Capitolo 15 ... Non c'è amore più grande

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Un forte vento di tramontana s'era levato quel giorno e il cielo era bianco come un pezzo di vetro, l'aria gelida annunciava la neve

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Un forte vento di tramontana s'era levato quel giorno e il cielo era bianco come un pezzo di vetro, l'aria gelida annunciava la neve. Ricordo che pensai al viaggio che ci aspettava quella mattina, e a quanto sarebbe stato difficile sotto un'intensa nevicata. Taopi giocava e rideva col bambino che le tirava le morbide trecce con i pugnetti chiusi.

- Manišni, smettila! - lo rimbrottai per scherzo.

Un rombo arrivò alle mie orecchie e la terra tremò; rimasi un istante interdetta prima di capire cosa fosse: zoccoli! Numerosi zoccoli di cavalli lanciati al galoppo! Poi udii delle grida e delle detonazioni. Mi precipitai fuori dal tepee allarmata seguita da Taopi. I miei occhi si sgranarono dall'orrore.

Uno stuolo di militari ci sfrecciò accanto urlando e sparando e si disperse in mezzo ai tepee. I guerrieri e le donne sbucavano uno dopo l'altro sorpresi e insonnoliti e cadevano tutti falciati dalle fucilate.

Un grido echeggiò dietro di me.

Taopi? Taopi! Il corpo della donna si era accasciato per terra e spingeva sulle mie gambe.

La chiamai, la scossi, poi scorsi il sangue sul bustino della tunica, Dio mio, no!

Urlai ... e continuai a urlare il suo nome. Ma non respirava più: era morta.

- Fermatevi! Che cosa state facendo? Fermatevi in nome di Dio! Assassini!– strillai e cominciai a correre dietro il cavallo di un soldato continuando a gridare e a cercare di farmi ascoltare.

Il frastuono degli spari coprì la mia voce.

Poi mi arrestai inorridita. Una ragazza indiana si divincolava disperata sotto un soldato che la schiacciava tra le cosce. Corsi verso di loro gridando: lasciala! Lasciala! Quell'uomo, non mi sentì neppure, aveva estratto un coltello dalla cintura, lo vidi sollevarlo in aria. Urlai con la forza della disperazione:

-Nooo! Noooo! Non farlo!

I visceri della donna schizzarono col sangue sull'erba bagnata e sul volto del suo assassino.

Ero fuori di me, disgustata, impotente. Com'era possibile che accadesse tutto ciò? Chi erano i selvaggi?

Un acre odore di fumo mi arrivò alle narici, qualche tepee stava bruciando?

Mi guardai intorno, scorsi il corpo di Taopi e vidi la sua tenda avvolta da fiamme sanguigne. Il fuoco divorava velocemente le pelli di bisonte, scarnificando la piccola casa e mettendo a nudo la struttura. Mi parve di udire il fragile pianto di un bambino: Manišni!

Mi precipitai, strappai la pelle all' ingresso che ardeva come una torcia e mi infilai all'interno. Il bimbo piangeva disperato. Lo sollevai tra le braccia, lo strinsi al petto per rassicurarlo e subito fuggii saltando attraverso una larga lacerazione aperta dal fuoco. Ancora mi guardai intorno cercando una via di scampo.

Wanapeya!

Lo vidi mentre aiutava Hopa a montare su un robusto mustang pezzato; senza indugio corsi verso di loro con il piccolo, lo porsi, il capo lo agguantò e lo caricò davanti alla moglie sul dorso del cavallo. Manišni aveva smesso di piangere, rassicurato dalla presenza dello zio.

WANAPEYA, HO AMATO UN INDIANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora