Il soffitto di quella misera stanzetta non aveva niente di interessante - soprattutto se rapportato al resto della casa - eppure Fay lo stava fissando da un'ora. O forse anche di più, aveva ormai perso la cognizione del tempo.
Avrebbe voluto rimuovere dalla sua memoria gli eventi di quelle ultime ore, eppure non riusciva a non pensarci, a non stamparli nel cervello a fuoco vivo: non credeva sarebbe stato umanamente possibile fare tante figuracce nell'arco di pochissimi minuti, eppure lei c'era riuscita. Non solo aveva rovinato, probabilmente per sempre, il completo di quello sconosciuto - che poi tanto sconosciuto non era: come diavolo aveva fatto a non riconoscere niente meno che Leonard Krupp in persona, il rampollo dei più potenti commercianti di armi del mondo?! - ma era anche scappata a gambe levate di fronte a Theodore Rollins, il suo datore di lavoro, nonché la persona di cui avrebbe dovuto conquistarsi la fiducia in un modo che ancora non le era ben chiaro. Suo padre l'aveva spedita fin lì proprio per lui e per indagare sui suoi loschi traffici: se c'era qualcosa da cui era ossessionato il signor Adcock, era proprio scoprire cosa si nascondesse dietro all'apparente perfezione dei membri del Sette Bello e al loro immenso patrimonio. Era convinto che nessuno potesse guadagnare così tanto senza nascondere qualcosa, ma ciò che più lo teneva sveglio la notte era il mistero che era convinto ci fosse dietro il terribile incidente che solo qualche anno prima aveva reso orfani Theodore e un altro di quelli che lei, scherzosamente, chiamava da sempre i Golden Boys, cioè i figli dei grandi imprenditori di New York che la stampa aveva soprannominato il Sette Bello. I genitori di Theodore erano morti in un fatale impatto con l'auto su cui viaggiavano il padre, la madre e la sorella di Raven Durst, il tenebroso, cattivo ragazzo che godeva di pessima fama e si era ritrovato a gestire da solo l'immenso patrimonio immobiliare della sua famiglia. Per suo padre era evidente che non si fosse trattato di un semplice incidente d'auto: quante possibilità c'erano che si andassero a schiantare tra di loro, in tutta New York, proprio le macchine - e che macchine! - di due delle più potenti famiglie imprenditoriali della metropoli? Per lui le coincidenze non esistevano, la dinamica che era stata raccontata dai media gli sembrava assurda e impossibile, e in qualche modo era riuscito, almeno in parte, a convincere anche sua figlia. Fay era sempre stata scettica, ma mettendo insieme le informazioni che il padre aveva raccolto, aveva finito per ammettere che effettivamente qualcosa non quadrava in tutta quella storia. Forse davvero c'era del materiale per lo scoop che le avrebbe cambiato la vita, e per quanto non avesse voglia di essere lì, ammetteva che poteva essere un buona opportunità.
E lei, probabilmente, l'aveva appena mandata in fumo.
Stava ancora meditando su tutto questo, quando qualcuno bussò alla sua porta.
"Dannazione, speriamo non sia di nuovo quella Marygold!" pensò scocciata, mentre si alzava per andare ad aprire "Già mi ha fatto una bella lavata di capo, non me ne serve un'altra!"
Ma davanti a lei non trovò la governante di casa Rollins, bensì una ragazza che doveva avere più o meno la sua età e con lo sguardo più spaesato del suo.
« Sei tu Fay Adcock? » domandò la ragazza, e Fay annuì. « Il Signor Rollins ti attende di sopra nel suo studio. » E se ne andò senza aggiungere altro. Il cuore di Fay iniziò a galoppare come un cavallo imbizzarrito mentre la sua mente vagava verso l'inevitabile conclusione di quella faccenda: il licenziamento. Con quale coraggio si sarebbe ripresentata a casa dopo solo mezza giornata di quello che sarebbe dovuto essere un lungo periodo d'assenza? Ma non poteva scappare ancora, doveva affrontare quella convocazione e cercare di limitare i danni, perciò uscì dalla stanza e si avviò con passo insicuro al piano superiore. Ovviamente, neanche in quel caso sapeva dove dovesse dirigersi, così si ritrovò di nuovo nella sala da ballo, magicamente sistemata alla perfezione dopo il grande ricevimento che si era appena concluso, la superò e iniziò a vagare senza meta negli sfarzosi corridoi della villa. Non c'era un solo centimetro di muro o pavimento o soffitto che non fosse decorato con qualche assurdo motivo floreale, le tonalità pastello dominavano i fondali delle pareti, mentre il pavimento era di un bianco madreperlato.
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La Fiera degli Inganni e delle Vanità
FanfictionLa Fiera degli Inganni e delle Vanità nasce come fanfiction della saga di ACOTAR scritta da Sarah J. Maas e al grido di "NIENTE È MAI TOO MUCH!". Partendo dalla base del primo romanzo, Una Corte di Rose e Spine, viene raccontata la storia di Fay Ad...