CAPITOLO 6

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I giorni passano veloci spazzati via da ore e giornate trascorse in sala prove. Ho quasi finito di montare la coreografia per i pezzi di Geolier e io e Giovanni ci vediamo quasi tutti giorni verso ora di pranzo, per le sue lezioni di bachata, anche se rispetto alla prima volta devo ammettere che è molto migliorato.
Approfittando del tempo passato insieme abbiamo colto l'occasione per parlare e conoscerci meglio, arrivando a scambiarci persino i numeri di telefono. È davvero un bravissimo ragazzo e passare del tempo con lui mi fa sentire spensierata, leggera, sensazioni che ormai non provavo da un po'. Mi ha parlato della sua ragazza, Clarissa e di come si sono conosciuti tra i banchi di scuola, sono stati amici per tantissimo tempo e di sicuro stanno insieme da più di tre anni visto che mi ha fatto vedere alcune foto sul suo cellulare datate 2019 e nonostante mi abbia fatto quasi strano sentirlo parlare in quel modo della sua fidanzata, non posso negare che mi farebbe molto piacere conoscerla.

Oggi, purtroppo o per fortuna, le prove salteranno. Siamo tutti a Torino per la partita contro la Juventus e gli animi sono abbastanza caldi ed agitati perché la vittoria di questa partita potrebbe portare la squadra ad un passo dallo scudetto, altri tre punti e il Napoli potrebbe diventare campione d'Italia.
Questa volta, per forza di cose, per venire allo stadio ho preso il pullman con tutti i ragazzi, ammetto che avrei preferito prendere un taxi o qualsiasi altro mezzo, ma il mio adorato paparino ha insistito più del solito e rifiutare è stato praticamente impossibile. Non appena arriviamo a destinazione scendiamo tutti dal mezzo e ci dirigiamo verso i corridoi luminosi che portano direttamente sul campo. I ragazzi si fermano tutti negli spogliatoi per posare le loro cose, li seguo con lo sguardo anche se la mia attenzione si concentra principalmente su Giovanni che stranamente non mi ha rivolto la parola per tutto il tempo. Quando sparisce dietro la porta sposto lo sguardo avanti a me e noto mio padre che mi fa cenno con la mano di raggiungerlo.
<<Dimmi papà>>
Lo invito a parlare una volta accanto a lui.
<<Io ho alcune interviste da fare prima della partita, se vuoi puoi stare un po' con Tommaso o con i ragazzi, anche se a breve inizieranno a riscaldarsi>>
Mi informa prima di salutarmi con un sottile sorriso per poi lasciarmi da sola a bordo campo.
Mi guardo intorno e come sempre, anche se questo non è il Diego Armando Maradona, resto incantata a guardare i tifosi intenti a cantare cori e a sventolare qualche bandiera qua e là, non so per quale motivo ma questa atmosfera ha sempre avuto un certo fascino su di me.
Dopo qualche istante faccio alcuni passi indietro ed inizio ad aggirarmi tra i corridoi della struttura, arrivo vicino alla zona degli spogliatoi e qualche calciatore della squadra bianco azzurra inizia a dirigersi verso il campo per dare inizio ai riscaldamenti. Uno dopo l'altro li saluto con un sorriso e loro ricambiano, ma di Giovanni neppure l'ombra. Faccio due calcoli veloci e mi rendo conto che i componenti della squadra sono usciti tutti, l'unico a non essersi fatto vivo è proprio lui, il capitano, così provo a fare una cosa abbastanza assurda, dare un'occhiata nello spogliatoio. Guardo alla mia destra e alla mia sinistra, nessuno mi sta guardando e approfitto del momento per avvicinarmi alla porta dello spogliatoio.
<<Hai finito?>>
La voce leggermente alta e dura di Giovanni mi fa bloccare sul posto, non so con chi sta parlando e a cosa si riferisce e so che non è carino origliare le conversazioni degli altri, ma la curiosità non mi fa fare un singolo passo lontano dalla porta.
<<Ti rendi conto di cosa stai dicendo? Come puoi pensarlo dopo tutti questi anni>>
A giudicare dal tono di voce e dal fatto che oltre la sua non sento quella di nessuno altro, capisco che sta parlando al telefono e più continuo ad ascoltare più collego le parole tra di loro, arrivando alla conclusione che dall'altra parte del telefono c'è la sua ragazza.
<<Clari basta così, ora devo andare>>
Ad un tratto non sento più niente, l'unico rumore che percepisco è quello di una cerniera che si apre e poi si richiude ma improvvisamente il rumore dei tacchetti al di sotto delle scarpe da calcio, incalzano sempre di più, senza neanche darmi il tempo di allontanarmi.
<<Giada, che ci fai qui?>>
Merda.
<<Io...stavo cercando mio padre>>
Sputo fuori la prima balla che mi passa per la testa e la cosa sembra funzionare abbastanza.
<<Non è qui>>
È strano nel rispondermi e a darmene la conferma è il fatto che a stento mi guarda in faccia.
<<Va tutto bene?>>
Non risponde subito alla mia domanda ma finalmente, dopo qualche secondo, torna a guardarmi in faccia.
<<Ora non posso spiegarti devo correre a riscaldarmi, ma se vuoi potremmo parlarne stasera in albergo>>
Dice per poi sgattaiolare via velocemente, lasciando me con mille domande per la testa.

Per fortuna la sera non tarda ad arrivare e una volta rientrati in albergo l'aria di festa che si respira è fortissima, Giacomo ha fatto goal poco prima che la partita potesse finire e il delirio che è esploso nello stadio è qualcosa di inspiegabile, al solo pensiero di quel tiro in porta il cuore mi esplode nel petto e sento l'adrenalina ribollirmi dentro.
Siamo tutti nella zona ristoro dell'albergo, i tavoli sono completamente occupati dalla squadra e dalle persone che lavorano attorno ad essa. Io sono seduta al tavolo con mio padre, il presidente e alcuni medici e di tanto in tanto mi guardo intorno alla ricerca di Giovanni per potergli parlare, ma ogni volta che lo trovo non è mai libero, è sempre impegnato a parlare con qualcun altro.
<<Va tutto bene tesoro?>>
Mio padre deve essersi accorto del mio atteggiamento indagatorio e mi riporta alla realtà.
<<Si, tutto ok papà. Stavo cercando un'uscita, ho bisogno di un po' d'aria>>
No, non ho bisogno di aria, voglio solo tenere a bada la mia curiosità per quanto riguarda le parole pronunciate dal capitano negli spogliatoi poco prima della partita, non so nemmeno perché mi importa così tanto.
<<Lì c'è una una porta, dovrebbe dare sul giardino. Ti accompagno?>>
Mi informa lui, premuroso come sempre.
<<No tranquillo>>
Rispondo per poi alzarmi. Faccio slalom tra alcuni giocatori e non appena raggiungo il giardino dell'albergo inizio ad andare avanti e indietro in maniera agitata fino a quando non mi accorgo della presenza di un'amaca posizionata tra due alberi. Mi avvicino ad essa e mi ci siedo sopra, provando a non cadere all'indietro, ma una voce improvvisa mi spaventa facendomi perdere per un attimo l'equilibrio, per fortuna però non cado.
<<Come mai sei qui tutta sola?>>
Giovanni avanza verso di me e si siede al mio fianco, facendo leggermente abbassare l'amaca.
<<Avevo bisogno di un po' d'aria>>
Mento, cercando di sembrare credibile.
<<E tu invece, come mai sei qui invece di essere dentro a festeggiare?>>
Rigiro la domanda voltandomi verso di lui e puntando i piedi a terra per non cadere.
<<Avevo bisogno di svuotare un attimo la testa>>
Poggia i gomiti sulle gambe e si china leggermente in avanti, facendo intrecciare le sue mani e assumendo una posizione abbastanza seria.
<<Svuotare? È così una bella serata per voi, avete vinto la partita>>
Fa un mezzo sorrisetto nel sentire le mie parole, ma continua a guardare un punto vuoto avanti a se.
<<Non fraintendermi sono davvero felice per la vittoria, sono altre le cose di cui voglio liberarmi>>
Più lo sento parlare più capisco che i pensieri negativi di cui parla riguardano la telefonata di oggi.
<<Allora fallo, sono qui. Non so cosa ti turba ma sappi che sono un'ottima ascoltatrice>>
Dico quasi ridendo, il che fa ridere anche lui.
<<Va bene>>
Dice e di scatto si volta verso di me piegando la gamba sinistra verso l'interno e facendo pressione per terra solo con la gamba destra.
<<Le cose tra me e Clarissa sono cambiate da un po' di tempo a questa parte e ultimamente sono anche peggiorate>>
Resto ferma ad ascoltarlo e nel raccontarmi queste cose, a stento mi guarda in faccia.
<<Oggi mentre ero nello spogliatoio mi ha chiamato e mi ha fatto una mezza scenata di gelosia, ennesima direi>>
Fa una pausa e alza lo sguardo verso di me, puntando i suoi occhi nei miei, poi va avanti.
<<Forse non dovrei dirtelo, non voglio tu ti senta responsabile di qualcosa o altro, ma da quando sa che prendo lezioni di bachata da te ha perso la testa, non la riconosco più>>
Lentamente si alza dall'amaca, forse per non farmi cadere e inizia ad andare avanti e indietro, proprio come me fino a qualche minuto fa.
<<No aspetta, stai dicendo che è gelosa a causa mia?>>
Alla mia domanda annuisce e strofina la mano sul retro della testa.
<<Ascolta non voglio creare problemi tra di voi e se la cosa la fa stare più tranquilla interrompiamo le lezioni>>
Mi alzo anche io ma nel pronunciare l'ultima frase Giovanni si volta nella mia direzione e si avvicina a me.
<<Non voglio interrompere le lezioni con te>>
<<Ma ormai sei diventato bravo, le cose che dovevi imparare le hai imparate, puoi sempre fare un po' più di pratica con lei>>
Faccio un passo indietro, cosa inutile visto che lui ne fa un altro in avanti.
<<Voglio lasciarla>>
Sbotta improvvisamente, lasciandomi senza parole.
<<Le cose tra me e lei non vanno già da un po' e questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso>>
Continua voltandosi e riprendendo a fare avanti e indietro.
<<Non so cosa dirti, vi conoscete da tantissimi anni e ammetto che un po' mi sento in colpa, forse se non avessimo iniziato a provare questa goccia sarebbe evaporata>>
In realtà non mi sento un po' in colpa, mi sento in colpissima, ma vista la situazione cerco di tenere le mie emozioni dentro.
<<Ragazzi venite, c'è la torta!>>
La testa di Alex spunta dalla porta che da sul giardino e mentre sto per dirgli di aspettare, Giovanni lo raggiunge ed entra dentro senza dirmi nulla.


SPAZIO AUTRICE
Chiedo scusa per l'attesa, è un periodo abbastanza incasinato, ma proverò ad essere più presente, spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ve ne pare❤️
(Chiedo scusa per eventuali errori)

PASSO A DUE - Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora