Capitolo Trentasei - Parte uno

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A solo le nove del mattino ho dovuto schivare un clown che voleva spruzzarmi d'acqua, un altro che stava per colpirmi con la mazza, un vampiro sporco di sangue, un'infermiera sexy con un enorme siringa - con una minigonna che non dovrebbe essere ammessa a scuola -, una scimmia sexy - non fate domande - e tra le tante altre cose pensate un po', l'originalità di stamattina, un fantasma nato da un lenzuolo con due fori per gli occhi.

Halloween è arrivato. La scuola è piena di decorazioni come non lo era due giorni fa e tutti si sono vestiti con costumi stravaganti. Tra gli studenti ci sono stati alcuni coraggiosi come me che hanno deciso di vivere la giornata come tutte le altre. Niente vestiti particolari. Mi sento in soggezioni per tutti gli sguardi che mi sto beccando, sembro io quella strana e non il ragazzino del primo anno vestito da banana mezza sbucciata.

Nella massa di travestiti mi distinguo come luce nel buio della notte. Anche alcuni insegnanti stamattina hanno deciso di farsi contagiare dallo spirito di questa festa che non capirò mai.

È stato molto strano seguire la lezione con dei personaggi così particolari seduti intorno a me. Il Jack Sparrow accanto a me ha bevuto per tutta la mattina e, conoscendo il personaggio, non credo quella nella borraccia fosse acqua. Nell'ora di matematica la maschera di Scream, dietro di me, ha parlato per tutta l'ora con Mortisia mentre Fester se ne stava a prendere appunti per entrambi. È stato a dir poco assurdo.

Anche Peter e Tasha sono arrivati travestiti questa mattina, non ho capito da cosa, ma il trucco che avevano in faccia era molto particolare. Darril l'ho visto solo a metà giornata, anche lui travestito da quello che mi è sembrato uno Zombie-Vampiro? Probabilmente la sua idea era di un vampiro appena trasformato uscito dalla tomba ma non ho osato chiedere, ho avuto solo una lezione con lui e siamo stati anche seduti lontani.

Il lato positivo della giornata è che ho appena finito di seguire la mia ultima ora di lezione, letteratura, e dopo aver salutato l'insegnante vestito dal mostro di Frankenstein vado dritta verso il portone d'ingresso per prendere una boccata d'aria. Non ho sentito i discorsi di due giorni fa sulla festa, sono stati tutti impegnati a farsi scherzi a vicenda e a urlare nei corridoi come dei bambini. Nessuno li ha rimproverati per aver sporcato il muro di colore o per aver bagnato i pavimenti della scuola, ma tutto questo casino sta iniziando a darmi sui nervi.

Varco la soglia e mi ritrovo sugli scalini che danno la vista sul parcheggio. Cerco Hamilton con lo sguardo. Oggi non c'era alla lezione di biologia, ieri Trevor aveva accennato ad una convocazione dal consiglio degli Organizzatori, quindi entrambi sarebbero dovuti essere lì.

Tra quelle nel parcheggio la macchina di Hamilton non c'è. I miei occhi però si soffermano su un'altra auto, nera, lucida, dai vetri oscurati. Non vedo nessuno in intorno ma mi ci avvicino senza esitazione. Quando sono a pochi passi di distanza noto lo sportello dal lato del guidatore aperto e lui è lì, seduto, con le gambe fuori dalla vettura e una sigaretta in mano.

I suoi capelli sono leggermente scompigliati come lo erano due sere fa quando l'ho trovato seduto sul pavimento di camera sua. Trevor alza lentamente lo sguardo su di me e mi rivolge il sorriso più bello che io abbia mai visto. I suoi occhi si illuminano, il verde brillante mi cattura e per un attimo non penso ad altro che a lui e a quanto mi rendo conto di amarlo.

"Ogni giorno un cavaliere diverso, mi sento importante," esordisco. Lui fa un'ultima tirata dalla sigaretta prima di buttarla a terra e spegnerla con la punta del piede. Si alza e viene verso di me, mi mette le mani sui fianchi e mi attira a sé con fare possessivo.

Si china verso di me e appoggia la sua testa contro la mia. "Com'è andata oggi?"

Sento le voci di alcuni studenti che iniziano ad uscire da scuola e sospiro. "Mi è sembrato di star vivendo un episodio di qualche serie horror, è stato molto strano."

Lui ride e si stacca da me. "Perché erano tutti travestiti?"

Annuisco.

"Non si travestivano per halloween nella tua vecchia scuola?"

"Era vietato entrare a scuola con dei travestimenti, anche il giorno di halloween, però da un punto di vista quello rendeva le lezioni e la giornata stessa più tranquilla."

Lui si raddrizza e sgrana gli occhi. "Quella non era una scuola ma un carcere. Menomale che sei arrivata ad Atchison." Mi passa un braccio dietro la schiena e mi posa l'altra mano sulla guancia che inizia ad accarezzare.

"Non sono contenta di essere arrivata ad Atchison per quello," commento.

"Ah no? E per cosa sei contenta allora?" Le sue labbra si avvicinano alle mie, i nostri respiri diventano uno solo.

"Una delle cose che mi rende felice ce l'ho proprio davanti in questo momento, mi sta toccando, sfiorando, parlando..." Questo gli strappa un enorme sorriso ma continua a mantenere quei millimetri di distanza che dividono le nostre labbra. Se non vuole essere lui a prendere l'iniziativa lo farò io perché non sprecherò questa occasione per baciarlo qui, davanti a tutti, senza dovermene vergognare.

Mi alzo leggermente in punta di piedi e faccio toccare le nostre labbra. A quanto pare, lui stava solo aspettando fossi io a fare la prima mossa perché non passa un altro secondo che ricambia il bacio, lo intensifica. Mi spinge contro il suo corpo, mi tiene stretta, la sua lingua si fa strada nella mia bocca, si intreccia alla mia, esplora.

Delle urla ci fanno staccare ma scopriamo subito che erano solo dei ragazzini stupidi del primo anno che scherzavano tra di loro in modo poco divertente.

"Salta su," dice ed entra in macchina senza aggiungere altro. Esito qualche secondo per guardami intorno ma poi butto lo zaino sul sedile posteriore e monto su allacciandomi la cintura.

Usciamo dal parcheggio della scuola e lui mi poggia una mano sulla gamba. Guida in modo tranquillo e sicuro. Trasmette sicurezza anche a me. "Com'è andata oggi?" Chiedo e noto subito sia stata la domanda sbagliata da fare. Trevor serra la mascella e non dice niente per svariati minuti.

"Ci sono stati alcuni problemi. Hamilton è rimasto là per cercare di solvere."

Apro bocca per parlare ma lui mi interrompe. "Non è niente di cui tu debba preoccuparti Kat," volta brevemente lo sguardo verso di me e poi lo riporta sulla strada. "Ham mi ha detto di cosa avete parlato l'altro giorno, devi stare tranquilla, è tutto a posto." Stringe la presa sulla mia gamba, ma noto anche che stringe la presa sul volante.

Ci fermiamo al solito semaforo. Sembra sia sempre rosso quando ci arriviamo noi. Ciò che mi stupisce più della coincidenza di prendere sempre il rosso è che Tray non svolta a sinistra per tornare a casa come al solito, svolta a destra e ci troviamo subito in una strada in cui non sono mai stata.

"Dove stiamo andando?"

"Te l'ho detto, Ham mi ha detto di cosa avete parlato l'altro giorno."

Lo guardo accigliata. Non capisco. Io e Ham abbiamo parlato di molte cose. Cosa può avergli detto che ci ha fatto fare questa deviazione oggi?

Non mi torna in mente la conversazione di due giorni fa finché non arriviamo su una collina la cui strada è costeggiata di auto parcheggiate sia a destra che a sinistra e gruppi di ragazzi che si avviano tutti nella stessa direzione.

"È una tradizione di Atchison e tu ti meriti di vivere ogni momento al meglio imperatrice," la sua voce è scesa di qualche tono e deglutisco perché solo questo è bastato a rendere il mio respiro più concitato a far pulsare il mio punto più sensibile.

Halloween. La casa infestata. La tradizione di Atchison.

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