Capitolo 19

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Sarah

28 Giugno 2010

Ore 12:30

La visita a Gregory Sintort si era rivelata interessante come previsto ma avevamo la sensazione che ne lui ne sua moglie stessero dicendo tutta la verità. Inoltre c'erano ancora molte domande di cui non conoscevamo la risposta e dubbi che restavano irrisolti.

Perché Samantha aveva chiaramente mentito sostenendo di non conoscere Ted Sintort ed Isabela Gonzales? Chi tra gli uomini ricattati da Ted rischiava così tanto al punto tale da arrivare ad ucciderlo? Cosa o chi aveva arricchito Sid Francis in quel modo? E soprattutto, perché l'assassino di Sintort avrebbe deciso di uccidere anche Mike e Solomon? Qual era il legame che univa quei tre individui?

Ero seduta alla mia scrivania quando vidi Burner dirigersi verso il mio ufficio. Ogni sua visita non lasciava mai presagire nulla di buono, tanto meno in quel momento, eravamo così vicini alla scadenza e ancora non avevamo nulla di concreto in mano. Avevo la sensazione che qualcosa ci stesse sfuggendo come semplici granelli di sabbia tra le dita.

Non bussò alla mia porta, entrò e basta e si accomodò di fronte a me.

<<Turner io non so cosa speri di ottenere con queste indagini..>>

Lo interruppi ancor prima che potesse continuare << Per favore Bob non ho nessuna voglia di continuare con questo discorso, piuttosto dimmi perché sei qui.>>

Lui sospirò. <<Sono venuto a dirti che il giudice ha respinto la richiesta di riapertura per il caso Felix Burer.>>

<<C'era d'aspettarselo>> Mormorai.

Burner rimase ancora seduto per qualche secondo senza dire una parola. I nostri sguardi si incrociarono più di una volta. Non riuscivo a capire perché fosse ancora li.

<<C'è qualcos'altro?>> Domandai

<<No, nulla. Volevo solo avvisarti di non fidarti di Felix Burer, è un criminale e non un tipo raccomandabile.>>

<<Ti ringrazio>> Quelle parole dovettero suonare quasi sarcastiche a giudicare dalle espressioni del suo viso.

<<Non sto scherzando Sarah, non è un tipo di cui ci si può fidare. Ed ogni sua testimonianza probabilmente non verrà mai accolta in tribunale quindi ti consiglio di dirigere da qualche altra parte le tue indagini.>>

Rimasi in silenzio. Anche se mi costava ammetterlo, sapevo che Burner non aveva tutti i torti. <<Ho bisogno che tu faccia una cosa per me Bob>>

<<Non credi che abbia assecondato questo teatrino già abbastanza?>>

<<Ho bisogno di un Agente che si piazzi fuori casa di Gregory Sintort e che controlli i suoi spostamenti e quelli di sua moglie.>>

<<Solo per 48 ore, non un minuto in più.>>

Quella sera, dopo cena, Terrence si occupò di mettere a letto Kurtis, leggergli la favola della buona notte e rimboccargli le coperte. Io me ne stavo seduta su di un divanetto in vimini sul portico della nostra casa. Adoravo quel posto che nel corso degli anni era stato testimone di alcuni dei nostri momenti più felici. Eravamo seduti li quando, un pomeriggio d'estate, l'assistente sociale ci chiamò per comunicarci che le pratiche di adozione avevano avuto buon fine e giocavamo sul portico quando per la prima volta Kurtis usò la parola "mamma".

Aprì il fascicolo dell'omicidio di Mike e Sol e disposi ogni referto, fotografia e documento su di un tavolino. La carta era ingiallita ed umida, sintomo di un cattivo stato di conservazione nei depositi ufficiali della polizia e anche segno dei molti anni ormai trascorsi. Tutto era così diverso da allora; un pizzico di nostalgia mi distrasse per un momento dal mio lavoro. Scossi il capo come a volermi rimproverare da sola e cominciai ad esaminare ogni documento per l'ennesima volta.

GIOCO DI UN INGANNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora