Capitolo 8 - Giustizia (Parte I)

27 3 12
                                    

Sul pavimento giaceva abbandonato un libro, la sua copertina rivolta verso l'alto, mentre le pagine si stendevano rigide contro il freddo pavimento. La carta era come il ricordo sbiadito di storie passate, alcune pagine piegate, altre disperse in giro, sospinte dal vento capriccioso. La candela sul comodino aveva ceduto al suo destino, la cera sciolta ormai indistinguibile dal legno sottostante. Il letto mostrava segni di un sonno agitato, le lenzuola appena sfioravano il suolo, ma soprattutto, era privo del suo occupante. La stanza sembrava aver vissuto l'abbandono durante la notte.

Un servo perlustrò la camera con occhi attenti, chiuse la finestra sbattente per fermare l'invadenza del vento e raccattò con premura il libro dal pavimento, raccogliendo le pagine disperse. Poi, con pazienza, tentò di rimettere in ordine il letto, ma la cera incollata al comodino resisteva a ogni tentativo di pulizia. L'apparente confusione nella stanza lo spinse a riflettere sulle circostanze. Mentre cercava di capire dove fosse finito il figlio del vassallo Gunnar, improvvisamente udì delle voci che gridavano quel preciso nome.

"Widar, svegliati! Widar!"

Le grida di Astrid risuonarono attraverso i corridoi del castello, svegliando chiunque le ascoltasse. In pochi istanti arrivarono i servitori, frettolosi di scoprire cosa stesse accadendo. Ma presto, si unì a loro anche Gunnar, inquieto al sentire il nome di suo figlio pronunciato con così tanta urgenza. Con passo deciso e il cuore in tumulto, il vassallo si avvicinò alle porte della stanza e vide Astrid piegata su suo figlio, disteso inerte sul pavimento. Sentì un sussulto che gli attraversò il corpo e si appoggiò al suo fidato bastone, scolpito con la testa di un cane, che portava sempre con sé.

"Cosa è accaduto, signorinella?" gridò Gunnar, le parole traboccanti di sospetto, convinto che la ragazza avesse qualcosa a che fare con quanto stava accadendo, avendo conosciuto la sua indole imprevedibile.

"Vi assicuro, signor vassallo, che non so nulla," rispose la fanciulla con un tono preoccupato, ma l'uomo la respinse bruscamente con il suo bastone.

Nel frattempo, i servitori si affannarono nel tentativo di far riprendere conoscenza al ragazzo. Si inginocchiarono accanto a lui, spruzzando delicatamente acqua sul suo viso pallido e stimolando ansiosamente il suo risveglio. Le luci del giorno diventarono sempre più intense, filtrando attraverso le finestre, e gettando ombre sulla scena.

Poco dopo, anche la regina fece la sua comparsa. La donna indossava una tunica di seta bianca e una mantellina del medesimo colore, senza perdere la solennità che la contraddistingueva. I suoi capelli rossi fluivano intorno alle spalle, mentre gli occhi azzurri scrutavano attentamente la scena. Un brivido d'ansia attraversò la sua anima quando vide cosa stava accadendo, ma riuscì a mantenere la calma e la compostezza che le erano proprie.

Con un gesto di pura grazia, la donna si inginocchiò accanto al giovane, posando con dolcezza una mano sul suo petto. Sentì il lieve battito del suo cuore e un sospiro di sollievo le sfiorò le labbra. In quel momento, la luce del sole le accarezzò il volto, svelando una silenziosa serenità.

"Portate il ragazzo nella sua camera da letto e restate a vegliare finché non si risveglierà," ordinò la regina. Poi si girò verso il vassallo. "Signor Gunnar, farò visitare suo figlio dal mio più fidato dottore. Vi prego di non preoccuparvi," disse con calma.

Quindi, la regina diresse uno sguardo severo alla figlia e proseguì. "Cara, avremo modo di discutere della tua responsabilità in tutto questo più tardi."

La principessa sentì un'intensa disapprovazione crescere dentro di lei, ma riuscì a trattenere la rabbia, stringendo le labbra con forza, tanto da provocare una lieve ferita da cui scese un filo di sangue. Rimasta da sola nella sua stanza, si sedette con un sospiro sul bordo del letto, cercando di capire cosa potesse essere accaduto e per quale motivo Widar si trovava lì. Anche se non riusciva a non pensare al disprezzo che provava per quell'uomo, Gunnar, un prepotente che aveva osato sfiorarla con il suo bastone insignificante. Tuttavia, rimase sorpresa da sé stessa. In un'altra occasione non si sarebbe fatta problemi a rispondere a tono alla madre e a reagire nei confronti del vassallo, eppure sentiva che, per una volta, mantenere le labbra cucite sarebbe stato più gratificante. Iniziò a chiedersi se quella reazione insolita non fosse che l'influenza dell'amicizia con il suo nuovo compagno.

{The Witch and The Princess}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora