➳𝕃𝕒 𝕟𝕠𝕥𝕥𝕖 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕖 𝕝𝕦𝕔𝕔𝕚𝕠𝕝𝕖

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Kenopsia è la sensazione estranea di completa innaturalezza che si prova in un luogo desolato e vuoto, un tempo affollato e ricco di movenza dove certe sensazioni diventano più profonde.

Quelle erano le emozioni che Dwyr'de avrebbe voluto esprimere ogni volta che percorreva una delle stanze o dei corridoi recentemente ricostruiti del palazzo di Galbatorix, un tempo ricoperti da arazzi e tappeti lussureggianti e quasi completamente vuoti in quel momento, i suoi passi erano leggeri ed impercettibili mentre sgusciava alle spalle di una guardia semi-addormentata, che presidiava il portone d' ingresso che portava ad un' ala laterale.

Era notte fonda e luminosi astri tracciavano immagini complesse sulla scura volta celeste, a volte fenduta da sporadiche stelle cadenti.

Dwyr'de passò accanto ad una finestra e, scorgendo di sfuggita la caduta di uno di quei tanto curiosi astri, si fermò, poggiando stancamente una mano sul vetro freddo quando si accorse che data fosse: "La notte delle lucciole" una serata magica che si ripete solo una volta all' anno, molteplici stelle cadenti scivolano lungo lo sfondo nero, dando il benvenuto alla cattiva stagione.

"Come ho fatto a dimenticarmene?"

Anni prima il giovane avrebbe aspettato quella notte con trepidazione, curioso di quei corpi celesti così misteriosi quanto affascinanti, quante cose erano cambiate negli ultimi tempi...

Scosse la testa mentre avanzava celato dall'oscurità, posizionandosi silenziosamente di fronte a due guardie stazionate davanti ad una porta in ferro che sobbalzarono quando il mezz'elfo si materializzò dal' ombra.

I tre si scambiarono degli sguardi corrucciati finché una delle due guardie, con un' espressione infastidita, aprì l' enorme porta e con un cenno del capo invitò il ragazzo ad entrare

-Cavaliere...- borbottò mentre Dwyr'de entrava nella stanza a passo spedito, girandosi per salutare le due guardie con un sorriso a trentadue denti, sventolando la mano dove il Gedwëy Ignasia luccicava sotto la luce delle lanterne:

-Grazie grazie, gentilissimi come sempre! Buona vigilanza!-

I due non risposero e si limitarono a seguirlo con lo sguardo, fin quando, il giovane non entrò nella stanza.

Quando l' ingresso venne chiuso Dwyr'de si appoggiò le mani sui fianchi, guardandosi attorno nonostante conoscesse quel luogo meglio delle tasche delle sue brache: le vecchie segrete di Galbatorix, uno dei pochi posti abbastanza grande da essere in grado di contenere una creatura di titaniche dimensioni, erano state ricostruite apposta per ospitare il suo mastodontico drago nero, enormi catene naniche intrise di potente magia elfica legavano il collo di Shruikan al muro, permettendogli di compiere solo certi movimenti.

La soffusa luce lunare che passava dalle piccole finestrelle illuminavano le squame color carbone, la cassa toracica si alzava ed abbassava con ritmicità mentre alcuni muscoli delle zampe venivano scossi da leggere contrazioni che si fermarono quando il drago percepì la sua presenza.

Dwyr'de si sedette sul pavimento freddo, poggiando la schiena contro il muro mentre la coda nera di Shruikan si spostò dal suo muso, scoprendo uno dei suoi grandi occhi color ghiaccio che richiuse, sbuffando lievemente, quando constatò che la persona lì presente fosse Dwyr'de.

Erano passati un paio di mesi da quando il giovane mezz'elfo iniziò ad intrufolarsi nelle ex segrete durante la notte, principalmente in mancanza di sonno o dopo uno dei suoi consueti incubi, ed ormai ci spendeva talmente tanto tempo, sia durante le ore diurne che durante quelle notturne, che il drago aveva iniziato ad ignorarlo.

Dwyr'de si abbracciò le gambe che teneva strette contro il petto, poggiando le guance tra le ginocchia mentre fissava il drago dormiente e studiava il modo in cui le squame riflettevano i raggi lunari: era così abituato alla sua continua furia che vederlo durante un momento di quiete lo affascinava, mostrava la natura del drago in una luce completamente diversa e stupefacente.

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