Capitolo Trentadue - parte uno

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La musica è a palla. Il rumore mi rimbomba nella testa appena varchiamo le porte. Il posto è già pieno di gente e sono solo le dieci.

Abbiamo cenato al locale del padre di Darril. Dagli sguardi che ci siamo beccati, è stato un bell'affronto al territorio dei Lupi, ma Darril non è uno di loro e da quello che ho capito non lo è nemmeno suo padre. Solo suo fratello è il problema.

Darril non c'era. Avrei voluto parlargli, chiarire ciò che ha sentito, ma non c'era.

Non smetterò di sentirmi in colpa finché non avrò parlato direttamente con lui. Voglio credere non mi stia ignorando, eppure è un po' quella la sensazione che ho. Però non poteva sapere saremmo andati da lui questa sera.

A questo pensiero, inizio a preoccuparmi che sia successo qualche altra cosa perché lui abbia dovuto lasciare solo suo padre. È mio amico e mi preoccupo per la sua incolumità visti i precedenti e dopo il modo in cui ci siamo lasciati stamattina, lui con un occhio nero, non vorrei averci aiutati abbia avuto ripercussioni negative.

Prendere delle parti non porta mai a nulla di buono. Spero solo di trovarlo domani a scuola, nel frattempo devo stare attenta a non farmi spingere e cadere per terra.

Tray sta camminando davanti a me, sembra guardarsi intorno. Le luci stroboscopiche sono ancora accese. Non so mai quando arriverà il blackout, una cosa la so però, non voglio trovarmi in mezzo a tutta questa gente quando l'intero posto sarà al buio più totale.

Siamo proprio al centro di tutti e non riesco neanche a guardarmi intorno per cercare Hamilton. Trevor sembra sul punto di andare via e piantarmi in asso per fare le sue cose da Organizzatore ma lo afferro per la mano e lo faccio girare verso di me.

Mi guarda in viso con un sopracciglio inarcato.

"Non lasciarmi da sola," spero lui capisca cosa intendo. L'ultima volta non è finita tanto bene. Odio queste feste, ecco perché non ci vengo mai ma stasera, con tutto ciò che è successo, non sono riuscita a dire di no. Volevo stare vicina a lui, con lui e non sentirmi giudicata.

Molto lentamente, un sorriso birichino gli illumina il viso. Annulla la distanza tra di noi, mi porta una mano sotto il mento e mi fa alzare il viso per puntare lo sguardo nel suo. "Come potrei mai Imperatrice?" La sua voce scende di qualche tonalità sull'ultima parola.

Da come si china in avanti penso stia per baciarmi e anche se sta per farlo davanti a tutti non mi importa. Ma all'ultimo secondo, mi affianca e mi porta un braccio intorno alle spalle.

Un bacio sarebbe stata una dichiarazione bella forte, ma questa posizione non è da meno perché, mentre riprendiamo a camminare, e lui costringe la gente a spostarsi per non intralciarci, tutti gli sguardi si posano su di noi, sul suo braccio che mi circonda in modo possessivo e chi vuole capisce cosa significa.

Occhi sgranati, bocche aperte, ecco cosa ci lasciamo dietro al passaggio verso la parete accanto al bar dove troviamo Hamilton - intento a parlare con diverse ragazze - con già un drink in mano.

Sorride e ci viene in contro appena ci vede e le ragazze dietro si lamentano rumorosamente del suo allontanamento. Ham le ignora e viene dritto da me, mi fa staccare da Tray e mi avvolge le braccia intorno al corpo in un abbraccio che mi toglie il fiato. Mi alza persino da terra di qualche centimetro.

Appena i miei piedi tornano a toccare il pavimento, lo guardo un po' intontita. "Questo per cos'era?"

Lui scoppia a ridere, lancia un'occhiata a Tray e anche lui ride. Io li guardo stranita. Mi sono forse persa qualcosa?

"Non posso abbracciare la mia nuova migliore amica?" Continuo a non capire finché Tray, con un sorrisetto stampato in faccia, non si china verso di me per parlare al mio orecchio. "Lo ha fatto per liberarsi di quelle oche." Il suo palmo si appoggia alla mia guancia e mi porta delle ciocche di capelli dietro l'orecchio. Rimane in questa posizione. Anche lui sta cercando di dimostrare qualcosa.

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