Capitolo 4

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La visione era stata chiara... Hope sapeva che fossi viva, che fossi da qualche parte nel mondo ed io sapevo che quella bambina aveva bisogno di me in quel momento e se c'era una persona in grado di dirmi dove potessi trovarla, quello era Strange.

Mi teletrasportai insieme a Peter al Sanctum Sanctorum, sicura di trovare Strange li.

«Ti ho cercata tutto il giorno!» esclama venendomi incontro e spostando poi lo sguardo su Peter, «Non puoi portare persone estranee qui dentro!».

Mi volto verso Peter notandolo in imbarazzo, ricordandomi della storia che qualche ora prima mi aveva raccontato. Era incredibile come Stephen non si ricordasse minimamente chi fosse il ragazzo al mio fianco.

«Non è un estraneo... Anzi, sono quasi certa che puoi annullare l'incantesimo!».
«Di cosa stai parlando?» chiede confuso lo Stregone.
«Giorgia non è una buona idea... Così tutti sapranno la mia identità» mi sussurra Peter al mio fianco.

Strange ci guarda confuso tutti e due, portandosi una mano sulle tempie...
«Giorgia ascolta... Non so cosa tu abbia fatto oggi, ma mi hai fatto preoccupare... Non puoi sparire per così tante ore. Ancora non ti sei ripresa al massimo» prova a confortarmi.
«Non sei mica mio padre che devi preoccuparti per me, so badare a me stessa!» esclamo allontanandomi da lui, notando che si era avvicinato.

Sta per aprire nuovamente bocca, ma lo blocco subito.

«Voglio che tu sciolga l'incantesimo che hai fatto su Peter, ma non su tutto il mondo o che altro... E poi, voglio sapere dove trovare Hope» dico incrociando le braccia al petto.
«Se io faccio queste cose, tu tornerai a riposarti? Devi riprendere le forze...».
«Sul serio? Ho dormito per 6 anni Strange, sei fottuti anni! Non ho bisogno di dormire o di riprendere le forze, voglio solo riunire la mia famiglia!» esclamo.

Non si aspettava che reagissi così, lo capisco dal suo sguardo. Sembra pensarci su, fino a quando non annuisce e inizia a fare un incantesimo intorno a Peter.

Peter lo guarda e proprio mentre sta per ringraziarlo, viene zittito.
«Non dire una sola parola, hai incasinato il multiverso!» esclama puntandogli un dito contro.
«Tecnicamente l'hai incasinato tu, non io... Sei tu lo Stregone» commenta Peter.

Strange resta a bocca aperta, mentre io cerco di nascondere una risata. Se l'è cercata.

«Sei davvero sicura?» mi domanda tornando serio e parlandomi.
«Perché non dovrei esserlo?» chiedo.
«Sai che stai per combinare un casino, si?» mi chiede rassegnato.
«Non sarebbe la prima volta...».
«Non sai come potrebbe reagire, è una bambina...» tenta, per farmi cambiare idea.
«Strange, lei sa che sono viva» lo avviso.

Ormai rassegnato dalla mia testardaggine, Strange tira fuori dalle tasche un bigliettino e me lo porge.

«Prometti di non fare casini?» mi domanda.
«Mhh, non posso esserne sicura...» mormoro sorridendogli.

Mi volto verso Peter notandolo a beccarmi, nel momento in cui sto per aprire bocca, lui mi precede.

«È una cosa che devi fare da sola».

Anche se in disaccordo, annuisco. Rileggo il bigliettino più volte, alzando poi lo sguardo verso Strange, mi accenna un piccolo sorriso e allora decido di teletrasportarmi nell'indirizzo scritto sul pezzo di carta.

Quando arrivo sul posto, noto una via piena di piccole ville. Le case sono tutte uguali, nessuna sembra distinguersi, tranne se non le si guarda da più vicino.

Le guardo tutte, finché non arrivo alla stessa che è segnata sul bigliettino.
Questa casa rispetto alle altre si distingue parecchio. Il giardino è pieno di giocattoli, i cornicioni delle finestre hanno molte piante ma ciò che però attira la mia attenzione è una moto nera parcheggiata al lato del garage.

UNA STARK COME STREGA 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora