𝗰𝗿𝗼𝘀𝘀 𝗺𝘆 𝗵𝗲𝗮𝗿𝘁

47 4 1
                                    

Non fa più male, adesso.

È come tornare a respirare, quando la prima volta ti rendi conto che il bisogno essenziale per sopravvivere è fare le cose da solo.

Sto seduto sul pavimento, di fronte a lui.

Lo guardo dal basso.

Sorride un po'.

Con l'asciugamano mi accarezza piano la nuca, cercando di strofinarla nei punti in cui i miei capelli sono ancora umidi.

Siamo venuti qui, nel suo appartamento, in moto.

Sotto la pioggia, per la precisione.

Dire che ho freddo, anche con il suo pigiama addosso, è riduttivo.

Mi sta troppo largo, le maniche della maglietta di flanella mi arrivano alle dita. Il pantalone mi taglia le caviglie, è un pochino troppo corto, ma abbastanza largo per una taglia m come me, né troppo poco né troppo tanto.

Si sporge verso di me, cercando di non alzarsi dal bordo del letto, per avvicinarsi maggiormente.

Strofina ancora un po', sorride di più.

«Dormi con me?»

Deglutisco.

«Solo dormire, nient'altro.»

Annuisco con la testa, un po' più rassicurato dalle sue parole.

«Non sei stato con nessuno?»

Sospiro.

Con i gomiti mi appoggio alle sue ginocchia, appoggiando poi le mani sopra ai suoi polsi, per fermarlo mentre mi asciuga ancora la nuca.

«Ho baciato solo una ragazza sulla guancia, ad una festa. Credo sia successo alle medie, forse una volta al liceo... non mi ricordo, non è stato importante, ad essere sincero.»

«L'ho fatto anche io.»

«Perché?»

«Lo sai come sono fatti i ragazzi ricchi al liceo privato, no? Mi prendevano in giro, dicevano che una promessa non doveva rendermi una suora di clausura nella giungla, così ho baciato sulla guancia una ragazza, ad una festa, in una camera da letto.» Posa l'asciugamano sul bordo del letto, con le dita mi sistema la riga centrale dei capelli, accarezzandoli ancora una volta con estrema cura e dolcezza. «Al liceo poi ho fatto credere di aver fatto sesso con un po' di ragazze, mi sono fatto coprire da loro, sai, con i soldi sottobanco e... ed eccoci qui.»

«Non mi sono mai arrivate queste voci.»

«Non dovevano arrivarti certe voci, Sound.»

Sospiro ancora.

Che tipo di voci?

Sono curioso, un po' impaurito da tutto ciò che potrebbe raccontarmi di questi anni passati assieme.

È già stato difficile dover accettare che non è...

Non è vero, non è difficile. Sono io ad essere difficile, perché ho ancora paura di lui.

Sono convinto che possa ferirmi da un momento all'altro perché ho smesso di credere in un futuro che includa la parola noi.

Sono senza speranza.

Perché la mia testa continua... a pensarci su, adesso.

Anche con il suo viso davanti.

Si china verso di me, sfiorandomi la punta del naso con la sua.

«Ti ricordi l'istruttore di guida che non voleva farti prendere la patente? Quello che ti molestava durante le lezioni private.»

Annuisco.

☽ 𝗮𝗻𝗴𝗲𝗹 𝗯𝗮𝗯𝘆 ʷᶦⁿˢᵒᵘⁿᵈDove le storie prendono vita. Scoprilo ora