Capitolo 1 ~ Siglato nel tempo

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1933 d.C.
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La veggente schiuse gli occhi lattiginosi, sfiorando le rune che aveva appena lanciato su un massiccio tavolo in quercia. Le screpolate labbra di lei si muovevano nell'articolare un complesso incantesimo.
Gli elementi ululavano al di fuori della tenda della Rom e il vento feroce ne sollevò un lembo.

Io studiavo, tramite un piccolo forellino, i due gentiluomini in attesa dall'altro lato del tavolo; costoro si strinsero i nobili abiti addosso, osservando nervosamente l'ostinata lotta tra le candele e il refolo gelido.

Il temporale era al suo apice e i fulmini concorrevano con il fuoco, tingendo sporadicamente di una luce fredda la scolorita bandana rossa che racchiudeva gli argentei capelli della veggente.
I due gentiluomini rabbrividirono, ma non certo a causa del freddo. La donna aveva cessato di parlare e socchiuso gli occhi... L'incantesimo era terminato.
Come schiuse le palpebre, il latte nelle sue iridi appariva quasi fluorescente.

"Non capisco..." mormorò tra sé, in esplicita confusione... e con una punta di paura.
"Cosa non vi é chiaro, donna?", si stizzì uno dei gentiluomini "La nostra organizzazione non vi ha ricoperta di danaro per un trucchetto da due soldi."

"Il nostro tempo é prezioso. Non volete scoprire cosa i Vertici ci ordineranno di farvi, se non otterremo i risultati che avete promesso.", gli diede manforte il suo compare.

Era più giovane, appena un uomo, dagli intensi e gelidi occhi che, non fossero stati accigliati per la rabbia, sarebbero apparsi mozzafiato. Il gentiluomo più alto, un affarista dal viso scialbo, il naso a patata e due occhi piccoli da roditore, si rigirava il bastone da passeggio tra le dita quasi stesse meditando di usarlo per motivare l'anziana veggente.
Costei, dal canto suo, non prestava neppure attenzione ai due clienti. Aveva rimescolato le rune e le sue labbra avevano ripreso a mormorare. La fronte di lei era imperlata di sudore...

La paura strideva, era estranea al viso di quella donna che conoscevo tanto bene. Mai l'avevo vista tanto pallida.
Indiscutibilmente era lo scenario che le rune dipinte mostrarono a spaventarla: di scatto, tornarono nell'esatta posizione che avevano assunto in precedenza.

Il respiro della veggente accelerò, mentre costei le tastava, leggendole tramite le proprie mani.
"Miei signori, il futuro non mente... V'é un modo per la massoneria per ottenere quanto i vostri Vertici cercano. Acquisirete un potere che si estende ben oltre le vostre aspettative..." La donna rabbrividì, scuotendo il capo "Ma ciò non accadrà in questo secolo e comporterà un consistente costo."

Se il suo compare sollevò scetticamente un cespuglioso sopracciglio, apostrofandola in portoghese come una pazza, un freddo sorriso si allargò sul viso dell'elegante giovanotto. Un fulmine lo illuminò, mentre costui si chinava verso la donna.

"Ditemi di più, senhora Esmeralda."

Le pupille di lei risaltavano sul latte nei suoi occhi, come costei li utilizzò per trafiggere il giovane massone.

"Prima di procedere, gentiluomini, richiedo una garanzia. Nessuna quantità di denaro proteggerà la mia famiglia e i miei discendenti, non appena entrerete in possesso di..." si interruppe, come a trattenere le parole tra le labbra sottili, e fissò risoluta il giovane.
Questi le rivolse un cenno concessivo. Una luce avida gli contorse i lineamenti altrimenti angelici.

Il suo compare si stava spazientendo e gli sibilò all'orecchio:
"Você é muito gentil com esta velha senhora, jovem mestre. Acho que ele precisa de um incentivo."

Il giovane lo zittì con una semplice occhiata, dimostrando cristallinamente chi fosse al comando. Quindi si rivolse alla veggente.

"Naturalmente. Suppongo non vi riferiate a una mera promessa, senhora."
Lei scosse il capo.
"Una magia potente vincolerà la vostra parola. L'incantesimo che sto per compiere garantirà l'incolumità della mia progenie."

Il gentiluomo esitò, pensieroso. "La mia vita per la loro?"
Per tutta risposta, Esmeralda protese una mano nell'aria opaca per il fumo e, in uno scintillio caldo causato dal riflesso delle fiamme, un coltello le comparve in mano. Se l'uomo più anziano mosse un passo indietro, il giovane non batté ciglio.

Si trattava di un'arma cerimoniale, il cui manico intarsiato di rubini si adattava alla mano rugosa della veggente... E la cui lama scivolava sul palmo sinistro di lei, aprendo un piccolo taglio.

"Non la vostra vita, signore: quella dei vostri figli, nipoti e discendenti che respireranno in quel remoto futuro. Non accetterò un minore pegno: se un solo capello verrà torto ai miei figli e nipoti per mano vostra, del vostro lignaggio, o altra mano al vostro comando, il male si rifletterà al mittente."

Il ragazzo celò la propria rabbia e frustrazione. L'accento della donna rom fluì marcando la serietà dell'avvertimento. Ricordò a sé stesso che quell'anziana apparentemente indifesa era invero assai pericolosa.

"Non mi sembra affatto corretto. Cosa vi pensare che avrò voce in capitolo quando..." osservando la mano della donna sulle rune, comprese. Il suo ghigno sinistro si allargò. "L'avete visto, non é così? Accadrà durante la mia vita..."

"Codesto é il mio patto." replicò lei, senza confermare, né confutare l'intuizione "Nel caso non foste incline ad accettare, restituirò il denaro. Il futuro non cambierà di molto, giacché non sarò la sola Lunare a calpestare questa terra. Se voi rifiuterete, un altro uomo avido otterrà tale potere."

"E sia, accetto." disse rapidamente il giovane, ignorando la silente contrarietà del suo compare.
Un tuono accompagnò le sue parole e la luce giunse in tempo per accarezzare il sangue che gocciolò dal palmo ferito del ragazzo, mescolandosi a quello della veggente.

Il patto era siglato... e il futuro abbozzato dalle rune era in moto per concretizzarsi.

Deglutii, ritraendomi tra le pieghe della tenda. Benché il mio cuore battesse forte per la paura e la disapprovazione per la decisione presa dalla donna, non osai emettere un fiato e corsi sotto la pioggia sino a casa. Da lontano, dal riparo di un albero, osservai i due gentiluomini salire sulla propria carrozza, sforzandomi istintivamente di memorizzare i loro volti.
Mi irrigidii, mordendomi il labbro, giacché percepivo la presenza della donna approcciarmisi da dietro.

"Non avresti dovuto origliare. Credevo di averti detto di andare a dormire da ore."
Naturalmente, aveva sempre saputo che mi trovavo lí... Non mi aveva smascherata per non espormi davanti ai due gentiluomini, o forse perché distratta dal futuro che i suoi occhi lattiginosi avevano veduto. Ora non lo erano più, tra l'altro: erano tornati del consueto bruno, ed erano meno furibondi di quanto avessi temuto. Non nei miei confronti, se non altro.

"Scusami, madre... ma tu perché hai accettato di fare una cosa simile? Che cosa hai visto?"
Un sorriso triste, desolato, velo tra la realtà sensibile e gli abissi dei suoi segreti.
"Quando i tuoi capelli saranno grigi, bambina, allora lo vedrai a tua volta. Ho scelto la sola strada ove la speranza ancora esista."

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Ciao!
Alla fine di questo capitolo un po' intenso, voglio rassicurarvi: i toni scuri non dureranno per sempre. Conteggio traumi QUI, prego!

Se siete arrivati fino in fondo, lo interpreto come un segno che vi sia almeno un po' la storia vi sia piaciuta... o magari non vedete l'ora di affogare il ricordo in una pizza. Ricchi premi in titoli nobiliari, terre o Margherite gratis a chi mi lascerà una stellina e un commento in meno di trenta secondi!

Avete appena conosciuto le origini della storia, il momento che l'ha resa possibile, ma conoscerete i veri protagonisti nel capitolo 2. Pronti a balzare in avanti di 90 anni?

TENEBRIS - Il canto della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora