L'uomo senza idee

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Il ticchettìo dei tasti provocato dall'ormai vetusta macchina da scrivere risuonava in tutto l'appartamento del Paris Hilton Resort. Il rumore rindondante infastidiva gli ormai provati residenti, che con bisbigli irridevano l'operato dello scrittore.

Che chiasso, che frastuono, produceva quella macchina, un boato ignorato dallo scrittore, avvolto completamento nel suo mondo immaginario; e con slancio deciso, il romanziere, strappò con forza tutto ciò che aveva scritto fino ad allora, per poi appallottolarlo e lanciarlo dritto nel cestino stracolmo di fogli avvolti su sé stessi. Per lui era ormai abitudine, non riusciva più ad avere idee.

Così sfinito e decotto si mise a ponderare dei suoi giorni passati: per quel povero uomo sovvenire alla sua vecchia vita, era un vera e propria sofferenza. «Ahi che dolore», così sbraitava l'uomo, sentiva le sue reminescenze rieccheggiare accanto a sé, come un vento primaverile, e immerso nell'odio e nel supplizio più totale ricordò.

Quando era un giovane di tredici anni, il suo passato era incerto e questo lo affligeva; era come se non avesse ricordi della sua infanzia e questo vuoto lo riempiva con il suo unico fedele amico, la lettura; le meraviglie che ne scaturivano e l'infinità di generi che la stipavano, lo affascinava. Per questo era sempre stato deriso dal suo vecchio e rude padre. Il padre, un'uomo serio e rigoroso, era scavato da nei e rughe, che solcavano il suo volto crucciato come un quadro di Fontana. Da giovane aveva intrapreso la dura vita del partigiano, la gente lo trattava come un'eroe; in quel periodo si dedicava all'artigianato, e voleva che anche suo figlio si esercitasse nell'officina con lui, lasciando perdere quegli insensati libri. Un giorno i due ebbero un'altercata insolita, che finì con la caduta in deliquio da parte del padre. Alla fine si scoprì che l'uomo soffriva di leucemia, e accompagnato dai lamenti struggenti del figlio, con i suoi ultimi sforzi raccontò una storia estremamente importante per il ragazzo: «In una notte buia e tempestosa, trovai un bambino, strillava e scalciava avvolto da un grambiule bianco e lacerato; i suoi genitori prima di essere deportati ad Auschwitz, riuscirono con enorme rammarico, a far capitombolare quel neonato da una breccia del conteiner. Se non ci fossi stato io, chissà che fine avrebbe fatto quel bambino; ma quel veemente neonato, sei tu!» E così con queste sue ultime parole di rivelazione, morì un grande uomo.

"Basta", con tali parole si sveglio dalla reminescenza, era stato un tale dolore ripensare alle sventure passate, ma almeno ne era uscito con una nuova idea per un libro.  

L'uomo senza idee - di Stuart Bloom#1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora