MOIRA

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Moira

A causa di sopravvenuta intolleranza, dovuta ad alta esposizione al contatto, ho sviluppato la "stronzite".

Essa è un'infezione che provoca allergia ai produttori seriali di cazzate, stronzate e minchiate varie. Così ad un certo punto ho detto basta.

Dopo aver valicato i miei cieli infuocati e superato molti mari smorti, sostenuta solo dall'impellente necessità primordiale di guarire da questa flogosi1 per prolungato contatto, eccomi finalmente approdata sul campo più verde dei miei bio-sogni green.

Ma se quel che conta è il viaggio e non l'obiettivo, qui forse parlerò del viaggio e non dell'obiettivo.

La trama delle conoscenze umane e dei miei sentimenti si contaminano con l'ordìto socio-culturale della città perennemente affamata di carriera, soldi e apparenze. Le big city sono delle produttrici seriali di puzze sotto il naso, false, sofisticate e di indesiderate convivenze sì antropomorfe ma così poco umane.

Vivere nell'ordìto di città periferiche banali,

trascinarsi tra facce sconosciute e spente,

correre affannosamente dietro al tempo,

con macigni nelle tasche

per non farsi trascinare via

dal vento, dell'inutile superfluo e

i sogni di un'eterna primavera.

Sono questi i potenti propulsori per migrare. Poi come tanti altri prima di me e chissà quanti altri dopo di me, eccomi a vivere in campagna, anche se "vivere" non è la parola giusta, forse la più appropriata è: equilibrio. Riuscire a equilibrarmi prima con me stessa e poi con il creato che mi circonda. Interagire con rispetto, armonia, e spesso anche con risolutezza.

1 - Flogosi – infiammazione

Sùbito, appena arrivata la presa di coscienza: tutto si basa su di un delicato equilibrio, molto precario, soggetto a irrecuperabili e cocenti delusioni. La vita di campagna è semplice, ma vivere in campagna non è semplice.

Una cittadina trasferita in campagna, non diventa magicamente una contadina.

Questa trasformazione richiede il raggiungimento di un delicato equilibrio.

Così come nella vita delle persone, non è che metti il seme nella terra e nasce la pianta, non è vero! Questa è favola per cittadini che per abitudine consolidata raccolgono la frutta dal banco del supermercato.

Le pesche o le ciliegie o qualsiasi altro prodotto della terra, sono il risultato di un insieme di combinazioni, frutto di un delicato equilibrio armonico fra varie componenti e basta molto poco per romperlo: un cambio di temperatura improvviso, una gelata fuori stagione, un forte vento, l'arrivo di un nuovo insetto dal nome esotico, un mese di siccità e mille altre calamità.

Ed è così che mi sono ritrovata davanti alla trama e all'ordìto della Natura. Una scoperta epica, emotiva, inaspettatamente complessa.

Ma armoniosamente affascinante!

Una scoperta filosofica, ancestrale, metafisica eppure così terrena, un composto di terra grassa e terra secca, arida, screpolata, umida, fangosa, profumata, dura, avversa e compagna.

Impossibile riuscirci da soli, ma grazie alla sapienza di chi mi precede e alla lungimiranza di tramandare saperi antichi, è possibile diventare parte di questo equilibro.

L'arte antica di comprendere, di capire, di rubare il sapere, di ... pazientare. Accettare un ritmo lento e poderoso, delicato ma impossibile da impedirne il fluire, il fluire inarrestabile dell'avvicendamento delle stagioni.

Vivere di campagna è un delicato equilibrio tra comprendere e riuscirci, tra ascoltare e "sentire".

Ora che sono trascorsi un paio d'anni, posso ripetere che vivere la vita di campagna è semplice, ma vivere in campagna non è semplice, adesso però sono mooolto più consapevole di ciò.

Questa notte nuvole nere e pesanti, hanno rovesciato sul mio campo un'ingente quantità d'acqua che ha sradicato piante, squassato l'orto, squarciato i teloni verdi delle serre, trasformando il crinale in un fiume maligno, cattivo, sleale.

E la grandine ha fatto il resto.

Lo dico a me stessa, me lo ripeto adesso, ora, in questo momento, qui con le mani sui fianchi, in pedi a guardare il disastro, mentre gli stivali di gomma neri affondano nel terreno fangoso, sotto il peso delle mie confuse e malinconiche considerazioni.

Non è facile.

Questo è disfatta o un'occasione? Ecco che ritorna la trama e l'ordìto della vita: a me cosa resta da poter decidere? Il disegno che completi la mia tela vissuta? La parte più superficiale della mia vita?

Urlare al Cielo tutta la rabbia compressa oppure rivedere alcune scelte fatte in campo? Riconsiderare altre colture? Piangere?

Ma stranamente non mi sento cacciata, espulsa, respinta; mi sorprendo a sorridere, mentre il profumo della terra bagnata accarezza la mia anima. L'ozono e la geosmina2 avvolgono i miei pensieri e li stemperano in un equilibrio agreste, rendendoli più accettabili per una piccola cosetta inesperta come me.

Il mio sorriso crea curiosità tra i country man venuti in visita solidale.

Stando fieramente eretta tra tutto questo sfacelo rurale, non riesco a focalizzarmi sui costi dei danni. L'odore della terra bagnata mi porta altrove. Altrove è la trama e l'ordìto della vita in generale e della mia vita in particolare, 2 - Geosmina – Composto aromatico dal forte odore di terra umida.

e mentre il timido sorriso s'increspa sulle mie labbra mi ritrovo a pensare: "Si certo ovviamente la trama e l'ordìto, ma chi ci manovra al telaio? Chi pigia sui pedali? Chi ci lavora?" A giudicare da quello che i miei occhi stanno guardando si direbbe il diavolo.

Non credo che Dio abbia tempo da dedicare a questi scempi per disfare il mio piccolo podere.

Dio dovendosi occupare di miliardi di galassie, non credo che abbia tempo per mettersi al telaio e produrre danni.

E questa immagine di Dio con la lunga barba bianca che si siede al telaio, si accomoda la veste e inizia a far viaggiare la spoletta avanti e indietro, pigiando con ritmo sui pedali, mi fa sorridere.

Ma anche il diavolo mi convince poco, ben altri guai ci propina ogni giorno.

Se non è Dio, se non è il diavolo, chi può essere seduto al telaio della nostra vita? Qualche anima in pena che non trova pace nell'aldilà? Qualche diavoletto dispettoso? Oppure qualche spiritello rancoroso verso il genere umano?

Esco dalle mie riflessioni perché il chiacchiericcio dei miei vicini mi richiama alla realtà, uno di loro che non conosco, forse un vicino di miei vicini, sta parlando di una antica storia, quella delle tre Moire della mitologia greca. Dice che avevano il compito di tessere il filo del fato di ogni essere umano. Una tesseva il filo della vita, la seconda dispensava i nodi lungo il percorso, e la terza aveva il compito di recidere il filo della vita in qualunque momento. Abitavano nell'Olimpo, in un palazzo di bronzo, sulle cui pareti incidevano i destini degli uomini e delle donne.

Mi sorprende che per chissà quale combinazione, lo sconosciuto stia seguendo il filo dei miei stessi pensieri. Forse lui non lo sa, ma io mi chiamo Moira. Questo mi fa riflettere su chi è seduto al telaio della mia vita.

...

e le galline sparpagliate dal maltempo, pian pianino ritornano alla base ...


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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 01, 2023 ⏰

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