La prima tunica
Una volta pensato il progetto, mi impegnai ad attuarlo. Recuperai i pezzi delle tre pelli che Meoquanee aveva terminato di conciare e con quelle mi confezionai un vestito, come Wanapeya aveva chiesto, e dato che come sarta avevo molta esperienza, mi cucii un abito che mi calzasse a pennello e valorizzasse la mia figura; inoltre Meoquanee mi insegnò la preparazione dei colori, nota alla sua gente, e ciò mi consentì di inserire delle decorazioni, qualcosa di semplice, a cui aggiunsi dei ricami con perline colorate per far risaltare maggiormente i disegni. Quando Wanapeya mi vide col vestito nuovo restò sorpreso favorevolmente del mio lavoro e mi portò subito altre pellicce da conciare con l'ordine di prepararle per la vendita. Io, con l'aiuto di Meoquanee, mi misi subito all'opera per realizzare la tunica che volevo donargli. La parte più difficile fu ricavare il volto del dottor Thomas Milton, poiché io non l'avevo conosciuto e dovevo basarmi sui ricordi della mia amica cheyenne, ma quando, dopo vari tentativi, riuscii a ricostruire quel viso, Meoquanee si stupì perché - disse - era veramente somigliante. Avevo pensato di riportare nella parte anteriore della tunica i due animali già presenti nel vestito fatto da Hopa, che probabilmente richiamavano il vero nome di Wanapeya, che io non conoscevo, e nella parte a contatto con la schiena, il volto del dottor Milton con la figura stilizzata di un puma sullo sfondo, poiché Meoquanee mi svelò che gli indiani lo avevano chiamato Igmutaka Ohitika "Puma Coraggioso".
Mi impegnai con costanza e attenzione nella concia delle pelli che avevo scelto di utilizzare e nella preparazione dei colori naturali per realizzare le figure; lavoravo quando Wanapeya non c'era e coprivo il disegno, perché non lo vedesse inavvertitamente prima che fosse concluso; decorai anche le maniche sui polsi con ricami preziosi, ma cercai di non appesantire i decori perché l'aspetto fosse gradevole. Quando, dopo una settimana intensa di lavoro, terminai la veste, guardai la mia opera soddisfatta e chiamai subito Meoquanee perché valutasse il risultato.
- È splendido - ella disse - è proprio lui: il dottor Thomas. Questa veste è molto più bella di quella che possiede.
- A me preme solo che gli piaccia, così potrò esprimergli la mia gratitudine.
Con l'aiuto della mia amica preparammo un bel pacco regalo, approfittando della carta leggera che faceva parte delle merci rubate all'agenzia governativa. Quella sera rientrai nel tepee con una certa apprensione: da un lato c'era la speranza che il giovane capo apprezzasse il dono, dall'altra il pensiero che avevo disubbidito al suo ordine di preparare quel pellame perché potesse venderlo ai mercanti di pellicce. Sapevo che con la scarsità di bisonti, i pellerossa cercavano di acquistare provviste dai bianchi o di ottenerle in cambio di pelli pregiate. Stavo correndo un grosso rischio, quello di annullare la stima che avevo conquistato nel cuore di quell'uomo, eppure nel mio animo il desiderio di ringraziarlo per ciò che ritenevo una concessione enorme - l'avermi ospitato nel suo tepee - era pressante ed imperioso, non ero riuscita a sottrarmici.
Egli entrò nella tenda dopo pochi minuti e andò ad accoccolarsi accanto al fuoco.
Mi accorsi subito che voleva parlarmi e già intuivo l'argomento della discussione: il lavoro che mi aveva assegnato; il cuore cominciò a battermi all'impazzata, lo sentivo premere sulla gola e temetti che se attendevo ancora, sarei morta d'angoscia.
- Dove sono pelli da conciare? - disse.
- Le ho usate - risposi d'un fiato poiché mi mancava il respiro.
- Usate? Cosa hai fatto? Ho detto che dovevo vendere!
Tremavo come una foglia spazzata dal vento della paura perché i suoi occhi si erano accesi di collera e aveva alzato la voce.
- Non arrabbiarti! - mormorai - Ho cucito una tunica per te ... un ricambio perché ho visto che ne hai soltanto una.
- Una tunica! Non serve una tunica! Tu devi obbedire, donna! - gridò e stavolta cominciarono a tremarmi anche le labbra convulsamente - Io ho già vestiti! Hai capito? Tu sprecato pellicce!
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WANAPEYA, HO AMATO UN INDIANO
RomansaDanielle Martin si trasferisce nel selvaggio West per aiutare il cognato Jack, vedovo della sorella, che vorrebbe ricominciare una nuova vita sposando una brava ragazza ma la figlia Rachel non accetta un' altra donna al posto della madre. Nel suo nu...