"La sveglia suona ancora, di nuovo, stamattina.
Sei e ventidue minuti. Devo preparmi, ripassare per l'interrogazione di scienze, andare a comprare le solite Malboro Light.
Quant'è dura alzarsi la mattina, soprattutto se si è arrivati al 4 giugno e il caldo ti opprime fino il tardo pomeriggio.
Infondo la scuola non mi dispiace.
A me è sempre piaciuto studiare, leggere, comprendere; ma ora non ne posso più.
Ormai per i professori sei un numero, un macchina con un numero stampato in fronte.
Lo stesso vale per i compagni di classe. Ti vedono come "quello che sa tutto, ma non dice mai nulla".
Sei e trenta minuti, devo alzarmi dal letto.
La colazione non la faccio da mesi ormai, odio il sapore grezzo del cibo di prima mattina; quindi inizio a preparmi.
Prendo le prime robe che mi capitano sotto mano, non m'interessa nemmeno più come vestirmi, tanto che importa? Chi mi guarda ancora?
Sono pronto. Manca ancora mezz'ora.
Scienze non la ripasso, tanto sono l'unico della classe che studia, non m'interroga sicuramente.
Non mi resta che fare la cosa più paurosa. La cosa che mi fa sentire davvero a disagio.
Prendere il cellulare.
Quanto sarebbe bello accendere la linea di casa e ritrovarsi pieni di notifiche.
WhatsApp, Facebook, Instagram, Twitter.
La cosa più bella, però, sarebbe il buongiorno.
Quel buongiorno che ti riscalda il cuore anche se infondo è solo un messaggio con uno stupido cuoricino rosso.
Sarebbe bello leggersi i messaggi chilometrici, di prima mattina.
Leggere il "ti amo amore mio, ci vediamo dopo", di prima mattina.
Sarebbe bello sentirsi dire "amore, ti ho sognato", di prima mattina.
Sarebbe bella la presenza di qualcuno.
Qualcuno che c'è, ma non lo vedi, è dietro lo schermo.
Zero. Nulla.
Nessun messaggio, nessuna notifica, nessun dolce buongiorno. Niente di niente.
È da mesi che ormai va avanti così.
Che una persona si sente abbandonata proprio quando meno se lo aspetta.
Ho perso il gusto delle parole.
Il gusto dei messaggi vocali durante la notte.
Il gusto delle lunghe passeggiate sulla vecchia parte della città.
Il gusto del gelato al cioccolato, anche se d'inverno.
Il gusto dello stare seduti su di una panchina, con la persona che ami.
Il gusto di stare con qualcuno.
Qualcuno che sappia davvero chi sei tu.
Quel qualcuno che quando dici di sentirti un po' giù, ti porta a fare un viaggio sulle stelle.
Quel qualcuno, che anche quando stai in silenzio, ti ama.Ho perso il gusto della parola amore.
Che non è più l'alba l'amore, non è più il mare ed il tramonto.
Non so più cos'è amore.
Forse non lo sapevo nemmeno prima, ma perlomeno lo vedevo l'amore.Le coppie che si bacino vicino la fermata del pullman, quelle nei bagni della scuola.
Le coppie che vanno a fare spese insieme.
Le coppie che si amano, insieme.
Non provo più disprezzo, nemmeno compassione. Invida, forse. No, paura.Ho perso il gusto della parola amore.
Di sicuro non è questo il gusto di questa parola.Sette e cinque minuti, esco di casa.
Bentornato nel mondo della solitudine."
- affogonelleparole