"Per quale motivo dovrei mai spostarla altrove? La casa è sufficientemente grande per mantenere due donne come voi due." puntualizzò.
"Non riesci a capire o cosa? Sono stanca di ritrovarmela ovunque in giro per casa!" feci sbattere la mia mano sopra la sua scrivania di forza, infuriandomi per il fatto che non capisse cosa gli stessi dicendo.
"Me la devo subire a colazione o quando esco fuori in giardino, pure quando dormo mi sogno la sua fottuta faccia!" confessai disperata e stufa di avere Amalya tra i piedi.
"L'odio è amore inespresso." rimasi perplessa dalle sue parole. Lo guardai senza riuscire a formulare una parola. Sembrò quasi prendersi gioco di me.
"Stai dicendo sul serio, Yulian?"
"Bambolina, rilassati e goditi questi giorni liberi più che puoi." aggiunse tranquillo.
"Non con quella stronza in casa con me!" alzai il tono della mia voce ancor di più. Mi si lesse la disperazione negli occhi.
"Allora esci." cercò di trovare una soluzione al mio problema, come se potesse capire.
"Non mi va." incrociai le braccia al petto.
"Allora scopatela." puntualizzò, alzando le sopracciglia e sorridendomi in faccia.
"Ma che cazzo, Yulian?" rimasi quasi scioccata dalle sue parole. Certo, Yulian, stai tranquillo che me la farò una che non sopporto.
"Non ti ho mai vista implicarti in delle relazioni. Mai! Sembra come se avessi il cuore di pietra. Non mostri alcun sentimento." dichiarò.
"Chiediti il perché." risposi in modo secco e diretto.
"Avrei voluto saperlo da te." mi riferì deciso, abbassando leggermente il tono della sua voce.
"Io non ho niente da dirti." chiusi il discorso.
"Quindi? Mi levi quella stronza dai piedi o devo continuare a sopportarmela ancora per molto?" incrociò anch'esso le braccia al petto e mi fece le spallucce, sorridendomi sarcasticamente. Serrai gli occhi e feci un respiro profondo.
"Ho capito." voltai i tacchi e me ne andai come sempre senza aver ottenuto nulla di nuovo. Testardo in culo che non sei altro.
"Ti voglio bene anche io, bambolina!"
(...)
Mi sedetti a terra sull'erba fresca davanti alla piscina. Posai una marlboro rossa tra le mie labbra e me l'accessi. Inspirai profondamente il fumo, provando a calmarmi e godermi un po' di tempo da sola, sfruttando il fatto che fu notte fonda. Non desiderai altro in quel modo.
Lasciai la testa all'indietro per poi distendermi lungo la terra fredda. La sensazione più bella e unica al mondo.
"Hai da accendere anche per me?" sentii il tono della sua voce e non potetti non sorridere e allo stesso tempo rimanere confusa dalla sua comparsa qui a quest'ora.
"Che ci fai tu qui?" domandai, soffiando via il fumo aspirato poco prima. Udii i suoi passi avvicinarsi pigramente verso di me.
"Parlare." mi rispose in un tono pacato. Mi tirai su e mi sedetti esattamente come prima. Indirizzai il mio volto verso la sua figura virile, inarcando confusa le mie sopracciglia. Gli passai l'accendino.
"Non fare quella faccia, bambolina. A tutti serve qualcuno con cui parlare."
"Sì, ma di certo tu non sei la persona giusta." obbiettai.
"Questo perché non mi hai mai dato la possibilità di farlo." abbassò leggermente lo sguardo a terra, nel mentre si posò la sigaretta tra le sue labbra.
"Lo sai come sono fatta. Sono ricoperta in strati di pietra. Nessuno è mai riuscito ad entrarmi dentro e scoprire chi io fossi per davvero." confessai la verità che Yulian già seppe.
"Dimmi... Cos'è che ti tormenta?" aspirò dalla sua sigaretta tranquillamente, nel mentre cercò di analizzarmi le iridi.
"Non farmi queste domande da psicologo. Non ne ho bisogno, Yulian." precisai già in partenza. Spostò lo sguardo altrove.
"Adesso comprendo il perché tu non voglia avere Amalya tra i tuoi piedi."
"Ah, ma davvero? E sentiamo, perché?" domandai in modo sarcastico.
"Hai paura di essere smascherata. Hai paura che qualcuno riesca a scovarti dentro e riesca a scoprire che dietro tutta questa indifferenza e rabbia repressa, c'è solamente una giovane donna che vorrebbe avere qualcuno al suo fianco con cui parlare ore e ore senza mai fermarsi." catturò i miei occhi quando si voltò verso di me. Rimasi in un silenzio straziante, continuando a fissarlo nelle iridi. Ripulii il mio volto dalle mie solite espressioni finte e abbassai lo sguardo, guardando nel vuoto più assoluto.
"Meghan, forse dovresti smetterla di mentire a quella ragazzina che ti vive dentro. Almeno per una volta." concluse il discorso con un'ultima frase prima di alzarsi e andare via. Continuai a restare avvolta dalla mia bolla soffocante.
(...)
Mi voltai lentamente verso di essa. Questa volta fui più silenziosa del solito. Rivoltai lo sguardo e rimasi immobile a fissare la mia tazza di caffè caldo che strinsi tra le mani.
"Meghan, tutto bene?" mi domandò in un tono dolce. Posai i miei occhi su di essa.
"Senti, riguardo tutte le cose che ti avrò detto..." mi venne difficile. Non fui abituata a dire questo genere di cose. Fu come mettere un altro sasso sulla mia anima.
"Cosa?" aspettò che continuassi la mia frase. Non ci riuscii. Eppure mi sentii come una codarda.
"Niente, lascia perdere." afferrai la mia tazza di caffè e la gettai nel lavandino infuriata. Che cazzo, Yulian. Tu e le tue stronzate da pezzente.
(...)
Finii di prepararmi e di indossare uno dei miei tanti vestiti neri in seta. Passai sulle mie soffici labbra giusto l'ultimo strato di rossetto. Scesi gradualmente le scale, posando il palmo sul corrimano per tenermi. La notai aspettarmi girata di spalle, in uno smoking rosso scuro con una scollatura in pizzo da togliere il fiato. Essa udì il risuono dei miei tacchi sulle piastrelle in marmo, perciò si voltò verso la mia figura elegante.
Puntò gli occhi sul mio corpo e non li tolse più. Quando finalmente giunsi al di sotto del piano, accanto ad essa mi fermai per qualche secondo. Le dedicai il giusto tempo di perdersi dentro le mie iridi scure e impazzire, per poi proseguire tranquillamente per la mia strada.
Percepii il suo tatto bollente avvolgere il mio polso sinistro prima di afferrarmi per i fianchi e farmi schiantare contro il muro freddo del salotto. Con le sue labbra carnose fece pressione sopra la pelle cocente del mio collo, provocando in me un gemito soffuso. Fece per avvicinarsi verso le mie labbra, ma qualcosa la fermò e non le sfiorò nemmeno per un secondo, lasciandomi andare.
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Sorso Letale
RomanceMeghan ebbe solamente sedici anni quando fu venduta da suo padre al mafioso di Crimston, che si occupò di eliminare uomini e donne coinvolti in giri loschi come droga, soldi o traffico di minori, producendo una sostanza letale riposta in delle picco...