Linda e Bo (pt.1)

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Un fastidioso raggio di sole penetra dalla finestra e si infiltra tra l'apertura delle tende, si allunga su per il letto e si ferma sul mio viso inniettandomi gli occhi di luce. È già mattina?

Allungo un braccio e sento la dolce carezza delle lenzuola sulla pelle, avrei voluto dormire di più ma ormai sono sveglio tanto vale alzarsi.

Mi trovo disteso su un letto dalle lenzuola grigio fumo, mi tiro su e mi guardo intorno, sulle pareti ci sono delle repliche di opere famose, Il bacio di Klimt, La passeggiata di Monet, Girasoli di Van Gogh...

Alla mia destra un'enorme finestra occupa l'intera parete, se non fosse per le tende chiunque potrebbe vedermi dal vialetto. Mi alzo in piedi e con mio stupore mi rendo conto di indossare un pigiama azzurro pastello, non ricordo di essermi cambiato, in realtà non ricordo quasi nulla di ieri sera.

Torno indietro con la memoria ed ecco che i ricordi ritornano frammentati come tanti piccoli fulmini che mi attraversano la mente. Vedo il sangue, i miei piedi che corrono sull'asfalto, sento il suono del mio respiro affannato fondersi a quello del vento, vedo la luce dei lampioni e la transenne, transenne che mi separano da morte certa, transenne che scavalco senza manco pensarci un secondo. Davanti a me il mare, al di sopra il cielo, tutto intorno il vento. Mi sento la mente svuotata da tutte le preoccupazioni, sono un tutt'uno con l'ambiente che mi circonda, qui sospeso mi sento scivolare via dal mio corpo. Per la prima volta in vita mia mi sento padrone di me stesso.

Faccio per lasciare la presa dalla transenna ma ecco che una macchina inchioda alle mie spalle, sento il suono degli pneumatici che si consumano sull'asfalto, la portiera che sia apre, i passi che mi raggiungono alle spalle.

"È lui" penso "è venuto per farmela pagare".

Le gocce di sudore scivolano giù dalle mie tempie, la vista si annebbia, le gambe tremano. Devo gettarmi ora.

Con la coda dell'occhio do un occhiata alle mie spalle e lo vedo, un uomo mostruosamente alto con la faccia squadrata, non so chi sia e non ha importanza. Presto mi uniro' al mare e non avrò più motivo di preoccuparmi.

Qui i miei ricordi si interrompono. Mi tocco la fronte, ho un po di febbre e probabilmente ieri sera stavo delirando.

Esco dalla stanza e raggiungo un lungo corridoio pieno zeppo di altre opere: La zattera della medusa, il Viandante sul mare di nebbia, diverse opere di Picasso e Van Gogh, un probabile quadro di Degas ritraente delle ballerine.

Scendo le scale e mi ritrovo al piano di sotto, tutto è perfettamente abbinato, dal colore della mobiglia a quello delle pareti, dei tappeti, dei vasi,dei soprammobili...
Tutto sembra uscito fuori da un catalogo d'arredamento.

Dove sono finito? Ricordo di aver seguito l'uomo in un' auto -o almeno ho un ricordo di lui alla guida di un' auto- le mani strette sul volante e lo sguardo che punta dritto ai miei occhi. Questi occhi maledetti potrebbero avergli fatto del male, forse se andassi in garage lo ritroverei morto con la testa premuta sul volante.

Attraverso il salotto e lo vedo in piedi con un telefono premuto sul l'orecchio, indossa un completo nero che mi mette a disagio considerando che sono ancora in pigiama.

Quando mi vede chiude la chiamata senza salutare. "Finalmente ti sei svegliato" mi fa cenno col capo di sedermi sul divano.

Ubbidisco e poco dopo lui si accomoda sulla poltrona di fronte a me, siede scomposto con le gambe spalancate, allunga un braccio verso un tavolino di vetro e afferra un pacchetto di marlboro.

"Buon compleanno".

Quasi non cado dalla poltrona per lo stupore. Come fa a saperlo? Ha fatto ricerche su di me?

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