Capitolo Quarantasei - Parte due

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Il via vai in ospedale è tipo il triplo di quello della notte scorsa. Persone che vengono a visitare i pazienti, infermieri con cartelline in mano che corrono in ogni direzione, dottori che ricevono chiamate sui cerca-persona personali.

Per fortuna noi non dobbiamo passare dal banco informazioni perché la fila di persone che attendono per sapere in che stanza dover andare sembra infinita.

Io e Hamilton prendiamo subito l'ascensore per il terzo piano e, dopo qualche sgomitata per riuscire a passare nel corridoio stretto e affollato, arriviamo davanti alla porta aperta della 108.

La dottoressa di ieri è di nuovo qui a parlare con la zia. Peter è seduto all'angolo e alza la testa non appena sente i nostri passi. Uno sguardo al mio viso e assume un'espressione preoccupata. Fai bene a preoccuparti.

Prima di rivolgere la mia attenzione a Peter però la rivolgo a Trevor. È esattamente nella stessa posizione in cui l'ho lasciato. I suoi occhi sono ancora chiusi, il suo corpo ricoperto di tubi. Il bip è costante ma la cosa che più mi fa sorridere è che la sua pelle ha riassunto un colorito più roseo rispetto all'ultima volta.

"Se tutto procede così bene domani potremmo anche farlo risvegliare," dice la dottoressa ora che siamo tutti qua in ascolto. Io sorrido. È una bellissima notizia, significa che sta guarendo bene.

"Possiamo parlare?" Parlo Peter. Sappiamo entrambi che però la mia non è una domanda. Faccio un cenno con la testa per intimargli di uscire fuori. Prima di raggiungerlo verso l'uscita mi rivolgo alla dottoressa. "Grazie per tutto," le sorrido e lei ricambia e la genuinità della sua espressione fa crescere le speranze in me.

Nel corridoio, io, Peter e Hamilton ci allontaniamo leggermente per non farci sentire dalla zia. "Cosa diavolo ti è saltato in mente?" Sbotto. Gli sono molto grata per quello che ha fatto ma deve capire che deve smetterla di agire per istinto e ragionare di più.

"Non c'è di che..." il suo tono è beffardo e questo mi fa di più volerlo prendere a schiaffi.

"Quello che hai fatto è stato molto pericoloso. Se non fosse andato secondo i piani Tyler avrebbe preso di mira te come ha fatto con tuo fratello."

"È perché hanno preso di mira mio fratello che l'ho fatto! Avreste preferito Tyler libero, pronto a riprovare ad ucciderlo."

"Ovvio che no Pete," sospiro, mi rilasso. "Ti siamo grati per quello che hai fatto, davvero. Solo, devi stare attento a quello che fai. I Lupi sono pericolosi e lo sai tanto quanto noi. Per fortuna adesso le cose si stanno risolvendo."

"Quindi adesso non sei più dalla loro parte?" Hamilton si azzarda a fare la domanda più delicata a cui Peter non risponde subito.

Dopo qualche secondo, annuisce, "Mi sono reso conto del mio errore okay? È esattamente questo che tutti vorreste sentirmi dire no? Che mi sono sbagliato, ho fatto una cazzata sin dall'inizio, ho rovinato tutto. Però adesso proverò a risolvere. Mi dispiace per quello che ho fatto," si volta verso di me, "E mi dispiace di aver rovinato il nostro gruppo. Darril era il mio migliore amico prima di tutti questi divari. Ho messo di mezzo lui, Tasha e te e ho rovinato l'unica cosa bella che avevamo in questo ultimo anno di liceo insieme."

Non ci penso due volte e mi lancio su di lui in un abbraccio. "L'anno scolastico non è ancora finito. C'è tutto il tempo per rimediare. Grazie per aver protetto Trevor."

"È mio fratello, e non mi odia. Non avrei mai dovuto iniziare a odiarlo io. Ho sbagliato e farò di tutto per rimediare." Mi stringe a sé prima di mollare la presa.

"Hey ragazzi."

Riconosco questa voce. Mi volto per trovarmi davanti degli occhi blu come il profondo dell'oceano e uno sguardo preoccupato stampato in viso. Darril guarda tutti e tre incuriosito. "Ho visto la notizia al telegiornale e ho saputo di Trevor, come sta?"

"Starà bene," risponde Hamilton.

"Tu come stai?" Chiede a me direttamente, i suoi occhi azzurri solo per me. Darril è una brava persona, mi dispiace non sia stato quello giusto per me ma spero trovi qualcuno che se lo meriti davvero.

"Starò bene anche io."

Sposta il suo sguardo, adesso ostile, su Peter, "È vero che hai fatto tu la soffiata su mio fratello?"

Peter annuisce debolmente. Quella di Darril è sembrata tanto un accusa, eppure, so che non è così. Non lo può star accusando per aver mandato in carcere il fratello che lo ha persino picchiato perché non dalla loro parte.

Darril sorride e si avvicina a Peter, "Lo sapevo non eri lo stronzo che hai fatto credere a tutti di essere diventato!" Lo abbraccia e la tensione lascia il viso di Peter per fare spazio ad un sorriso di sollievo.

Anche io non posso fare a meno di sorridere. Le cose sembra si stiano aggiustando.

Con la coda dell'occhio vedo la dottoressa e la zia uscire dalla stanza di Trevor. Senza dire niente lascio i ragazzi indietro a chiacchierare tra loro e vado da lui.

La stanza vuota mi infonde un senso di tristezza ma devo rimanere positiva, mi costringo a farlo perché domani Tray si sveglierà e potrò dargli tutte le belle notizie di persona.

Mi siedo al suo fianco, gli prendo la mano tra le mie stando attenta a non toccare il tubo della flebo e mi chino verso di lui. Lo bacio sulle labbra, veloce, a stampo. È gelato ma cerco di far finta di niente. Le cose si stanno aggiustando e si aggiusterà anche questo.

"Non mi hai dato la possibilità di dirtelo l'ultima volta, mi hai interrotta e non si fa, è rude. Te lo dico adesso anche se non puoi sentirmi, ma te lo ripeterò fino all'infinito, fino alla nausea. Ti amo Trevor King, ho iniziato ad amarti più della mia stessa vita e non smetterò mai. Quindi non cercare di allontanarmi perché ti sarà impossibile."

"E tu non cercare di allontanare me Katana, perché ti sarà impossibile," Hamilton compare alle mie spalle sorridente. Gli tiro un pugno scherzoso sul braccio. Al suo fianco compare Peter can Darril subito dietro, "Sua maestà imperatrice Katana, questa dichiarazione andava fatta ad un Trevor sveglio."

Darril ridacchia.

"La rifarò domani," rispondo sicura di me anche se un po' piccata per il loro origliare. "E tutti i giorni a venire!"

"Che smielata," Peter si porta una mano al cuore e fa finta vomitare su Darril che lo spinge indietro.

"Siete dei rompiscatole!"

"Cosa centro io?" Dice Darril facendo l'offeso. Alzo gli occhi al cielo esasperata. Mi faranno impazzire, ma adesso che le cose sono più tranquille, non vedo l'ora di trascorrere i prossimi sei mesi con Darril e Peter a scuola e Hamilton e Trevor fuori.

Forse trasferirmi ad Atchison non è stato poi tanto male.

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