Fuori dalla camera finalmente respiro. Mi sentivo soffocare. Dion è scappato, arrabbiato. Mi sono rivestita in fretta per corrergli incontro ma non ho la percezione di quanto tempo sia passato dal momento in cui ha sbattuto la porta.
Mi osservo attorno senza vedere nulla, immagini di ciò che è appena accaduto mi scorrono continue, come le lacrime. Lo sguardo di Dion era minaccioso, sì, ma aveva due occhi cerchiati di un alone scuro che non gli avevo mai visto. Il turbamento si amalgama alle emozioni ancora vive, nel mio respiro, di questa nottata così inaspettata: il palesarsi così dirompente del desiderio che reprimevo da settimane per l’uomo che mi ha resa più consapevole di me stessa, per il dio che ha sfidato la mia debolezza e l’ha mutata in forza. Lo è stato ancora con la sua sfuriata di poco fa lasciandomi inerme qui.
Le mani si aggrappano alla pietra fresca dell’edificio che mi sorregge. La confusione mi rende poco percettiva. Mi accascio sul muretto al limitare del paese, sento il peso del Parnaso che adombra anche me in questa alba senza sole.
Ma cosa diamine è successo sul letto?! Non ero pronta, o sì? Quanto l’ho desiderato, lasciarmi andare è stata la scelta migliore che potessi fare. Poi si è abbattuta la furia di Dion con veemenza, con le parole e quei toni che mi tormentano ancora dentro.
Comincio a godere del silenzio che martella il mio cervello, ma è una sensazione che dura poco. Mi sento sfiorare la schiena, sobbalzo guardandomi alle spalle.
“Aura! Cosa fai qui a quest’ora? Pensavo stessi fra le braccia di Morfeo!” Mi squadra da molto vicino Helena con un sorrisetto malizioso.
Morfeo, no… ho fatto l’amore con un altro dio. Oh dei dell’Olimpo! Sgrano gli occhi spaventata al ricordo di Dion su di me, del suo calore, le carezze e dei suoi movimenti. Il mio stomaco si contorce senza chiedermi prima il permesso.
“Perché sei diventata rossa?” Mi guarda di lato come per studiare la mia risposta attesa.
“È che... Ma non avevi il turno del pranzo?” Provo ad aggirare la domanda con un’altra domanda ma mi tremano le palpebre dal nervoso e mi strizzo gli occhi dando a lei la possibilità di ribattere.
“Non fare la finta tonta con me… cosa è successo?” Il suo braccio attorno alla spalla mi fa tirare un sospiro spezzato da un lieve singhiozzo. “Aura! Avete litigato? Ma non eravate usciti insieme ieri sera?” Mi avvicina prendendomi per le spalle, cercando di tenere incollate le mie iridi alle sue.
Io non riesco a parlare. Mi si riempiono gli occhi di lacrime e mi volto poggiando le mani sul muretto, rivolgendo tutta la mia frustrazione alla vallata.
“Come è possibile che avete discusso di nuovo?!” Frusta entrambe le mani sulle gambe dopo averle alzate al cielo.
Me lo chiedo anch’io… “Non lo so!” Mi esce un urlo strozzato.
“Be’, effettivamente non è poi così difficile litigare con lui…” Al suo accenno di risatina la fulmino con un’occhiata di fuoco. “Scusa scusa! Ti va di raccontare?”
“No, seriamente… vai pure a lavorare. Io sono uscita solo per prendere aria.” Spero capisca il mio bisogno di stare sola.
“Ma quale aria? Ti sei vista?” Mi indica per intero. Io in un movimento inconscio la guardo interrogativa. “Un diamine di cingolato ti ha presa in pieno… Ora comprendi?” Mi chiede con una smorfia.
Dannata curiosità di Helena!
L’ennesimo sospiro che mi esce è ormai di rassegnazione.
“Ok! Sono stata ricontattata da un locale per un lavoro da barista.”
“Buono! E cosa ci sarebbe di male?”
“C’è che il locale in questione sarebbe off limits.”
“Eh…. Quindi?”
“È il Red Pepper.” Non dico altro.
“Ah!” Mi studia senza parlare. “Sei diventata matta?”
Ecco… lo sapevo. Mi porto una mano sulla tempia per calmare il nervoso che sale.
“Cosa ne sapevo io?” Mi lascio cadere con le braccia incrociate sul parapetto e nascondo il viso sotto la cascata di capelli.
“Mi spieghi a che servono le tue amiche? Potevi chiedere…” Afferma stizzita, quasi offesa. “Da qui comprendo la tua faccia… lo ha scoperto lui?”
“Certo. Ha letto il messaggio che mi è stato inviato stamattina…”
“Come stamattina??” Rimane qualche secondo con la bocca spalancata. “È rimasto con te anche stanotte?”
Non riesco, no, non voglio parlarne… Come posso spiegarle la pressione sul cuore che mi fa perdere il respiro? Le carezze alternate a sferzate sulle guance già rosse al ricordo del suo tocco e delle sue labbra umide sul mio seno.
“Aura… che avete fatto?” Il suo sorriso sornione si apre più del dovuto all’idea di ascoltare finalmente la notizia che aspetta da giorni.
Abbasso il viso, ponendo l’attenzione ai sassolini che costeggiano la strada. Mi sto fregando con le mie stesse mani, ma non ho la fermezza di controbattere. Le sento emettere dei gridolini sconcertanti, si sta preparando alla festa, lo so.
“Non ci posso credere… Noooo!” La guardo e avvampo. Helena è ormai fuori di sé dalla sorpresa.
“Si, lo ha scoperto dopo che…” Non riesco a dirlo, cerco di prendere un respiro abbondante per poter emettere parole di senso compiuto. Finisco per iperventilare e basta.
È lei a finire la mia frase. “… Avete fatto sesso!” Strilla con i pugni in alto.
Mi guardo attorno terrorizzata. “Shhhhh, non urlare!” Bisbiglio Stridula. Ma che cavolo… “I miei ‘panni sporchi’ ora saranno alla mercè di chiunque!” Per fortuna gli esigui spettatori sembrano abbastanza lontani in fondo alla via.
“Calmati, sei paranoica. Sono tutti anziani, non diciamo niente di nuovo per le loro orecchie e poi questa cosa va festeggiata!”
“Non c’è nulla da festeggiare, dovevi vedere la sua faccia, aveva le fiamme agli occhi.”
“No, è solo geloso. Gli passerà. Se fosse per lui probabilmente saresti in una campana di vetro a quest’ora. Certo, tu però che accetti un lavoro da malavitosi…”
“Come ‘malavitosi’?” Cosa sta succedendo?! Come faccio a ficcarmi in queste situazioni?
“Hanno i loro traffici… per chi ne vuole stare fuori non ci deve entrare. Semplice.” Mi rimbecca con una smorfia da saputella. Mi prende per mano e mi tira appena ad indicarmi di seguirla. “Ma ormai è fatta, lascia perdere. Digli che non puoi più lavorare e vedrai che non succederà niente.”
“Ne sei sicura? Con Dion come faccio ora?” La mia voce è ovattata, con il viso fra le mani.
“Già, Dion… È davvero uno stronzo!” Mi prende la mano con fare mellifluo. “Come fa ad arrabbiarsi con te dopo tutto ciò che avete passato, dopo le bestemmie che ha sputato per non stenderti su una roccia e prenderti senza neanche chiederti il permesso, dopo che ti ha mentito e…”
Ma cosa diamine sta dicendo… pazza di una ragazza! La notizia l’avrà sconvolta.
“Helena! Ma la smetti??” Mi lascia sempre di stucco.
“Ma dai, è la verità. Non se l’è mica passata tanto bene da quando sei arrivata!” Si volta di scatto facendo due passi in direzione del muretto dove sono appoggiata, si tira su sedendosi con le gambe appese. “Ascolta, se non lavorerai da loro lui non avrà alcun motivo di pestarli e tu sarai al sicuro.”
Con un cenno mi indica di seguirla in taverna. Io mi tiro su controvoglia, ma mi lascio tirare da lei che ammicca verso di me.
“Le tue smorfie non mi faranno ridere, sappilo.” La ammonisco, anche se sappiamo entrambe che non è vero, perché mi nasce un timido sorriso che cerco di mascherare.
“Non ho nessuna intenzione di corromperti, ma se proprio ti va…” Mi canzona mentre apre la porta della taverna. Il profumo della macchina del caffè appena accesa mi manda segnali confortanti. “Hanno trascorsi molto burrascosi Dion e questa piccola organizzazione. Arachova si sta affermando sempre più come punto turistico e il tuo amato condottiero sta ostacolando in tutti i modi il loro potere.”
Ora capisco molte cose… “Ecco perché era così furioso.” Mi lascio sprofondare sul bancone mentre Helena infila il suo grembiule.
“Aura, Dion è sempre incazzato per qualcosa. Ha la naturale propensione a tenere sotto controllo ogni cosa, ci tiene a questa terra. Non parliamo, poi, di tutto quello che riguarda te! Ecco tutto. Ora… ti preparo un bel caffè, tu ti rilassi e non ci pensi più!” Con un cenno d’intesa si volta verso la macchinetta del caffè ancora splendente.
Riesco a specchiarmici senza problemi e la forma convessa del bordo accentua i miei occhi gonfi e rossi. Se fosse davvero così semplice rilassarmi… Ho fatto un gran casino. Ma cosa ne potevo sapere? Pensavo di poter fare tutto da sola, credevo di avere tutto sotto controllo. Non ho mai affrontato una situazione tale da dover stare attenta a ‘dove mettessi i piedi’.
Sapere che tipo di locale sia quello a cui ho risposto all’annuncio mi intimorisce. Cosa implicherebbe fare parte dello staff, a questo punto? Mai e poi mai riuscirei a tollerare di lavorare in un luogo in cui i clienti possano fraintendere ogni mio movimento, ogni sguardo. Come potrei essere sicura che non verrei assunta per fare altro, oltre ai caffè? Tutti questi pensieri mi martellano in testa come se qualcuno mi stesse lapidando. Io in primis non potrei sopportare quell’ambiente.
Comincio a capire cosa stia provando Dion. Essere geloso delle persone con cui lavora, o con cui usciamo, è da stupidi. Sono io che decido con chi intrattenere una conversazione. Ma qui è davvero un altro livello ed è tutta colpa mia! Devo assolutamente fare qualcosa.
Ha ragione Helena, devo andare a parlarci così sarò sicura di non essere più cercata. Dion a quel punto si calmerà… spero.
Il profumo del caffè mi riporta alla realtà. Helena è in piedi davanti a me, poggia entrambe le mani al bordo del bancone. “Allora, comincia con questa tazza… poi torna a riposarti.”
“Pensavo piuttosto di andare al Red Pepper a dare forfait. Così mi tolgo un peso dallo stomaco.” Scuoto piano la testa, come per allontanare i brutti pensieri.
“Ottimo! Allora facciamo così: risolvi questa faccenda. Appena finisco il turno, prima di pranzo, ti porto a mangiare in un posticino fantastico! Sono sicura ti piacerà.”
La guardo appena accigliata. “Ma non ti starai addolcendo troppo?” Mi sfugge un risolino.
“Smettila, so ragionare anche col cuore… a volte…” Non finirà mai di sorprendermi.
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Nella mia natura
Roman d'amour🔺 Attenzione 🔺 Comprende contenuti maturi contrassegnati come tali all'inizio del capitolo che li racchiude. Spesso viene utilizzato un lessico poco appropriato ad un pubblico sensibile. GRECIA, anni 2020 Aura è in fuga dalla sua vecchia vita. F...