38. La notte porta Dion

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Gli ultimi due giorni sono passati nella tristezza e nel dubbio. Dion mi ha spaventata. La sua forza bruta mi ha investita, il velluto nero mi è rimasto leggero sulla pelle. Mi ha lasciato dentro un'angoscia che genera ripetute fitte al cuore.


Si attenuano di giorno.


Le ragazze mi tengono occupata. Helena mi sta insegnando a fare il caffè, sono la sua apprendista in taverna. Dice di aver bisogno di un aiuto saltuario, quindi io potrei diventare il suo jolly al lavoro. So benissimo che vuole solo tenermi d'occhio quando lei è impegnata dietro il bancone.

Avrà timore di ciò che potrei fare se rimanessi sola coi miei pensieri?

Vorrà tenermi lontana da Dion?


Le fitte riprendono vigore di notte.

Col suo profumo sulle lenzuola che mi avvolge, provo a tenerlo con me. Chiudo gli occhi e lo sento, mi accarezza, mi sussurra parole che solo lui sa pronunciare facendomi nascere brividi diffusi. Sogno i suoi baci caldi che mi cullano, le sue mani impertinenti che vagano su di me. Tutto ciò io lo vivo accompagnato da lacrime. Mi ricordano che non c'è certezza, in questo mondo, in cui io possa sperare.

Mi sono persa negli occhi di un Dio, e non trovo una via d'uscita.

Penso alle sue mani grandi, che lambiscono la mia pelle. Certi ricordi mi generano una rabbia profonda.

So che anche lui pensa ancora al profumo della mia pelle, alle mie coccole. Non era Dion a desiderare di farmi soffrire l'altra sera, ma siamo lontani lo stesso.


Tutto per colpa della moglie di suo padre, perché non posso dire che sia la sua matrigna. Una donna immortale, piena di odio, cattiva.


"Ehi, Aura! Il caffè si sta versando!" Sobbalzo dallo spavento. Helena ha interrotto i miei pensieri mentre mi verso l'intera caffettiera nella tazza da cappuccino. "Dormirai stanotte? Ragazza, tu hai bisogno di una camomilla intensa piuttosto che quella bomba."


"Sono in grado di reggere tutta questa caffeina, lo sai." Abbozzo un sorriso, più per prendermi in giro da sola e fare finta che sia così. So benissimo perché dormo male, non è il caffè.


"Allora noi andiamo a fare solo una birra, torniamo presto." Mi rassicura Alexis col suo tono amorevole.


"Non pensate a me, io ho solo voglia di respirare un po'. Non dovete preoccuparvi." Le rispondo cercando di mantenere la calma.


Appena si chiude la porta alle loro spalle corro ad aprire l'armadio per indossare qualcosa di comodo. Stasera torno ad essere la ragazzina che sfuggiva anni fa al controllo, per andare a godere dei suoi tramonti.

Ho già lo zaino pronto. Questa sera Apollo dovrà dirmi dov'è Dion. Ho bisogno di vederlo.


Dentro di me i pensieri non hanno un freno. Esco di casa delle mie amiche e mi dirigo subito verso il primo imbocco per la montagna. Il mio obiettivo è la Fonte Castalia. Quelle acque, Apollo stesso, sono legati a me ormai. Non potrà tirarsi indietro. Pian piano, nel mio percorso illuminato solo dalla luna, comincio ad avere il respiro pesante, come se il cielo stesso mi voglia schiacciare. Mi aggrappo ai rami d'ulivo penduli che mi porgono il loro aiuto. Mi circondano, mi confortano, mi sorreggono. La natura intorno a me è viva e mi esorta a non mollare. Dion conosce ognuno di loro dal primo germoglio. Sembrano essere in pensiero per lui. Tutto mi parla, oppure Hera mi ha di nuovo sotto scacco. Non posso dire nulla con certezza. Solo quando arrivo alla Fonte comprendo. Sono stata condotta qui con il loro sostegno.

Nella mia natura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora