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Ciao sono Mary, una ragazza semplice. Un comune sabato sera, sono andata al pub con i miei amici. Loro erano tutti in ansia per una certa competizione automobilistica chiamata formula1. Infatti continuavano a chiedersi se nel pub ci sarebbe stata una televisione e soprattutto se avesse trasmesso le qualifiche per la gara di formula1. Non mi sono mai interessata di questo sport, ma arrivata al pub vidi che le stavano trasmettendo, e ci prestai più attenzione di quanto avrei dovuto. Guardai bene le varie vetture, i miei amici facevano il tifo per la Ferrari, e continuavano e commentare un certo pilota chiamato Max? Mass...boh, si chiamava tipo Massimo, o una roba del genere. Tutti lo odiavano perché ad ogni gara faceva pole (che da quanto ho capito era solamente un nome per dire chi partiva primo) e inseguito vinceva anche la gara. Perché lo odiavano? Io la trovavo una cosa abbastanza figa!
Quella sera cominciai a tifare per lui, e sperare con tutta me stessa che facesse la pole. E così, come se avesse ascoltato le mie preghiere, Massimo fece il miglior tempo! Ero felicissima. Tornata a casa cominciai a stalkerarlo. Scoprì che era Olandese e che non si chiamava Massimo, però ormai mi ero affezionata al nome e non lo avrei dicerto cambiato.
Il giorno dopo guardai la gara, continuai a sperare la sua vittoria, e infatti, alla fine vinse! Sembrava tutto così surreale, io speravo che Massimo vinceva, e lui puntualmente lo faceva!
Scoprì poi che la formula1 sarebbe arrivata a Monza, e io dovevo conoscere per forza Massimo. Misi da parte i soldi che avevo e cominciai a fare lavoretti per racimolarne di più. Così, quando arrivò Settembre decisi di tingere i capelli di biondo. Magari se sembravo più olandese Massimo mi avrebbe voluto di più.
Durante il periodo estivo mi appassionai sempre di più alla formula1, e di conseguenza volente o non, cominciai a provare certi ignorabili accorgimenti amorosi nei confronti di quel pilota di redbull.
Massimo appariva nei miei sogni, nei miei pensieri e spesso quando battevo le palpebre, evocavo d'un tratto, nel buio interno, la replica ottica del suo viso che tanto amavo.
Arrivata in autodromo, con il pass feci il giro del paddock. Vidi le Mclaren, con un Lando Norris che mi si avvicinò. "Ma cosa vuole questo" pensai. Lui alla fine pensava che volessi una foto, ma io mi ero avvicinata perché stavo solo ammirando la sua macchina nella sua aranciosità. Glielo dissi, lui fece una risata, esitò un'attimo, come se volesse aggiungere qualcosa, ma poi mi salutò e tornò nel box.
Continuai la mia avventura alla ricerca di Massimo, e nel guardare a destra e a sinistra, non mi accorsi che proprio davanti a me c'era una persona. Purtroppo mi ci scontrai.
Alzai lo sguardo e vidi due occhi azzurro mare, ma purtroppo non era il mare freddo e a tratti simil Normandia che speravo, questo invece era un mare più a sud della Francia, era il tipico mare monegasco. (Raga, in poche parole mi scontrai con Charles Leclerc).
<<scusa non stavo guardando dove andavo>> disse.
<<niente, nemmeno io prestato molta attenzione>> mi scusai anche io di rimando.
Lui fece per andarsene ma lo fermai.
<<sai per caso dov'è Massimo?>>
Mi guardò e aggrottò la fronte.
<<chi?>> sembrava al quanto confuso, ma poi mi ricordai del vero nome di Massimo.
<<sai dove posso trovare Max?>> riformulai.
Allora lui sembrò finalmente capire.
<<credo sia in bagno>>
Lo ringraziai, e salutando mi diressi verso il bagno.
Arrivata bussai <<Massimo...cioè Max, sei lì dentro?>>
<<chi è?>> fece lui.
La sua voce che fino ad allora avevo sentito solo da uno schermo, ora era vivida nelle mie orecchie, e soltanto una porta mi separava dal poterlo vedere dal vivo!
<<ciao, sono Mary>> dissi.
<<Mary, non voglio essere sgarbato, ma sai com'è, non è che mi faresti cagare in pace?>>
<<Certo!>>
Mi appostati dietro un cespuglio, e aspettai finisse per poi andare a parlargli. Ero così emozionata che passai i minuti di attesa a fantasticare su cosa avrei potuto chiedergli. Finché ad un certo punto la maniglia della porta del bagno non si aprì. E sorprendentemente gli occhi color azzurro mare freddo simil Normandia non si presentarono. Al loro posto vidi degli occhi color marrone prateria messicana con aggiunta di balla di fieno che rotola verso destra e cactus a sinistra.
Cosa ci faceva Perez nello stesso bagno di Massimo? Ma proprio dentro lo stesso cesso, dietro la porta dove era uscito Checo, io avevo parlato con Max!
Decisi di andare da lui.
<<HEY>> Dissi
<<ciao, vuoi una foto?>>
<<no, voglio sapere cosa ci facevi nel bagno con Max>>
Il caro Perez cominciò a sudare freddo,e mentre le sue guance si  facevano cremesi, iniziò a respirare dalla bocca.
<<io non ero nel bagno con Max>> rispose. Sapevo che stava mentendo.
<<ah si?>>
<<magari è uscito, e poi sono entrato io>> disse.
Mi voltai verso il bagno la pota si aprì, rivelando così che la mia affermazione fosse vera. Dal bagno era proprio uscito Massimo, finalmente vidi in tutto il loro splendore gli occhi azzurri che sognavo tutte le notti. Ma d'altra parte avevo appena affermato la teoria che Perez e Max fossero stati in bagno insieme.
<<e questo come me lo Spieghi!>> dissi a Checo puntando con il dito l'olandese che usciva dalla porta.
Perez mi guardò, e poi tagliò la corda. Era scappato! Sergio era scappato senza darmi una risposta! Allora mi avvicinai a Massimo.
<<ciao, sono sempre io, Mary>> gli dissi cercando di tenere la voce ferma. Avevo il cuore che batteva come il rullo di tamburi durante la marcia del corpo dei carabinieri. Averlo lì davanti mi mandava il cervello in pappa.
<<si si, mi ricordo>>disse.
Io volevo chiedergli una marea di cose, e fargli un sacco di complimenti, ma in quel momento l'unica domanda che mi lampeggiava in testa era una.
E così, con lo stesso sguardo vuoto dei cavalli delle giostre lo guardai.
<<cosa ci facevi nello stesso bagno con Perez?>>
Si fece rosso anche lui. Mi guardò. Non sembrava dare segni di risposta. Forse una vera risposta nemmeno c'era. Oppure era qualcosa che non avrei mai potuto capire.
Vedendolo in difficoltà cambiai domanda.
<<mi fai un autografo?>>
L'animo gli si riaccese, lui riprese il suo colorito normale e con una gentilezza inaspettata mi fece l'autografo. Iniziai a fargli anche alcune domande sul suo stile di guida, strategie e beh, dicerto non mancarono i complimenti nei suoi confronti.
Alla fine, dopo alcuni minuti lo salutai. Il gran premio sarebbe iniziato tra relativamente poco tempo, e dicerto non lo avrei intralciato.
Lui mi salutò a sua volta, e poi dopo un ultimo sguardo, si voltò e continuò per la sua strada.
Quella sera dopo il gran premio, distesa nel letto, iniziai a pensare cosa mai fosse successo in quel bagno. Ad un certo punto, immersa nei pensieri feci un sorriso, le guance e la punta del naso mi si arrossirono, mi voltai spegnendo la lampada sul comodino, e chiudendo gli occhi mi abbandonai alla stanchezza della giornata.

la ragazza di versatappoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora