Sica
Mi ero addormentata da poco accanto a quel fuoco, dopo esser rimasta completamente sola, avvolta in una pesante coperta procuratami da Meoquanee, ottenuta dopo molte insistenze presso la cugina di Wanapeya. La mia amica cheyenne era rimasta finché possibile a tener compagnia a me e a Mary Jane sapendo quanto difficile per entrambe sarebbe stato trascorrere la notte: io all'addiaccio e Mary Jane insieme a Sica.
Un urlo straziante echeggiò all'improvviso nel campo e mi strappò al fragile sonno in cui ero caduta. Era una voce di donna: mi parve quella di Mary Jane. Un secondo urlo stavolta di uomo, seguito da una sfilza di imprecazioni (così dedussi dal tono di voce) fece seguito al primo e, ormai completamente sveglia, mi drizzai seduta. Qualcuno mi sfrecciò davanti e, come un lampo, mi girò intorno.
- Aiutami Danielle! - gridò - Aiutami!
Era Mary Jane.
Completamente nuda, i capelli sparsi disordinatamente sulle spalle, nel pugno stringeva convulsamente un pugnale insanguinato. Non ebbi nemmeno il tempo di domandare: che è successo? che apparve Sica, nudo come un verme e con i lineamenti alterati da una smorfia diabolica. Brandiva un tomahawk.
Per il mio naturale pudore fui d'istinto portata ad abbassare subito gli occhi davanti ad un uomo integralmente nudo e ciò mi fece notare di sfuggita il lungo taglio che dall'addome dell'indiano scendeva fino a metà coscia.
- Aiutami! Aiutami! - gridò disperata Mary Jane mentre Sica, superando il fuoco con un balzo felino e buttando me a gambe all'aria, le piombava addosso ghermendola come un orso la preda. L'unico gesto che feci in tempo a compiere dalla scomoda posizione schiena a terra in cui mi aveva gettata, fu di agguantargli il piede per tentare di trattenerlo o di farlo inciampare, ma il mio intento fallì; infatti l'indiano liberò il piede con facilità dalle mie dita, prima che avessi l'opportunità di abbrancarlo con più decisione e mi sferrò un colpo in faccia col mocassino. Tutto accadde in pochi istanti. Con vari colpi di tomahawk, Sica fracassò il cranio di Mary Jane con una tale violenza che ella riuscì ad emettere un solo grido mortale. Uno spruzzo copioso di sangue mi raggiunse il viso e istintivamente alzai il braccio per coprirmi gli occhi. Dio mio! La scena era così terrificante che restai qualche attimo a fissarla incredula ma poi, terrorizzata cominciai a strillare come una pazza:
- Noooo! Nooooo! Assassino! Mary Jane! Mary Jane! - e poi solo grida inarticolate.
Il campo si riempì di figure silenziose che osservavano il macabro spettacolo. Io continuavo a fissare il corpo nudo e flessuoso di Mary Jane disteso bocconi davanti a me e i bellissimi capelli neri sparsi a ventaglio sull'erba, inzuppati di sangue. Non riuscivo a smettere di urlare, non riuscivo ad accettare che fosse morta. Sica, in apparenza impassibile, continuò ad infierire con crudeltà sul cadavere; infatti raccolse il coltello che era caduto alla sua vittima e in quattro e quattr'otto la scotennò. Ero così sconvolta dalla scena che dimenticai la paura e cominciai ad inveire contro di lui:
- Assassino! Siete tutti dei selvaggi assassini! Maledetto! Dio vi punirà! Vi punirà per i vostri delitti!
Meoquanee comparve provvidenzialmente al mio fianco e mi avvolse teneramente, ma energicamente, tra le sue braccia, nascondendomi col suo corpo, proprio mentre Sica, infastidito dalle mie strilla, si voltava a fissarmi con sguardo omicida e, brandendo il pugnale grondante di sangue, si muoveva verso di me.
In quel momento, Wanapeya apparve in mezzo alla piccola folla e avanzò speditamente sino a fermarsi vicino al cadavere di Mary Jane. Sica, come lo vide, si irrigidì.
- Non aver paura - mi bisbigliò Meoquanee all'orecchio- adesso che c'è Wanapeya, Sica non ti farà del male. Lo teme troppo.
Wanapeya non pronunciò parola, ma guardò il fratello freddamente con una chiara espressione di disapprovazione.
Io piangevo convulsamente e anche Meoquanee aveva il viso inondato di lacrime, e per questo motivo probabilmente non ci accorgemmo che Sica trascinava via il corpo di Mary Jane; quando più tardi notai la sparizione, la mia sofferenza aumentò al pensiero che il marito Peter, che adorava la giovane moglie, non avrebbe avuto nemmeno le sue spoglie su cui piangere.
Pian piano gli indiani scomparvero come fantasmi e la notte ritornò silenziosa, ma c'era quel laghetto di sangue che si allargava tra l'erba e i sassi a ricordare la terribile tragedia che si era appena consumata.
- Wanapeya non è come il fratello - mi mormorò Meoquanee - ma ti ho detto che è molto cambiato dalla fuga della moglie. Non farlo mai spazientire e servilo con premura, così ti tratterà bene e ti lascerà vivere. Stai sempre sul chi vive e ricordati che conosce bene l'inglese anche se ha una pronuncia tremenda.
- Come mai conosce la mia lingua?
- C'è stato un bianco anni fa che gli ha insegnato, un dottore, ma ora è morto. Un giorno ti racconterò di lui.
***
Notte terribile. Non chiusi occhio e neanche Meoquanee, che restò con me per aiutarmi. Non so cosa avrei fatto se non ci fosse stata lei, perché non sapevo capacitarmi della morte della sorella di Alice e rivedevo la scena dell'assassinio come uno spettacolo dell'orrore nella mia mente: Mary Jane che gridava: aiutami! E io che non avevo fatto nulla, non avevo fatto nulla! Pensavo ai miei cari e ad Alice e a suo padre. Pensavo a Peter. Tutte persone buone che non meritavano quello che era successo, che non avevano responsabilità sul torto fatto ai Sioux da quel mercante. Mi chiedevo perché Dio avesse permesso una cosa tanto spaventosa e cosa sarebbe capitato a me.
Meoquanee non era cristiana, ma nonostante ciò mi fornì delle risposte illuminate per il dramma che stavamo vivendo; Dio mi fece così comprendere che ispira i cuori di chi vuole e non tralascia di consolare coloro che lo amano.
La mia amica cheyenne mi suggerì che il Grande Spirito non vuole il male, ma che esso proviene dalla debolezza degli uomini e uno sbaglio ne crea un altro e un altro finché si forma una catena che coinvolge anche chi non ne ha colpa. Ma il Grande Spirito - essa mormorò con la saggezza dei semplici - Non cessa di voler bene agli uomini e di aiutare coloro che si sforzano di comportarsi rettamente.
Come iniziò ad albeggiare, prima che gli indiani si svegliassero, cercammo intorno il cadavere di Mary Jane per dargli degna sepoltura, ma non riuscimmo a trovarlo. Meoquanee mi lasciò, promettendomi che sarebbe presto tornata ed io, stanca morta, dopo essermi completamente avviluppata nella coperta di bisonte, mi adagiai su un fianco e mi addormentai profondamente.
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WANAPEYA, HO AMATO UN INDIANO
RomanceDanielle Martin si trasferisce nel selvaggio West per aiutare il cognato Jack, vedovo della sorella, che vorrebbe ricominciare una nuova vita sposando una brava ragazza ma la figlia Rachel non accetta un' altra donna al posto della madre. Nel suo nu...