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Era una calda e ventosa giornata a postmount.
Ben si trovava su un autobus seduto in fondo e ammirava il panorama.
dal finestrino alberi rigogliosi e i grandi campi erano ciò si poteva ammirare.
un odore simile a sterco di vacca gli solleticava il naso.
il tempo passava e non trovava niente di interessante da fare sull'autobus quando ad un certo punto, volgendo lo sguardo verso il cielo, intravide una sagoma.
subito penso "Oh mio Dio C'è Marius" ma mentre si avvicinava sempre di più capì che cos'era veramente .
era un pene gigante.
sarà stato alto almeno 2 m e fluttuava facendo oscillare i suoi grandi testicoli.
a un certo punto cambio direzione e si diresse verso il pullman a gran velocità.
in quel momento il nostro protagonista ebbe l'opportunità di vederlo meglio.
sulla zona testicolare crescevano rigogliosi peli pubici che si incurvavano verso l'alto.
la cappella era di un colore roseo e leggermente lucido.
era in posizione penetrativa e avanzava controvento.
la sua potenza era tale da poter essere paragonato ad un cannone inglese.
erano presenti sul tronco delle possenti vene pulsanti e violacee.
Ben spaventato si alzò dal suo posto e urlò ai suoi colleghi "siamo sotto spermattacco"
in quel momento l'autista frenò improvvisamente e tutti i passeggeri corsero fuori dalla vettura.
il grande e possente pene scaricò una raffica di scroto proiettili contro i nostri protagonisti.
ben sfortunatamente inciampo e cadde a 90 su un grande sasso che non  aveva visto.
"help, help" gridò lui sorridente.
anche durante questi momenti non smetteva mai di sorridere.
aveva fatto una promessa anni fa.
la sua grandmother, una famosa puttanata dei quartieri a luci rosse di Londra, sul letto di morte gli disse "caro nephew non smettere mai di sorridere.
mai.
anche quando gli altri te lo diranno.
perché i clienti pagano di più, con extra mancia e pacca sul culo."
quella fu l'ultima volta che pianse.
mentre questi pensieri gli passavano veloci per la mente il grande cazzo si avvicinava sempre di più.
pensava fosse la sua fine.
morto inculato.
non poteva farlo, non per sua nonna.
ad un tratto sentì nell'aria uno strano suono, simile all'unione di un irlo di una donna incinta e un criceto imploso.
ma su sbagliava
all'improvviso capì che cos'era.
era il garrito di Priscilla il giga gabbiano che marius, suo collega e grande amico, aveva portato a suo soccorso.
e con un grido di guerra medievale degno dei suoi antenati si lanciò al contrattacco.
i suoi cappelli grigi fluttuavano leggiadri nell'aria mentre il suo giga seagul sparava raggi laser arcobaleno LGBTQIA+  dal becco.
all'inizio cercò di puntare al tronco ma senza successo.
il cazzone sembrava indistruttibile.
dopo tanti colpi a vuoto marius era distrutto.
ma poi capì.
LE PALLE.
quello era il punto debole.
così plano verso i possenti genitali.
"bloody hell" urlò marius, dopo aver atterato il big pene.
ormai lo schianto era inevitabile.
l'uomo abbracciò Priscilla forte e lo salutò.
"addio priscilla" una lacrima gli scene lungo la sua guancia rugosa e aprì il paracadute comprato al mini market dell'università.
il giga seagul emise il suo ultimo garrito ed esplose in mille colori insieme al pene.
"BEN, are you ok?" gli chiese all'uomo, che era ancora a 90 sull'erba.
marius corse da ben per assicurarsi che stesse bene.
lo prese a mo di principessa e, con la sigla di Tokyo goul in sottofondo, tornarono all'autobus dove erano radunati tutti.
la folla era in delirio e Sam, anche lui insegnante e cotta del nostro protagonista, fece la sua comparsa.
marius dice guardandolo con le lacrime aglio occhi per la recente scomparsa del suo giga seagul, "lui sta bene".
Sam replicò con il suo solito tono apatico "ok cool" e si voltò distogliendo lo sguardo per non mostrare le sue vere emozioni, perché lui era sempre stato così, nascondeva ciò che lo rendeva vulnerabile.

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