Fissava il cellulare da ormai trentotto minuti.
«Avanti Dave, chiama» sussurrò, lanciando l'ennesimo sguardo alla porta. Come poteva entrare e dirle che non sapeva ancora niente del suo bambino? Ma come poteva lasciarla da sola in quella stanza?
Non poteva. Mise il cellulare in tasca, raddrizzò la schiena, prese un respiro e bussò alla porta.
Passò un lungo momento di silenzio che le fece sospettare che si fosse addormentata, ma poi la voce di Emma arrivò, incerta, acuta e ansiosa.
«Avanti?»
Aprì la porta, accennò un breve sorriso prima di richiuderla. Una rapida occhiata bastò a farle capire quanto stesse male: aveva gli occhi cerchiati di nero, la pelle smorta, troppo pallida.
«Ciao... come stai?» riuscì a malapena a dirlo che Emma si aggrappò alle lenzuola, tirandosi a sedere, gli occhi spalancati.
«L'hai trovato?»
Odiò deluderla.
«Lo stanno cercando.» Emma si afflosciò di nuovo e Regina sentì tutto il peso della sua angoscia. «Dovrebbero essere già a casa di Rogers, il mio amico David mi chiamerà subito» aggiunse in fretta, riguadagnandosi l'attenzione della donna.
«Chi è David?»
«Un mio amico poliziotto.» Emma aggrottò la fronte e lei si affrettò a spiegare: «Lui è a posto, stava già indagando su Rogers. Abbiamo accelerato le cose.»
Gli occhi di Emma si riempirono di lacrime. Regina si accorse che erano grigi.
«Quindi lo troveranno?»
«Sì. David è il migliore e non si fermerà, te lo garantisco.» Ne era sicura, lo credeva davvero, e sperava con tutta se stessa che sarebbe stato abbastanza per ritrovare il bambino in tempo.
Emma sorrise debolmente, ma c'era una paura profonda nei suoi occhi.
«E... Credi che poi potrò stare ancora con lui?» chiese in un soffio. Regina avrebbe potuto mentirle per tranquillizzarla. Ma, guardando in quegli occhi grigi, e cazzo se sembravano fatti dell'essenza stessa dell'innocenza, non riuscì a farlo. Così le disse la verità.
«Credo che dovrai cambiare qualcosa nel tuo stile di vita. So che odi tutti e tutti ti hanno sempre fregata ma... devi trovare una sistemazione e un lavoro.»
Emma la guardò male, come se le avesse dato uno schiaffo. Come se fosse delusa da lei. Fu più doloroso di quanto si aspettasse.
«Tu credi davvero che io non ci abbia provato.»
Regina alzò le mani.
«Non arrabbiarti, non sto dicendo questo, ma potrei aiutarti se decidessi di mettere il tuo orgoglio da parte. Non voglio niente in cambio, okay?»
La donna rimase in silenzio per qualche momento, il respiro lievemente accelerato.
«Come potresti aiutarmi?»
Regina si morse il labbro inferiore mentre rifletteva.
«Intanto faremo causa ai poliziotti, se vorrai testimoniare. Posso aiutarti a trovare un lavoro e per la casa... ci penseremo.»
Emma rabbrividì.
«Vuoi portarmi in tribunale?»
«Non come imputata ma come querelante, e potresti avere un risarcimento.»
Si formò una piccola ruga tra le sopracciglia color bronzo di Emma.
«Ma... rischio di perdere Henry...»
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La strada verso casa
FanficRegina è un avvocato di successo che lavora nello studio della madre. Emma è una senzatetto che deve lottare ogni giorno per proteggere suo figlio. Il loro incontro è una casualità, lo scontro è inevitabile, gli eventi che ne conseguono totalmente...