nostalgia

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<Mi sono innamorata>>.

Questa è la frase che più avevo paura di pronunciare dopo mesi di lavoro su me stessa, svaniti in una nube di fumo di una winston blu fumata alle 2 del mattino in preda ad un circolo vizioso di pensieri che mi annientavano facendosi strada dentro la mia testa, girando a vuoto riconducendo il tutto ad una sola domanda: <<ma cos'è l'amore?>>. Mia madre mi porse questa domanda che nella mia testa rimbombava come un grido soffocato, da quando mi ha confessato che se non potevo fidarmi nemmeno di mio padre, di colui che mi ha dato la vita, di nessun altro; e così fu. Senza rendermene conto piansi e piansi ininterrottamente, fino a pensarci così tanto da non poter trovare pace nemmeno nel sonno, mia più grande terapia, sognando frammenti di episodi più traumatici accaduti nel corso della mia vita.
Lo guardavo innamorata persa, sapendo che nemmeno le droghe più pesanti sarebbero riuscite a tirarmi su dal ricordo della persona che idealizzandolo pensavo fosse, a parte il tempo, l'anestetizzante a tutte le emozioni positive o negative che siano; possiede un potere che sovrasta ogni tipo di delusione, trasformandola in un semplice ricordo spiacevole da raccontare ai tuoi figli e ai tuoi nipoti. Ma c'è un dolore che il tempo non può attenuare seppur volendo e provando con tutte le tue forze, la nostalgia, colei che ti afferra senza più lasciarti andare, scavando dentro di te fino a lasciarti un vuoto colmabile solo di rimorsi e angoscia, che man mano prende il sopravvento sul tuo cuore incolume che pur se abituato, stordito peggio di prima, ma meglio della prossima volta. Ed è qui che entra in gioco la ragione, magnifica Dea e madre di tutti gli uomini più forti, l'unica ancora che ti salva quando sei sul punto di toccare il fondo aiutandoti a riemergere a galla, ad essere realista, ad affrontare la tanta e temuta verità che rifiuti di accettare come tale per il troppo ed estenuante dolore che si riversa sulla tua anima, come se onde furiose che si avventassero su scogli pungenti. E non puoi farne a meno di farti male, di piangere a dirotto anche quando pensavi che nei tuoi occhi abbattuti dalla stanchezza e dalla delusione non uscissero altro che sguardi carichi di odio e rancore, di pensare a chissà quale amore non ricambiato dei tanti, di essere difficile da amare, di non essere abbastanza.

Ed è tutto un déjà vu, punto e a capo.

𒉭M.

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