CAPITOLO 1: L'arrivo al Castello

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Silente, scavalcando il basso muricciolo del giardino, si avviava verso la porta d'ingresso.
Depose dolcemente Harry sul gradino, tirò fuori dal mantello una lettera, la ripose tra le coperte che avvolgevano Harry e tornò verso gli altri due.

Per un lungo minuto i tre rimasero lì a guardare quel fagottino; Hagrid era scosso dai singhiozzi, la professoressa Mcgonagall non faceva che battere le palpebre, e lo scintillio che normalmente emanava dagli occhi di Silente sembrava svanito.

"Be'" disse infine Silente, "ecco fatto. Non c'è più ragione che restiamo qui. Tanto vale che andiamo a prender parte ai festeggiamenti"
"Già" disse Hagrid con voce soffocata "allora io riporto la moto a Sirius. 'Notte, professoressa Mcgranitt. Professor Silente, i miei rispetti"

Asciugandosi gli occhi inondati di lacrime con la manica della giacca, Hagrid si rimise a cavalcioni della motocicletta e accese il motore; si sollevò in aria con un rombo e sparì nella notte.

"Penso che ci rivedremo presto, professoressa Mcgranitt" disse Silente facendole un cenno col capo.
Per tutta risposta, lei si soffiò il naso.

Silente si voltò e si avviò lungo la strada.
Giunto all'angolo, si fermò ed estrasse il suo 'Spegnino' d'argento.
Uno scatto, e dodici sfere luminose si riaccesero di colpo nei lampioni, illuminando Privet Drive di un bagliore aranciato.

A quel chiarore scorse un gatto soriano che se la svignava dietro l'angolo all'altro capo della strada.
Da quella distanza vedeva appena il mucchietto di coperte sul gradino del numero 4.

"Buona fortuna, Harry" mormorò.
Poi girò sui tacchi e, con un fruscio del mantello, sparì.

Una lieve brezza scompigliava le siepi ben potate di Privet Drive, che riposava, ordinata e silenziosa, sotto il cielo nero come l'inchiostro.

L'ultimo posto dove ci si sarebbe aspettati di veder accadere cose stupefacenti.

Sotto le sue coperte, Harry Potter si girò dall'altra parte senza svegliarsi.
Una manina si richiuse sulla lettera che aveva accanto e lui continuò a dormire, senza sapere che era speciale, senza sapere che era famoso, senza sapere che di lì a qualche ora sarebbe stato svegliato dall'urlo di Mrs Dursley che apriva la porta di casa per mettere fuori le bottiglie del latte, né che le settimane successive le avrebbe trascorse a farsi riempire di spintoni e pizzicotti dal cugino Dudley...

Non poteva sapere che, in quello stesso istante, da un capo all'altro del paese, c'era gente che si riuniva in segreto e levava i calici per brindare "a Harry Potter il bambino che è sopravvissuto" .

***** Lo voglio debole ******



Harry non riusciva a capire perché i suoi zii lo odiassero.
Obbediva quando gli dicevano di fare le cose, curava il prato, puliva la casa tutti i giorni, e adesso era anche diventato molto bravo a cucinare, riuscendo a preparare tutti i pasti per i suoi zii e suo cugino.

Eppure, ogni volta che arrivavano ospiti, o sua zia parlava con le vicine di casa, altre donne come lei che avevano deciso di prendersi cura della loro famiglia, lui doveva entrare nella sua stanza, e non emettere un solo fiato.

Non doveva essere sentito, non doveva essere visto.

Poteva uscire solo quando il gruppo di ospiti usciva nel giardino, accompagnato dagli orgogliosi proprietari di casa, e pulire il casino che avevano lasciato, solo per tornare velocemente nel sottoscala e aspettare che Dudley rientrasse in casa, per chiamare la madre e farsi servire la merenda da lei.
Appena gli ospiti entravano e vedevano l'ordine, rimanevano sorpresi da quanto fosse bravo Dudley.

FALLEN ANGELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora