davanti a noi comparve Fred senza occhi e con il volto imbrattato di sangue.
Con passo deciso, si avvicinò.
Roman non aveva cessato di premere e sentivo che prima o poi mi avrebbe staccato le braccia.

Fred si avvicinò e si buttò su di me, sedendosi a cavalcioni sulla mia pancia e avvicinando la sua bocca alla mia spalla già marcata dalle unghie di Roman.
Sembrava pronto ad addentarla.

Urlai e provai a dimenarmi ma il corpo non rispondeva ai comandi. Fred continuò ad avvicinarsi, finché non sentii il suo respiro sul collo. Un brivido mi percorse la schiena  prima che mi rassegnassi, smettendo di combattere.

Mi svegliai grondante di sudore e scattai a sedere. Minho era affianco a me e si stava mettendo le scarpe.
<<Ehi, tutto bene pive?>>
Mi tirai indietro i capelli e respirai rumorosamente, il cuore che andava a mille.
<<Pive?>>
Annuii e iniziai a scostare le coperte per prepararmi, ignorando gli sguardi confusi del ragazzo.
<<Aspetto che arrivi Frypan in cucina>>
<<Non ce n'è bisogno, si dovrebbe svegliare tra poco>> disse guardandosi l'orologio.
<<Davvero? Di solito non si sveglia una due ore dopo?>>
<<No! Chi ci darebbe i panini altrimenti? Quell'orso non permette a nessuno di entrare nella sua cucina>>
Rimasi stranita da quell'informazione e appena Minho uscì dalla stanza, presi dei vestiti e andai verso i bagni.
L'acqua mi scorreva sulla pelle e ricadeva lercia sul pavimento legnoso.
I Radurai avevano creato medicinali incredibili, cibi di tutti i tipi, attrezzi da lavoro, persino EDIFICI, ma non un sapone. Sul serio?!
Una domanda mi sorgeva spontanea:
Come faceva Minho ad avere sempre i capelli perfetti?
Mi asciugai velocemente e mi vestii. Proprio mentre uscivo dai bagni, quattro ragazzi entrarono con gli asciugamani in mano.

<<Ehi dolcezza, ci dai una mano a lavarci?>>
Un ragazzo si piazzò davanti alla porta per bloccarmi il passaggio e due si misero dietro di me.
Il quarto si avvicinò alla mia sinistra sfiorandomi il fianco. Mi scostai velocemente.
<<Levatevi facce di sploff>>
<<Dai, Newt non può tenerti tutta per sé!>>

I ragazzi dietro di me mi spinsero e andai contro il terzo sull'uscio, che mi strinse a lui.
Gli posai le mani sulle spalle lasciando cadere i vestiti sporchi e gli tirai una ginocchiata in pancia.
I due dietro mi tennero ferma per le braccia mentre scalciavo. Continuarono a trattenermi ridendo, fino a quando non colpii il ragazzo al mio fianco.

Raccolsi i vestiti a terra in tutta fretta e andai verso le cucine.
Buttai sul primo tavolo che mi capitò.
<<Ehi fagiolina, questa cucina non è camera tua! Togli i tuoi stracci dal mio tavolo.>>
Scostai i vestiti ributtandoli per terra e mi sedetti sul bancone, cercando di placare la frustrazione (e forse...FORSE...anche un po' di paura).
Frypan mi lanciò uno sguardo arrabbiato da "Fai sul serio?Quante volte devo dirti di non sederti lì?", ma ormai sapeva che era una guerra persa in partenza.

C.A.T.T.I.V.O. non è buonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora