Capitolo 3. La verità viene sempre a galla.

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Pov Dylan

Ho sempre avuto difficoltà ad addormentarmi, per un motivo o per un altro. Per questo ogni mattina mi sveglio con delle occhiaie che fanno paura e questa giornata non è esclusa.

A volte mi è capitato anche di sentire voci che affermassero che le avessi perché fossi un drogato o robe del genere, che solo a sentirle mi scompisciavo dal ridere per quanto potessero essere assurde.

Ma chi non ne soffre non sa quanto l'insonnia possa essere terribilmente angosciante.

Io purtroppo ne soffro da quando ne ho memoria, non ricordo nemmeno una notte in cui ho dormito più di quattro ore di fila o in cui abbia preso sonno prima delle cinque del mattino.

Da bambino vivevo in un ambiente in cui la notte i miei genitori si urlavano le peggio cattiverie a vicenda pensando che io e mio fratello dormissimo, quando invece erano loro a tenermi sveglio ed io mi trovavo a tenere le mani sopra le orecchie di Michael per non fargli sentire le mostruosità che riecheggiavano nel corridoio.

Da adolescente invece ho avuto la mia fase ribelle in cui di notte scappavo di casa per andare alle feste e rifugiarmi nell'alcol per non pensare a tutti i problemi che avrei dovuto affrontare una volta rientrato li dentro. Tornavo tutte le volte al mattino presto ed andavo scuola senza nemmeno riposare cinque minuti.

Ora, a ventiquattro anni compiuti, quando non riesco a prendere sonno mi alleno nella palestra che Luca ha allestito nel seminterrato. Quando nessuno mi vede sfogo tutta la mia rabbia contro un sacco da boxe, mi fascio la testa e ad ogni pugno che tiro mi faccio domande a cui non avrò mai una risposta.

Chissà come sarebbe stato se loro non fossero morti.
Se lui non avesse superato il limite di velocità.

Ma stanotte é stato diverso.

Stanotte non ho dormito per via di due labbra lucide incurvate all'insù, per via di due occhi che sono troppo chiari per sembrare veri, per via di due gambe mozzafiato.

Stanotte non ho dormito immaginandomi in loop come sarebbe quel sorrisetto furbo che mi ha fatto la ragazzina se lei fosse sotto di me.

Probabilmente non riderebbe più.

Ho passato tutta la sera a studiarla per capire se potermi fidare o meno, perché il fatto che gli altri lo facciano a me non importa minimamente.

Sono sempre stato un tipo diffidente. In America non avevo gruppi fissi o amici, ma molti si proclamavano tali solo perché avevo fiumi di ragazze sempre a girarmi intorno e perché se la gente ti vedeva con me non pensava nemmeno ad infastidirti, perché intimorito dalla mia persona.

L'unica persona a cui darei in mano la mia vita e di cui mi fido ciecamente è mio fratello Michael perché so che non mi è vicino per un tornaconto personale.

Ho avuto in passato molte persone accanto solo per il cognome che portavo, perché mia madre era un ex modella o perché mio padre aveva fiumi di soldi. Ce ne sono state di persone che solo perché in una materia ero particolarmente portato mi chiedevano appunti su appunti con la scusa del "fallo per un amico".

Ed io coglione con la sindrome di crocerossina glieli passavo anche.

Non posso dire di non conoscere la ragazzina, perché in questi quattro anni ho sentito parecchie storie su di lei. Nella maggior parte di esse era descritta come una specie di supereroina che c'era sempre nel momento del bisogno, la paladina di sto cazzo ma anche la
più festaiola.

Trovandomela davanti però non aveva gli occhi felici di cui tutti parlavano o la voglia di bere fino a non capire più nulla come diceva Luca nelle storie in cui erano al pub. Non sembrava affatto la tipa cazzuta di cui avevo sentito parlare dagli altri tre.

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