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La sveglia suona e io come tutte le mattine la spengo gettandola direttamente a terra.

Lentamente mi alzo a sedere sul letto, solo quando prendo la stabilità del mio corpo apro gli occhi. Non ho uno specchio davanti ma posso immaginare la mia faccia e i miei capelli in questo momento. Mi alzo e mi dirigo verso il bagno ancora sbadigliando cercando di non sbattere la testa da qualche parte.

Apro il rubinetto e mi butto l'acqua sul viso, mi lavo i denti e mi spalmo un po' di crema.

Vado in camera, mi metto una maglietta con un paio di shorts prendo il telefono e scendo al piano di sotto.

Entro in cucina e trovo la mia amica Sam sdraiata sul divano ad ingozzarsi di schifezze attenta a guardare un film strappalacrime.

Non le chiedo nulla a riguardo ma sono più che convinta che l'ennesimo idiota l'ha piantata.

«Hey» le dico mentre mi dirigo in cucina a farmi un caffè.

«hey» mi saluta tirando su col naso.

Non credo di poter sopportare ancora una volta di vederla in quello stato.

«Come puoi lasciarla così.. – singhiozza – lei ti ama santo cielo!» commenta la mia amica con la bocca piena di pop-corn.

Prendo la bevanda e mi avvicino al divano cercando di farmi un po' di spazio tra le bustine di patatine vuote e pop-corn sparsi qua e la.

Sorseggio il caffè senza fare domande, sapevo che mi sarebbe toccata una delle sue scenate tristi e logorroiche su quanto i "maschi" siano degli imbecilli senza cuore.

Controllo le mail dal cellulare e per poco non mi va di traverso la bevanda che stavo sorseggiando.

«che cavolo K! Così macchi il divano!» mi ammonisce la ragazza, come se non stesse per essere inghiottita dalla quantità di cibo sparso sopra di lei.

«Non posso crederci – dico con un gridolino – la Universal Enterprise mi ha fissato un colloquio per domani!» concludo senza smettere di fissare lo schermo del telefono.

Sono laureata da un anno ma a causa della pandemia tutte le aziende a cui avevo inviato disperatamente il mio curriculum non mi avevano ancora contattata, sicuramente non lo avevano neanche letto.

Pochi giorni fa ho inviato il mio CV alla Universal Enterprise, una delle case editrici più prestigiosa di New York e non riesco ancora a credere che mi abbiano fissato un colloquio in così poco tempo.

«Ok, ora ho decisamente l'ansia a mille!» dico toccandomi il petto con la mano e voltandomi verso la mia amica che mi fissava con il trucco colato ma con il sorriso stampato in faccia.

Anche lei è laureata in letteratura come me, con la differenza che i suoi genitori l'hanno obbligata altrimenti l'avrebbero cacciata di casa.

«La Universal? Ma non è la casa editrice più famosa di New York?» accenna lei cercando qualcosa sul suo iphone.

«Si Sam! Non posso credere che abbiamo contattato proprio me! Ho sentito in giro che è difficile anche ottenere un solo colloquio li dentro! L'AD è super esigente e anche abbastanza arrogante» dico continuando a scorrere tra le email.

«Nicholas Anderson, l'AD della UE, un giovane ereditiere con le mille idee per rinnovare l'azienda del padre.» legge la mia amica sul suo aggeggio tecnologico.

Apro la pagina google e digito Nicholas Anderson, voglio almeno capire che tipo è, non per altro.

Trentadue anni, 1,85, moro, occhi corvini, un sorriso perfetto e sembrerebbe quasi un bad boy se non fosse per quel completo blu notte che gli calza a pennello e lo fa sembrare un principino.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 18, 2023 ⏰

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𝒜 𝓈𝑒𝒸𝓇𝑒𝓉 ʙᴇᴛᴡᴇᴇɴ ᴜꜱDove le storie prendono vita. Scoprilo ora