"Rimembro con una lucidità quasi sovrannaturale il momento esatto in cui il nostro destino si è incrociato per la prima volta."
Zoro rammentava con una nitidezza inaspettata il momento in cui i loro sguardi s'incrociarono per la prima volta. Lei era lì, avvolta in un'aura che pareva distaccarla dal resto del mondo, i l/c capelli c/c le ricadevano morbidi lungo il viso, nascondendo parzialmente gli occhi come un velo sottile. Con un gesto quasi meccanico, la donna li spostava dietro le orecchie, rivelando quegli occhi che, nonostante la quieta compostezza, celavano una profondità impenetrabile. Il cuore di Zoro sobbalzò nel petto, e sentì una morsa stringergli le viscere, come se qualcosa in lui avesse ceduto in quel preciso istante. Il respiro, dapprima irregolare, divenne misurato, controllato con la disciplina di chi è abituato a sopprimere ogni traccia di debolezza.
Avvertì un pensiero fulmineo farsi strada nella sua mente: quella donna possedeva un potere che andava oltre la semplice abilità di spada; era come se emanasse una forza invisibile in grado di piegarlo, di spogliarlo delle sue difese, eppure non sembrava altro che una samurai di straordinaria compostezza. Mentre la ciurma discuteva animatamente alle sue spalle, Zoro notò come Luffy dominasse la conversazione, la sua voce sopraffaceva ogni altro suono, pronunciando ripetutamente il nome della donna, quasi come a sottolineare la sua importanza.
Non sfuggì al suo sguardo nemmeno Sanji, che con la sua solita teatralità si affrettò a gettarsi ai piedi della donna, prendendole la mano per un bacio cerimonioso ed esageratamente cortese. Un gesto raffinato, ma colmo di quella tipica smania di compiacere che spesso faceva emergere il lato più debole del cuoco. Eppure, lei rimase impassibile, uno scoglio contro cui si infrangevano le onde dell'adulazione. Il suo volto, freddo e distante, era una maschera di marmo, e i suoi occhi scrutavano con una precisione chirurgica ogni dettaglio intorno a sé. Zoro percepì come il suo sguardo si ammorbidisse solo quando incrociava quello di Luffy. In quei brevi attimi, qualcosa in lei si illuminava, un barlume di calore che suggeriva un legame più profondo e intimo, un filo invisibile che la legava al capitano.
Il resto della ciurma, inconsapevole della sottile tensione che vibrava nell'aria, si disperse progressivamente, lasciando sulla Sunny un silenzio rarefatto, punteggiato solo dal rumore lieve delle onde che lambivano lo scafo e dal crepitio delle corde tese dal vento. Zoro si accorse di essere rimasto l'unico a non essersi ancora avvicinato per presentarsi. Forse era una forma di cautela, o forse un istinto più primitivo che lo spingeva a tenersi alla larga da ciò che non poteva comprendere. Ma sentì che era il momento di affrontarla. Con passo misurato, ridusse la distanza tra loro, fino a trovarsi abbastanza vicino da percepire il leggero profumo che emanava da lei, una miscela sottile di fiori e acciaio.
La donna era voltata di spalle, apparentemente immersa nei suoi pensieri. Zoro si fermò a un passo di distanza, ma prima che potesse proferire parola, lei parlò per prima, come se avesse percepito la sua presenza ben prima che lui si decidesse ad avvicinarsi.
«Il primo che avrei voluto conoscere, eppure sapevo che sarebbe stato l'ultimo a presentarsi. Zoro, vero?» Il suono del suo nome pronunciato dalle labbra della donna aveva una musicalità ipnotica. La voce, calda e profonda, disarmò in un istante le riserve che Zoro si era imposto. Le sue mani si serrarono involontariamente in pugni, un riflesso istintivo di fronte al timore che quella presenza gli suscitava. Tentò di reagire come faceva di solito: con la sfrontatezza tipica di chi non si lascia intimidire.
«So chi sei e immagino che tu sappia altrettanto di me. Non credere di poter giocare con me come fai con gli altri. Non ho tempo da perdere con simili sciocchezze.» Il tono era tagliente, quasi sprezzante, ma non ebbe l'effetto desiderato. Anzi, il sorriso che si dipinse sul volto della donna era la risposta peggiore che potesse ricevere. Non era un sorriso di cortesia, né un'espressione di scherno: era uno sghembo sorriso di sottile soddisfazione, come se avesse già anticipato quella reazione.
«La tua arroganza è nota, così come le tue insicurezze, forse?» ribatté lei, con una naturalezza disarmante. «Metti le mani avanti per assicurarti che le persone ti acconsentano, poi ringhi e ti allontani? In fondo, non mi sorprende. Ma non temere, non ho intenzione di avvicinarmi troppo.»
Zoro sentì il sangue ribollirgli nelle vene. La donna aveva colto nel segno, e il fastidio che provava era amplificato dal fatto che quelle parole contenevano una verità scomoda. Il timore dell'ignoto, quella sensazione radicata di vulnerabilità che aveva provato raramente nella sua vita, stava riaffiorando con prepotenza. Era una paura che aveva sepolto in profondità, relegandola a un angolo buio della sua anima, ma ora quel muro si stava sgretolando sotto il peso di quello sguardo.
Prima che potesse riflettere sulle sue azioni, si trovò a sbarrarle il passo, bloccandola all'uscita delle camerate. La tensione nell'aria era palpabile, come un filo sottile pronto a spezzarsi. Solo il vento, che soffiava con una freddezza tagliente, interrompeva quel silenzio carico di attese. Lei ritrasse la mano dalla maniglia della porta e si voltò lentamente verso di lui, i suoi occhi ora calmi ma vigili, studiando ogni dettaglio della postura di Zoro.
«Pensi che potrei fidarmi di te? Di quello che sei veramente?» chiese Zoro, le parole che uscivano con un'intensità che sorprese anche lui stesso.
La donna si avvicinò di qualche passo, riducendo ulteriormente la distanza tra loro, fino a essere quasi a un soffio da lui. «Nessuno ti ha mai imposto di fidarti di me, né io mi aspetto che tu lo faccia. Anzi, sarebbe stupido. Ma non puoi decidere a priori cosa provare. Le emozioni non si controllano, Zoro. Puoi solo fingere di ignorarle, ma questo non le rende meno reali.»
Zoro strinse la mascella, la provocazione era evidente, ma quella frase lo costrinse a riflettere. «La fiducia è un'emozione?» domandò con un tono volutamente arrogante, come a voler ridicolizzare il concetto.
Lei sorrise di nuovo, quel sorriso sghembo che ora Zoro detestava, poiché rivelava una consapevolezza superiore. «Dipende da come la guardi. Se ti fermi alla superficie, vedrai solo un riflesso distorto. Ma se scavi in profondità, scoprirai che la vera essenza di ogni cosa è nascosta sotto strati di maschere e paure. Compresa la tua.»
Quel breve scambio lasciò spazio a un silenzio carico di significati inespressi. I loro occhi si scrutavano con la determinazione di chi cerca di decifrare un enigma complesso, ma Zoro si rese conto che, in quella battaglia silenziosa, lei aveva già preso il sopravvento. L'orgoglio ferito lo fece rabbrividire, e dentro di sé iniziò a odiare quella donna, non per quello che aveva detto, ma per il modo in cui l'aveva detto, svelando crepe nella sua armatura che lui stesso non voleva ammettere.
«Ci vediamo a cena, Zoro.» La sua voce si fece quasi un sussurro mentre si voltava per andarsene, scomparendo dietro la porta con la stessa eleganza discreta con cui era arrivata, lasciandolo lì, in preda a una confusione che non osava ammettere nemmeno a sé stesso.
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Memories (ZoroxReader)
FanfictionQuando T/N si unisce alla ciurma di Cappello di Paglia, porta con sé un'aura enigmatica che subito attira l'attenzione di Zoro. Tra i due si instaura un rapporto intriso di tensione e sfida, alimentato da un reciproco rispetto per la forza e la dete...