Tra le braccia di mia madre⚠️

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Il seguente capitolo contiene gore e altri elementi che potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno.

                                    ◇◇◇

Ho sognato di aver scavalcato le transenne, ho messo i piedi sulla striscia di cemento e ho allargato le braccia. Il vento mi spettinava i capelli e mi gonfiava la maglietta, non era gelido come l'ultima volta, la sensazione era piacevole, come una carezza che mi sfiorava appena la pelle.

Una voce mi chiama dal fondo del mare, mi chiede di raggiungerla e io riconosco subito mia madre. Guardo in basso e la vedo, i capelli biondi che le galleggiano intorno, le si attorcigliano al corpo come serpenti.

Allarga le braccia e mi invita a gettarmi, ho paura e mi tremano le gambe ma mi basta uno sguardo, un singolo sguardo ai suoi grandi occhi azzurri, e la tensione scivola via dal mio corpo.

Mi tuffo in acqua, la caduta sembra infinita ma poi raggiungo il mare e l'acqua gelida sembra quasi una lastra di ghiaccio, è come ricevere un pugno nello stomaco. Toglie il fiato.

Mi guardo attorno ma la mamma non c'è più, dov'è finita? È affogata?

Prendo fiato e mi immergo, in fondo al mare tutto è buio, se guardo in alto vedo i riflessi perlacei della luna ma in basso non c'è nulla, solo un vuoto nero pece che sembra risucchiarmi sul fondo.

Cerco di tornare in superficie ma qualcosa mi afferra per un piede, è la mamma. Non faccio in tempo a metabolizzare il tutto che lei inzia a trascinarmi verso il buco, provo a dimenarmi ma mi affonda le unghie nella carne e per il dolore spalanco la bocca lasciando fuori uscire l'aria.

Vedo le bollicine risalire verso l'alto mentre io affondo sempre più in profondità, dimeno le braccia come un ossesso ma la presa sulla caviglia si fa sempre più forte e dolosa.

Quando sto per soffocare penetriamo finalmente nel vuoto sul fondo del mare, sento la punta dei piedi farsi asciutta, così il ginocchio e poi i fianchi. Presto mi ritrovo fuori dall'acqua disteso sul pavimento di un posto dalle pareti di un bianco scintillante.

Sento il rumore di ossa che si rompono, un rumore pastoso misto ad un qualcosa che si strappa.

Abbasso lo sguardo e vedo il gigante che stringe la mia gamba con entrambe le mani, il piede poggia sulla sua spalla e le sue dita affondano nella pelle fino a lasciare dei solchi sulla carne. Un rivolo scarlatto mi discende la gamba, raggiunge le cosce e scivola sotto l'orlo del pantaloncino.

Bogatar mi guarda negli occhi e sorride, la pelle intorno alle labbra è tappezzata di macchie umide di un rosso scuro e denso, una goccia gli discende il mento scivolando lungo il suo collo.

Il pavimento è ricoperto di chiazze collose, provo a sollevare le braccia ma il mio corpo è pesante e la pelle si attacca alle mattonelle, il sangue si secca e ad ogni movimento lo sento mentre mi si sbriciola addosso dandomi prurito.

"Che fai?".

Lui non mi risponde, continua a sorridere mostrando il canino e il resto dei denti tinti anch'essi di rosso, come le sue mani, i suoi vestiti, addirittura le ciocche di capelli ribelli che gli solleticano la fronte.

"Cosa succede?".

Altro silenzio, abbassa la testa sulla mia gamba e affonda i denti nel polpaccio, stringo le palpebre e cerco di urlare ma la voce mi muore in gola, altri rivoli di sangue denso discendono fino alle cosce lasciando delle strisce rosse fuoco lungo l'intera lunghezza della gamba.

Serra la mandibola e solleva il volto di qualche centimetro, attraverso la tendina di capelli neri riesco ad intravedere gli occhi scuri, cerchiati dai capillari scoppiati, e un pezzo di carne, grande quanto la mia mano chiusa a pugno, che penzola dalle sue labbra.

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