ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 25

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ᴏᴋ, ᴊᴇɴɴɪꜰᴇʀ, ꜱᴀɴɢᴜᴇ ꜰʀᴇᴅᴅᴏ

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ᴏᴋ, ᴊᴇɴɴɪꜰᴇʀ, ꜱᴀɴɢᴜᴇ ꜰʀᴇᴅᴅᴏ.
𝕁𝕖𝕟𝕟𝕚𝕗𝕖𝕣

«Devo vomitare.» Blake si tolse la cintura di sicurezza e cominciò a boccheggiare mettendo la testa appena fuori dal finestrino abbassato della macchina.


Cristo!

Perché tutte a me?

«Sei pazza?» apostrofai cercando di rimanere concentrata sulla guida. «Non ti azzardare a farlo nella mia auto! L'ho comprata da poco e non voglio sentire il fetore del tuo rigurgito per il resto dei suoi giorni!», strigliai sempre più agitata. Già la vedevo lì per lì a sputare fuori l'anima sui miei sedili.

Per l'amor del cielo!

«Ti prego, non parlare, odio la tua voce!» brontolò lei spalancando la bocca per sentire meglio l'aria fredda che faceva capolino nella macchina e le scompigliava tutti i capelli, sparandoli in tutte le direzioni.

Le rivolsi un'occhiataccia piuttosto torva a cui lei non badò minimamente. «Oh, ma figurati, Blake, non ce di che!» la schernii.

La vidi poi avere un brutto conato di vomito che le fece gonfiare le guance e sbarrare gli occhi.

No, no, no...

Le mie preghiere furono ascoltate. Mandò giù quel rischioso tentativo di martoriare l'interno della mia auto, diventando però spaventosamente pallida in faccia.

Piagnucolai nella mia testa mentre cercavo la sua dannatissima casa. «Ecco, ci siamo quasi, resisti.»

Scorsi con gli occhi il civico 45 sul cardine di una casa ad un solo piano, con un piccolo garage a lato e un tetto spiovente di un colore tortora scuro. «È questa?» chiesi conferma.

Lei aprì soltanto un occhio per guardare. «Mmh...sì.»

Svoltai in fretta il volante ed entrai nel vialetto del garage, raggiungendo il portone di un colore rosso scuro. Frenai bruscamente, tanto da far balzare in avanti la povera Blake e mi precipitai fuori per andare ad aprirle la portiera prima che fosse troppo tardi.

«Oh, sto morendo.» si lagnò mentre la tiravo a fatica per un braccio per farla scendere.

Alzai gli occhi al cielo. «Non esagerare.» dissi, «Dove sono le chiavi?» le chiesi di fretta mentre la trascinavo verso la porta.

Lei puntò un dito in direzione di una pianta accanto alle due gradinate che precedevano l'entrata. «Sotto.» mugugnò poi si fermò di colpo, «Devo-», si piegò di colpo in avanti e senza darmi il tempo di scansarmi, rigurgitò di getto sopra le mie scarpe.

Oh.

Mio.

Dio.

Fissai allibita quella pozzanghera di vomito attorno ai miei piedi e per poco ebbi una crisi di pianto. L'odore mi face smettere respirare e chiusi gli occhi tanto era orrendo.

Failed Date //Ubriaca O Innamorata?//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora